ItaliaOggi, 20 gennaio 2021
La profezia di Weber
Nel 1919 Max Weber pubblicò la Politica come Professione, un saggio nel quale enunciava i principi fondamentali del potere e dell’azione politica. Nell’ottica espressa da Weber esistono due modi distinti, ma non mutualmente esclusivi, di abbracciare la politica come professione, esercitandola cioè in modo continuativo. Il primo è quello di vivere «di» politica, ossia farne la principale fonte di reddito, mentre il secondo è quello di vivere «per la» politica e cioè esercitarla come passione personale.
Per Weber l’uomo politico di professione deve anche possedere tre qualità: la lungimiranza, la passione e il senso di responsabilità. Relativamente a quest’ultima, essa per Weber si ricollega al rapporto tra etica e politica, che coesistono in continua tensione. L’agire etico è riconducibile a due principi fondamentalmente inconciliabili: da un lato l’etica dei «principi» e dall’altro l’etica della «responsabilità». Nel primo caso la politica fa riferimento a principi ideali, astratti, per determinare cosa sia giusto o meno. L’etica dei principi è tipica dei movimenti religiosi e rivoluzionari che si ispirano a ideali assoluti: se l’intenzione di un’azione è ispirata a un principio ritenuto giusto, essa sarà sempre e comunque buona indipendentemente dalle conseguenze.
Per Weber, tuttavia, in politica non si dovrebbero coltivare principi assoluti. Per sua natura, essa si basa sul compromesso e dunque sull’etica della responsabilità che richiede di valutare con attenzione le conseguenze delle proprie azioni. Il sociologo ammette però che le due etiche coesistono nella prassi, senza che nessuno sia realmente in grado di determinare a priori quando il politico deve agire in base alla prima e quando in base alla seconda.
Quanto ai difetti dell’uomo politico di professione, il più imperdonabile di tutti è la vanità. Essa spinge il politico verso l’assenza di principi e la mancanza di senso di responsabilità, che lo portano inevitabilmente a trattare il potere non come strumento, ma come fine a se stesso. Il dilettantismo, che viene oggi da molti considerato come un’alternativa ideale, conduce solo verso una democrazia monca, ovvero subordinata a un capo (Führerdemokratie) e tenuta assieme da burocrazie tecnocratiche onnipotenti e clientelari.
La profezia weberiana è pertanto drammatica: a meno di un ritorno alla politica come professione, il mondo verso il quale ci stiamo dirigendo è quello fatto di politici predatori, dilettanti spesso incapaci, privi di senso di responsabilità, ma accecati da ideali assoluti e dalla smania di potere.