Il Messaggero, 20 gennaio 2021
A dicembre 390mila aziende chiuderanno le saracinesche
Forse un po’, nonostante le reiterate restrizioni dovute alla pandemia da Covid, i commercianti ci avevano sperato. Le festività natalizie hanno sempre rappresentato non solo un momento di raccoglimento religioso per i cattolici, ma anche – diremmo soprattutto – il momento dello scambio dei doni, dei regali agli altri e a se stessi. E invece no: quest’anno anche dicembre per i consumi è stato un disastro. Rispetto allo stesso periodo del 2019, quando pare che il virus Covid già circolasse ma noi non ce n’eravamo accorti, la spesa per consumi è crollata dell’11%. Lo rivela l’ufficio studi di Confcommercio. Certo il mese precedente, novembre, era andata peggio (-16%), ma consola poco. Nei 12 mesi l’indice dei consumi è calato del 14,7%.
Non meraviglia che il cosiddetto sentiment delle imprese del commercio sia sotto terra. Anche perché il Covid continua a imperversare ed è difficile fare una previsione sul quando finiranno le restrizioni, con le chiusure imposte, gli orari ridotti e i coprifuoco. Gli economisti di Confcommercio mettono in guardia: visto il livello di incertezza le stime sono «un esercizio di speranza più che tendenze ragionevolmente prevedibili». A ogni modo, pur con tutte le cautele del caso, ci provano a fare qualche previsione. Purtroppo però sono tutte con il segno meno, a partire dal Pil che a gennaio perderà lo 0,8% su dicembre, quinto calo consecutivo; rispetto a gennaio 2020 il dato è -10,7%. Con una partenza così – si legge nel report – «appare molto ambizioso il target governativo di crescita attorno al 6%, ormai una scommessa molto rischiosa tutta giocata sulle capacità di utilizzo rapido ed efficace delle risorse europee».
Se non si inverte la rotta molte imprese non ce la faranno e saranno costrette a chiudere. Ad abbassare le saracinesche per sempre, secondo Confcommercio, potrebbero essere ben 390.000 attività.
ALLO STREMO
Forte è il grido d’allarme di Carlo Sangalli, che di Confcommercio è il presidente: «Una situazione gravissima che rischia di peggiorare con la crisi politica in atto. Le imprese, che sono allo stremo, hanno bisogno di tre certezze: indennizzi immediati e commisurati alle perdite subite, regole chiare sulla riapertura delle loro attività, un progetto condiviso sull’utilizzo efficace del Recovery Plan».
Analizzando i dati balza agli occhi come il calo dei consumi dell’11%, in realtà nasconda situazioni molto più drammatiche: il settore alberghi nel 2020 avrebbe perso il 52%, i servizi ricreativi il 74%, i trasporti aerei -73%. Soltanto il settore alimentari e bevande nell’anno avrebbe messo a segno un aumento: +2,1%.
In linea anche le rilevazioni dell’Osservatorio Confimprese-EY: i consumi nei settori ristorazione, abbigliamento e non food a dicembre hanno registrato ancora un calo drammatico rispetto al 2019, -46,6% in media, con punte del -67% nella ristorazione. Il 2020 ha chiuso a -38,9% rispetto al 2019. Per quanto riguarda l’e-commerce, dopo l’exploit di novembre (+92,6%), dicembre si è mantenuto sugli stessi numeri, cosicché la variazione rispetto allo stesso mese del 2019 resta da record: +54,9%.