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 2021  gennaio 20 Mercoledì calendario

Una moglie costa 85mila euro e i capi telebani se ne comprano troppe. Per frenare lo sperpero di denari il Mullah mette un limite alla poligamia

La rabbia popolare contro la «casta», l’insofferenza per le élite e i loro privilegi non risparmia nemmeno i talebani afghani. Dopo quasi vent’anni di guerra, contro gli americani prima, contro il governo di Kabul adesso, i «combattenti» in prima linea tollerano sempre meno le spese stravaganti dei loro comandanti. In particolare una delle voci più consistenti: quella relativa all’acquisto delle mogli e al loro mantenimento. La cosa ha motivato la pubblicazione, alcuni giorni fa, di una fatwa firmata dal mollah Hibatullah Akhundzada piuttosto controcorrente rispetto ai valori tradizionali del movimento fondamentalista: la poligamia non è più raccomandata. Anzi: meglio evitarla se non se ne hanno i mezzi, così si eviteranno anche «corruzione e pratiche illecite». La preoccupazione dei capi talebani non sono ovviamente i diritti delle donne, né si tratta di un qualsivoglia passo in avanti verso la modernità. Il problema è che il «walwar» (ovvero la dote che il marito deve alla famiglia della sposa quando la prende in moglie) è considerato dalle classi più basse (in particolare i soldati in guerra) alla stregua di un «vitalizio» ingiustificato, simbolo di un privilegio ingiusto di cui godono le élite. 
MALUMORI DEI SOLDATI E CRISINella sua fatwa, il mullah (che ha due mogli) ricorda che se il Corano autorizza la poligamia – fino a quattro mogli non consente qualsiasi sperpero. Le cifre che circolano e che hanno giustificato l’insofferenza della base, sono molto alte: fino a 85 mila euro per pagare una dote. Nella maggior parte dei casi si tratta di somme da versare in contanti, alimentate da fondi illegali, corruzione e racket. Queste pratiche sostiene la guida suprema dei talebani forniscono argomenti «ai nostri nemici». Per questo s’invita i comandanti a maggiore sobrietà, soprattutto per quanto riguarda la vita domestica. La fatwa, si precisa, non ha valore retroattivo: i leader praticamente tutti che hanno più consorti non saranno costretti a nessuna modifica della loro vita pluri-coniugale. Secondo gli osservatori, la preoccupazione dei capi talebani non è certo la reputazione rovinata presso «i nemici», ma la tenuta del movimento in una fase delicata del negoziato con il governo di Kabul che porterà, ne sono certi, al loro ritorno al potere dopo il ritiro annunciato delle ultime forze americane. D’altra parte, il «sacrificio» è considerato temporaneo, legato alla congiuntura economica e politica. «È impossibile mantenere in modo decoroso quattro mogli nelle attuali condizioni finanziarie. Attraversiamo una crisi economica con inflazione – ha scritto il mullah nella fatwa, raccontato al Times e alla BBC per questo chiediamo agli ufficiali, in accordo con la sharia, di non sposarsi per la seconda, terza o quarta volta se non c’è bisogno». Quando «la situazione migliorerà», assicura Hibatullah Akhundzada, i combattenti potranno ricominciare a sposarsi. Una deroga speciale resta concessa a chi intende prendere in moglie «vedove nel bisogno», a chi non ha figli, oppure ne ha ma solo femmine, e anche a chi è ricco di famiglia. La poligamia è legale in molti paesi in Africa e Asia, quasi sempre musulmani. Tollerata e non sempre incoraggiata nei paesi sunniti, resta invece pratica corrente in Afghanistan e Pakistan, in particolare nella società molto patriarcale dei Pashtun. Il Mullah Omar, primo capo religioso dei talebani, aveva tre mogli, tra le quali la primogenita di Osama bin Laden, un matrimonio che suggellò un’alleanza con al-Qaida prima degli attentati dell’11 settembre. Tre mogli ha anche il più alto funzionario dei talebani a Doha, nel Qatar, dove si sono aperti i negoziati con il governo di Kabul. Il commercio dell’oppio e dell’eroina, oltre allo sfruttamento di una parte dei giacimenti minerari e i ricavi legati a tasse e rapimenti, ha portato il fatturato dei talebani a oltre due miliardi di dollari l’anno. Le richieste di fondi per saldare il «walwar» per un matrimonio da parte di migliaia di ufficiali avrebbero però notevolmente intaccato le casse del movimento.