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 2021  gennaio 20 Mercoledì calendario

Periscopio

Giampaolo Pansa capiva poco di politica. Tutto dei politici. Marco Travaglio. Il Fatto.
Abbiamo commesso errori, ci sono ritardi, alcune misure sono buffe, a essere indulgenti. Romano Prodi, ex presidente della Commissione europea (Massimo Franco). Corsera.

Da bambino andavo allo stadio con mia madre. Una volta a Verona in trasferta a momenti linciano ambedue per contumelie varie rivolte ad arbitro e squadra di casa. Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia (Valentina De Salvo). Repubblica.

Pure Matteo Salvini, stavolta buono e disciplinato con la sua mascherina nera, dopo che a luglio (in un convegno negazionista organizzato al piano terra) era venuto facendo lo sbruffone, a volto scoperto, carezze e abbracci per tutti, «perché per me», diceva, «il saluto con il gomito è la fine del genere umano». Fabrizio Roncone. Corsera.

La rovina dei partiti potrebbe non dispiacere. Il guaio è che, come nel Cinquecento, chi arriva da fuori non rovescia solo i pezzi di un gioco fatuo e inconcludente, ma anche il loro innocente sostegno: il Paese. Saverio Vertone, L’ultimo manicomio. Rizzoli, 1992.

In Italia abbiamo una classe politica inadeguata. Senza qualità. A volte si arriva nelle stanze del potere più in forza dei giochi di potere che in base a preparazione e competenza. Nel Sud, abbandonato a se stesso, il fenomeno è ancora più grave. Speriamo nei giovani. Carlo Verdone, attore e regista (Nino Materi), il Giornale.

Di Battista, diventato docente di giornalismo, sembra molto bene avviato nella professione un tempo riservata – sue parole – a una razza di puttane e infatti girano dei video in cui lo si sente dire: «Lei non mi interrompi» oppure «le banche scrivino»; in cui conteggia a Roma oltre tremila anni di storia, trasforma il presidente francese Hollande in un premio Nobel, colloca ad Auschwitz il fatale trionfo di Napoleone. E non lo si dice per prenderlo in giro. È proprio uno dei nostri. Mattia Feltri. la Stampa.

Gli esercizi commerciali, in obbedienza alle precedenti disposizioni, hanno sanificato, disinfettato e ristrutturato botteghe e ristoranti e i gestori si sono spesso dovuti sostituire allo Stato come gendarmi della legalità. Ma ora arriva il contrordine: abbiamo sbagliato, dovete chiudere. Carlo Nordio, ex magistrato. Il Messaggero.

All’inganno nazionalistico che incalza e che cresce, non vale opporre la speranza sbiadita e senza voce, il disegno dai contorni tuttora imprecisi e imprecisabili, del progetto europeistico. Va opposta, prima di ogni altra cosa, in tutta la sua forza storica, la cultura della nazione democratica. Che più volte (ricordiamo anche questo) ha dimostrato anche di sapere aprirsi al mondo superando i confini della propria patria con la sua carica emancipatrice volta all’umanità. Ernesto Galli della Loggia, storico. Corsera.

L’uomo che ha fondato e salvato la democrazia italiana ci osserva dal grande ritratto sulla parete («mi piace perché restituisce bene i suoi occhi azzurri») e dalla foto sul tavolino, in cui tiene in braccio la primogenita Maria Romana, appena nata. Ora lei è qui, lucidissima, a quasi 97 anni. Signora De Gasperi, qual è il primo ricordo di suo padre Alcide? «I primi ricordi di papà sono le foto che mi mostrava la mamma. Purtroppo non lo rammento prima della cattura e della prigionia». Maria Romana De Gasperi (Aldo Cazzullo). Corsera.

L’attore americano Burt Lancaster era qui a Milano a fare il cardinale Borromeo nei Promessi sposi in Duomo, solo che voleva a tutti i costi salire sul pulpito e fare davvero una predica. Ho fatto fatica a impedirglielo. Paolo Pillitteri, ex sindaco di Milano (Giannino della Frattina). il Giornale.

La magia la toccai quando scrissi una poesia sui campi di sterminio, perché forse avevamo visto qualcosa a scuola. Mi colpì il filo spinato e in un verso scrissi: «Lo tocchi ed esce una goccia di dolore». La maestra non credeva ai suoi occhi. Chiamò mia madre per complimentarsi, e pure un paio di giornalisti. Avevo sette anni, a scuola ero scarsino, distratto, risentivo molto dell’assenza di mio padre, che viaggiava per lavoro e non c’era mai. Fu così per dieci anni, dai sei ai sedici non lo vidi quasi mai: mi segnò enormemente. Nicola Savino (Simonetta Sciandivasci). il Foglio.

Se non avessi fatto il comico avrei fatto il tassista, perché sono molto bravo con le strade, mi oriento benissimo. Ho il dono innato del tassismo. Oppure il golfista: ma in Abruzzo (sono cresciuto a Chieti) non c’erano campi da golf. Maccio Capatonda, comico (Chiara Maffioletti). Corsera.

Spesso preferiamo non approfondire la verità dei fatti e credere invece alle convinzioni già da noi condivise, più facili e più comode. Il nostro cervello infatti tende a lavorare poco, ma solo perché deve risparmiare energia. Il suo meccanismo di funzionamento è complesso, basti pensare a quante siano le connessioni da fare anche solo per elaborare un pensiero o una parola. Ecco allora che subentrano le convinzioni, le idee precostituite. Qualche volta è più comodo prendere delle scorciatoie, il cosiddetto pensiero rapido: non approfondire un fatto ma basarsi su una convinzione già radicata in noi, cioè su un pregiudizio. Giulio Maira, neurochirurgo (Roberta Scorranese). Corsera.

Negli occhi mesti dei campioni del mondo di ieri che portano sulle spalle la cassa di Paolo Rossi, come in quelli di noi, che quel giorno c’eravamo, la tristezza non cancelli il bagliore della coppa, le corse in auto con le bandiere della Nazionale, gli abbracci fra sconosciuti. E in quel ricordo si fa più commovente il passo lento, a Vicenza, dei giocatori che un tempo, potenti e leggeri, saettavano agili nello stadio Bernabeu. Marina Corradi. Avvenire.

Buzzati continuerà così, sospeso con eleganza tra giornalismo, letteratura e pittura («sono un pittore che è costretto a fare il giornalista e lo scrittore», diceva lui con un certo gusto del paradosso): scriverà per il teatro, per i ragazzi. Scriverà di arte, fiabe, collaborerà con Federico Fellini a uno dei suoi film mai realizzati. Scalerà cime impegnative sulle amate Dolomiti, amerà e sposerà Almerina, modella più giovane di lui di 35 anni, creando non poco scandalo nell’Italia bacchettona del 1966. Dino Buzzati, Maurizio Pilotti. Libertà.

«Ma che cosa tiene in piedi, secondo te, questo fronte clandestino della ribellione?». «La giusta ribellione dei giovani, e lo sporco denaro dei vecchi». Nantas Salvalaggio, Il salotto rosso. Mondadori, 1982.

Non sono permessi geni attorno al nostro studio. Walt Disney.

Negli occhi della mia amante vedo quelli di mia moglie quando tornerò a casa. Roberto Gervaso.