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 2021  gennaio 20 Mercoledì calendario

I mitici treni Eurostar vicini al fallimento

I mitici treni gialli e blu che collegano il Regno Unito e l’Europa passando sotto il tunnel della Manica, un tempo simbolo di come le distanze si erano accorciate tra il continente e l’isola britannica, sono quasi fermi. Dalla Gare di Nord di Parigi fino a St Pancras circola un solo convoglio al giorno rispetto all’offerta pre-Covid che ne prevedeva decine. Da mesi i vagoni hanno meno del 20% dei passeggeri. Colpa della crisi sanitaria, delle tante restrizioni imposte alla frontiere e dei viaggiatori che riducono gli spostamenti. La compagnia ad alta velocità Eurostar che collega quattro Paesi (Regno Unito, Francia, Belgio e Paesi Bassi) è sull’orlo della bancarotta, la liquidità è stata quasi tutta bruciata e il gruppo prevede di essere in mora coi pagamenti a fine primavera. «La catastrofe è possibile», avverte Jacques Damas, ad di Eurostar.
Nel 2020 il fatturato è crollato dell’82%, rispetto a 1,1 miliardi di euro nel 2019. «Dal 1 aprile siamo al 5% del fatturato», prosegue l’ad di Eurostar che si è impegnato a ridurre i costi. Il personale lavora a orario ridotto, la compagnia ha preso in prestito 400 milioni di sterline (450 milioni di euro) e ha ottenuto 210 milioni di euro dai suoi azionisti. Eurostar è controllata al 55% da Sncf, le ferrovie francesi, e al 40% dal consorzio Patina Rail che comprende il 30% della Caisse de dépôt et placement del Québec e il 10% del fondo britannico Hermes Infrastructure. Un restante 5% è in mano alla compagnia ferroviaria belga Sncb. Il ceo di Sncf, Christophe Fanichet, spiega il paradosso della situazione di Eurostar: «È una società francese in Inghilterra, quindi non è aiutata dagli inglesi, e non è aiutata dai francesi perché è in Inghilterra». Il quartier generale è storicamente basato a Londra.
Il gruppo ora chiede di aver accesso agli stessi prestiti garantiti dallo Stato delle compagnie aeree e auspica una riduzione temporanea dei pedaggi per la circolazione dei suoi treni. L’azienda spera anche nel coordinamento dei protocolli sanitari tra i quattro Paesi in cui opera. La fine dei collegamenti ferroviari potrebbe essere l’ennesimo choc per il Regno Unito nella fase post-Brexit. L’organizzazione London First, che rappresenta manager e imprese della capitale britannica, ha chiesto al governo di partecipare al salvataggio di Eurostar. «Serve un’azione rapida», è scritto in una lettera inviata al ministro delle Finanze britannico Rishi Sunak e al Segretario ai Trasporti Grant Shapps. London First esorta il governo a offrire aiuti simili – agevolazioni fiscali, accesso ai prestiti – a quelli concessi agli aeroporti. Il ministero britannico dei Trasporti ha spiegato di essere già in contatto con Eurostar. «Continueremo a lavorare con loro per garantire la ripartenza e la ripresa dei viaggi internazionali», ha detto un portavoce del ministero. Da parte francese, il ministro dell’Economia ha promesso di non abbandonare la compagnia. «Sosterremo le compagnie di trasporto ferroviario e aereo come abbiamo fatto fin dall’inizio», promette Bruno Le Maire definendo questi settori «vitali» per l’attività economica.