ItaliaOggi, 19 gennaio 2021
Periscopio
Il Pci finì trent’anni fa mentre finivano l’Urss e il Pcus, non prima. Marcello Veneziani. La Verità.
A nessun parlamentare è negato di cambiare idea, ma, se lo fai, torni a casa e ti fai rieleggere. Come al solito il M5s non ha aspettato una legge per cambiare il modo di fare politica. Anche i partiti facciano come noi. Luigi Di Maio in un’invettiva contro i voltagabbana scritta il 31 gennaio 2017 sul Blog delle stelle.
La Costituzione italiana è ancora quella della repubblica dei partiti; ma i partiti sono scomparsi e con loro una cultura e una selezione della classe dirigente; i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Aldo Cazzullo. Corsera.
Aldo Moro fu molto chiaro nella Costituente: quando non c’è un rapporto tra il Popolo e il Parlamento, si scioglie il Parlamento. Le elezioni si fanno per avere un governo. Nel 1994, il Quirinale, proprio per lo scollamento fra paese e Parlamento, mandò l’Italia al voto. Non credo che la pandemia sia un limite per il ritorno alle urne. Solo la guerra è un limite al voto se credi nella democrazia. Giulio Tremonti (Leonardo Petrocelli), Gazzetta del Mezzogiorno.
In questo momento in Italia governa una oligarchia fatta da due partiti eterogenei ed incompatibili, saldati insieme dalla volontà di restare al potere governando il Paese dal centro in modo autoritario. Questa situazione non è modificabile finche non ci saranno le elezioni. Francesco Alberoni, sociologo, il Giornale.
Clemente Mastella: otto legislature da deputato, una da senatore, due da eurodeputato. Due volte ministro (prima con Berlusconi e poi con Prodi) e un giro pure da vicepresidente della Camera, perché non si è negato niente, Mastella, comprese dimissioni, processi, assoluzioni, rivincite e ritorni trionfali. Sempre ballando, spregiudicato, al centro. Disse a Enrico Lucci: «Io sono un uomo di centro, e resto al centro. Una chiappa a destra e una a sinistra? Eh, no! Se ti vogliono fottere a destra, tu vai a sinistra, ma se ti vogliono fottere a sinistra, allora tu te ne torni a destra. È l’etica del viandante». Fabrizio Roncone. 7.
Abbiamo chiesto a Conte risposte su scuole, vaccini, infrastrutture e lavoro, ma non le abbiamo avute. Per questo abbiamo rotto col governo. Matteo Renzi, Adnkronos.
Conte rischia di dare l’immagine di un attaccamento smodato alla poltrona se ha l’ardire di guidare un governo senza numeri. Quando si è sconfitti in una battaglia, per non perdere la guerra, è necessario un passo indietro. Lo spiega pure Sun-Tzu. Augusto Minzolini. Il Giornale.
I gruppi misti ormai sono elefantiaci e perlopiù composti da gente che voterebbe qualsiasi cosa. Claudio Borghi, deputato della Lega (Marco Cremonesi), Corsera.
La competenza non si ottiene con il consenso. Pier Ferdinando Casini (Francesco Verderame), Corsera.
Conte, che ha sempre fatto del rinvio la sua unica vera arma, con appassionate telefonate notturne pretende subito i voti in Parlamento senza volersi neppure dimettere e poi si vedrà. È dall’estate scorsa che, tra le ridicole task force, Colao e gli Stati generali, tiene bloccato il Paese. E pure sul Recovery Fund, scritto e riscritto ogni notte all’impazzata dal Mef con numeri a casaccio, l’Europa ormai vuole chiarezza perché non si fida più dell’accoppiata Conte-Gualtieri che fino ad ora ha solo impegnato 150 miliardi di euro senza alcuna strategia economica. Tanto che, appena entrata in vigore la legge di Bilancio, tutta in deficit e con incentivi a pioggia, il Governo ha già in animo di distribuire, con lo stesso scriteriato metodo random, altri 32 miliardi. Luigi Bisignani. Il Tempo.
Con la radicalizzazione degli schieramenti, i giornali che un tempo ti difendevano, anche se dicevi cose scomode, hanno smesso di farlo. Pure l’Ordine dei giornalisti non ti difende più. Quando D’Alema mi querelò per 3 miliardi di lire per la vignetta in cui sbianchettava la lista Mitrokin, Ezio Mauro, direttore di Repubblica, non mosse un dito per difendermi. Rischiavo che la magistratura di sinistra mi condannasse al pagamento della somma, senza copertura del giornale. Inoltre, per avere ironizzato sull’allora premier e capo dei comunisti, cominciarono a darmi del fascista e berlusconiano. Giorgio Forattini, disegnatore satirico (Giancarlo Perna). Libero.
Gli Umanisti trascurarono il pensiero per amore della forma. L’impronta che lasciarono dietro di sé volse la civiltà italiana verso un ideale di «ornamentazione» il quale contribuì al difetto fondamentale degli italiani: la retorica. Giuseppe Prezzolini, L’Italia finisce. Rusconi libri, 1994.
Farebbe bene a tutti andarsene all’Istituto storico di Rovigno a leggersi le centinaia di memorie degli italiani deportati da Tito all’Isola Calva. Il bibliotecario dice e non dice. Ma alla fine mi mostra gli elenchi di testimonianze trascritte. Nell’isola venivano deportati i nemici di Tito e gli italiani. Per farli evolvere da vittime a complici li si costringeva, dopo aver spaccato pietre, a partecipare ai pestaggi dei loro compagni. Pena rappresaglie sulle loro famiglie. Geminello Alvi, Ai padri perdòno. Mondadori, 2003.
I giovani hanno bisogno di certezze. Anche quando, come nelle rivolte del ’68, si ribellavano all’ordine costituito, la facevano sognandone uno nuovo, per quanto perverso, caricaturale e magari violento. Abbandonavano i grembiuli ma li sostituivano con l’Eskimo. Bruciavano le antologie ma si intruppavano dietro lo stupido Libretto di Mao. Derisero i professori ma si affidarono ai cattivi maestri. Il diciottenne, salvo rare eccezioni, non è un lupo solitario. Vuole fidarsi di qualcuno e magari affidarsi a lui. Carlo Nordio, il Messaggero.
Prima di sposarsi, il ragazzino triste e solitario che ero io si era messo a divertirsi… Ero pieno di energie e curiosità e le seguivo tutte, ma non mi divertivo mai davvero, un po’ soffrivo sempre. Mia moglie mi ha fatto capire che il divertimento non mi portava da nessuna parte. Mi ha riportato sulla Terra. E cominciai a scrivere seriamente solo dopo aver sposato Carlotta. Edoardo Nesi, scrittore (Candida Morvillo). Corsera.
Non provo disperazione per tutti i guai che mi provoca il Parkinson, solo un grande sfinimento come avessi un’ipoglicemia che non ho. Se dormo, mi aiutano i sogni. Sono quasi sempre belli: scopro cose, vinco guerre, concludo affari remunerativi. Non sembro neanche io. Tranne quando compare una vecchia signora vestita di nero. Le dico non è ancora il momento e lei mi volta le spalle e se ne va. Edaordo Boncinelli, genetista (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Le poche volte che Vittoria mi dà ragione, ho quasi sempre torto. Roberto Gervaso.