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 2021  gennaio 19 Martedì calendario

Si porta a casa due filoni di pane destinati al macero e viene licenziato

Sembra una storia tratta da un romanzo del secolo scorso, invece è successa davvero solo poche settimane fa in un’azienda romana: un lavoratore afghano, addetto presso un forno artigianale, è stato licenziato per aver “rubato” due filoni di pane che tra l’altro, essendo venuti male, erano destinati al macero. Secondo i suoi capi – i proprietari della Strong, società che produce con il marchio Grande Impero – tanto è bastato per fargli perdere il posto. Sullo sfondo, una situazione più complessa: un clima di intimidazione più o meno diretta che in quell’impresa ha coinvolto negli ultimi anni tutti quelli che si sono avvicinati al sindacato Flai Cgil. E che, negli ultimi mesi, ha visto un proliferare di provvedimenti disciplinari contro gli iscritti alla sigla. L’operaio è tra questi; pochi mesi prima di essere messo alla porta con quella motivazione, aveva vinto una causa contro l’abuso di contratti a tempo determinato, ottenendo una reintegrazione che è durata poco.Il regolamento aziendale permetteva a tutti di portare a casa un filone di pane a fine turno; lui ne ha inseriti altri due nel sacchetto poiché non vendibili e riteneva non facessero testo. All’uscita dal cancello ha incontrato l’ex amministratore della società che era stato costretto a lasciare la carica proprio perché in passato aveva manifestato la sua avversione per il sindacato e le sue azioni erano costate all’azienda una condanna per discriminazione in sede civile. In quell’occasione emerse anche la registrazione di un colloquio aveva avuto con i lavoratori extra-comunitari: “Tu magnavi le cavallette e oggi stai qua – diceva –. Che ce stai a fa’ dentro casa mia se te senti sfruttato?”. E dichiarandosi “fascista”, ribadiva la sua avversione al sindacato: “Con i comunisti non voglio avere niente a che fare, con la feccia non mi ci sporco”. Oggi è imputato al Tribunale di Roma per aver prospettato il licenziamento ai lavoratori dediti all’attivismo sindacale. Dopo questi episodi non risulta formalmente più al vertice della società, fatto sta che è stato lui a scoprire e segnalare il “furto” di pane. “Con questa azienda abbiamo già vinto una causa – spiega Sara Taranto della Flai –, ora appare più dialogante, ma continua a colpire una serie di lavoratori con motivazioni contestabili o futili. Quindi stiamo avviando una nuova causa”. Questo licenziamento e gli altri che appaiono ritorsivi stanno per essere impugnati in tribunale con ricorsi dell’avvocato Carlo De Marchis. L’azienda non ha risposto alle domande del Fatto.