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 2021  gennaio 17 Domenica calendario

I primi in vetta al K2 d’inverno

«Namaste», «Mi inchino a te»: con il saluto buddista lo Sherpa Chhang Dawa informa il mondo che quando in Pakistan erano le 16,58 di ieri l’uomo ha raggiunto per la prima volta d’inverno la vetta del K2, seconda montagna della Terra. E in cima si sono abbracciati dieci nepalesi, nove del popolo Sherpa e uno dell’etnia Gurkha. Poco dopo, l’inchino di Chhang è stato soltanto per Sergi Mingote, alpinista catalano di 50 anni morto ieri durante la discesa tra rocce e canali del piede del gigante del Karakorum. Dalla gioia incontenibile al dolore più profondo «per un grande alpinista e un grande compagno». Chhang scrive che ci si è accorti della sciagura seguendo la traccia satellitare del percorso di Mingote. «Una grande caduta - scrive - fra il campo 1 e il campo base avanzato».

La data storica dell’alpinismo invernale himalayano è stata scritta da «dieci grandi nepalesi». Forse alcuni di loro hanno usato l’ossigeno e il tracciato era stato attrezzato (come ogni spedizione) con corde fisse, ma il dato che più impressiona è che in diciassette giorni hanno posato corde e salito il K2 fino alla cima, a 8.611 metri. Fatica con il termometro a meno 30 gradi. Reinhold Messner, il primo ad aver scalato tutti i giganti himlayani, definito per questo il "re degli Ottomila", dice: «I nepalesi hanno superato l’alpinismo occidentale. Nirmal Purja per esempio ha dimostrato di avere grandi doti logistiche e fisiche: in sei mesi e mezzo è riuscito a raggiungere la vetta di tutti e quattordici gli Ottomila. Nessun occidentale ci è mai riuscito. Quando pubblicizzò il suo progetto, gli mandai un po’ di soldi». Il riscatto degli Sherpa, considerati al massimo degli ottimi gregari, per molti anni fantasmi, ombre alle spalle degli alpinisti europei. A portare pesi, a tracciare linee su ghiacciai e rocce degli Ottomila, come muratori o carpentieri d’alta quota. Oggi hanno accompagnato se stessi nell’ultima sfida invernale aperta e l’hanno vinta. Ancora Messner: «Nessuna grande spedizione era riuscita, né i polacchi, né i tedeschi o i francesi, neppure i russi o gli italiani. E questo è un dato di fatto. Hanno dimostrato di aver acquisito tecnica e capacità logistiche maggiori degli altri e sono stati assistiti dalla fortuna del beltempo. Ora la moda delle invernali, in senso classico, è finita. I nepalesi passeranno dal trekking all’organizzazione del turismo d’alta quota sulle loro montagne».
La guida alpina Roberto Rossi, che abita e lavora in Valle d’Aosta, dice: «Aspettavo questo momento dal 2011, quando sul Cho Oyu ho capito le capacità degli Sherpa. Uno di loro, Tzering, con 30 chili sulle spalle mi ha raggiunto a 7.100 metri e non sono riuscito a stargli dietro con tre chili nello zaino».