Corriere della Sera, 17 gennaio 2021
Biografia di Armin Laschet
Ha vinto Armin Laschet. E ha vinto Angela Merkel. Ha vinto la forza tranquilla. E ha vinto la voglia di coesione. Il premier del Nord Reno-Vestfalia è stato eletto ieri mattina presidente della Cdu, sconfiggendo al ballottaggio il campione dell’ala conservatrice Friedrich Merz. L’Unione cristiano-democratica ha scelto la linea della continuità centrista con la cancelliera, che dopo 16 anni lascerà il suo incarico nel prossimo autunno.
Laschet ha avuto 521 voti contro i 466 del suo rivale, scarto che fotografa un partito diviso e incerto. Il terzo contendente, Norbert Röttgen, era stato eliminato alla prima votazione e il contributo dei suoi sostenitori è stato decisivo per la vittoria del renano. L’elezione alla guida della Cdu pone Laschet in pole position per la nomina a candidato cancelliere del campo moderato nelle elezioni di settembre, ma la strada che porta alla decisione, prevista dopo Pasqua, è ancora lunga e potrebbe riservare sorprese.
Nel discorso di accettazione, il neopresidente ha promesso che farà di tutto affinché il prossimo cancelliere venga dalle file dell’Unione. Ma perché sia lui il prescelto, Laschet dovrà tuttavia superare alcuni ostacoli decisivi. In primo luogo, ricompattare e motivare il partito tendendo la mano agli sconfitti: «Avremo tutti contro: Verdi, Spd e Linke. E da destra l’Afd sarà sempre più aggressiva. Per questo dobbiamo agire insieme», ha detto mostrandosene consapevole. Ma dovrà anche vincere le elezioni regionali di marzo in Baden-Württemberg e Renania-Palatinato, oggi guidate rispettivamente da Verdi e socialdemocratici.
Ancora più importante, Laschet dovrà vedersela con le ambizioni del premier della Baviera e leader della gemella Csu, Markus Söder, secondo solo ad Angela Merkel nelle preferenze dei tedeschi. L’eventuale candidatura di Söder trova infatti appoggi perfino dentro la Cdu, che considera la conquista della cancelleria come una sorta di raison d’êtr e, avendo governato per 51 degli ultimi 70 anni. Solo due volte, nel 1980 con Franz Josef Strauss e nel 2002 con Edmund Stoiber, il Kanzlerkandidat è stato un uomo della Csu e in entrambi i casi è stato sconfitto. Meno chance dopo il Congresso sembra invece avere il ministro della Salute, Jens Spahn, anche lui beniamino dei sondaggi, che ha corso in tandem con Laschet. Spahn è stato infatti eletto tra i 5 vicepresidenti della Cdu, ma con il peggior risultato.
Cinquantanove anni, giurista di formazione, sposato con tre figli, Laschet guida il più grande Land tedesco dal 2012 e vanta una lunga esperienza politica, che lo ha visto deputato al Bundestag, parlamentare europeo, ministro dell’Integrazione poi premier del Nord Reno-Vestfalia.
La sua qualità migliore è la capacità di accreditarsi come un politico del centro moderato, vicino alle persone, in grado di ascoltarne preoccupazioni e aspettative. «Sono Armin Laschet e di me vi potete fidare», è stata la frase con cui si è presentato e che resterà nella memoria di questo congresso, il primo virtuale nella storia della politica tedesca. Non sarà «l’uomo delle grandi messe in scena», come ha detto ai mille delegati. Ma quando ha tirato fuori la targhetta di riconoscimento in ottone con il numero 813, indossata dal padre minatore della Ruhr, Laschet ha mostrato di conoscere perfettamente il potere delle immagini e della narrazione politica: «Da lui ho imparato l’importanza di fidarsi gli uni degli altri». Spesso sottovalutato, in questo simile a Mer-kel, almeno quella degli esordi, il premier renano si vuole custode dell’eredità merkeliana «contro ogni polarizzazione», come ha ripetuto in una frecciata all’avversario, che aveva invocato discontinuità con il corso della cancelliera. Merz voleva infatti una Cdu più conservatrice, di nuovo paladina dell’austerità in Europa, dura sui migranti e meno generosa sul welfare.
Sconfitto per la seconda volta in due anni, la prima nel 2018 a opera di Annegret Kramp-Karrenbauer, rimasta alla guida della Cdu per una breve stagione, Friedrich Merz si è proposto ieri come ministro dell’Economia. Ma è stato subito bacchettato da Steffen Seibert, il portavoce di Angela Merkel: «La cancelliera non prevede alcun rimpasto». Almeno fino a settembre, è ancora lei a distribuire le carte.