Il Messaggero, 17 gennaio 2021
Cultura, il consumo si è dimezzato. Crollo del 90% per cinema e teatri
Le cifre sono impressionanti per quanto del tutto attese: l’indagine dell’Osservatorio di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, in collaborazione con Swg, sui consumi culturali degli italiani nel 2020 mette nero su bianco il disastro di un settore vittima dell’emergenza sanitaria. Con il Covid-19 i consumi di beni e servizi culturali si sono dimezzati (-47%) passando da 113 euro di spesa media mensile per famiglia di dicembre 2019 a 60 euro a dicembre 2020. Situazione drammatica, in particolare, per gli spettacoli dal vivo bloccati dal lockdown e dalle successive misure di contenimento della pandemia: crollo degli spettatori di circa il 90% per cinema, concerti, teatro e forti riduzioni di spesa, con punte di oltre il 70%, da parte dei consumatori tra dicembre 2019 e settembre 2020. Tiene la lettura sia dei libri, con una preferenza per il cartaceo sebbene oltre un italiano su tre utilizzi anche il formato digitale, che dei quotidiani, consultati principalmente in versione gratuita online e con un rapporto di circa 1 a 2 tra lettori in digitale a pagamento e lettori in cartaceo: + 9% per i libri, +12% per i giornali, crollano al meno 20% riviste e fumetti.
LA TV A PAGAMENTOUnici dati in segno positivo riguardano la tv a pagamento, piattaforme streaming incluse: la differenza tra dicembre 2019 e dicembre 2020 è considerevole +37% e con un terzo di italiani che pensa di utilizzare anche nei prossimi sei mesi piattaforme streaming a pagamento a testimonianza di un crescente interesse per questo tipo di offerta televisiva rispetto a quella generalista: la forma di fruizione tradizionale della cultura ha lasciato spazio al digitale con la visione di spettacoli dal vivo, opere, balletti e musica classica soprattutto sul web o in TV. Una tendenza che, alla luce delle attuali restrizioni, sembra confermarsi anche per la prima parte del 2021. Secondo il Presidente di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, Carlo Fontana (presidente anche dell’Agis e primo firmatario di una petizione al Governo per la riapertura dei luoghi di spettacolo), «i dati della nostra indagine sono allarmanti. È stata fatta una politica di ristori, ma non è sufficiente».