Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  gennaio 16 Sabato calendario

Sul "Nuovo dizionario sentimentale" di Giampiero Mughini (Marsilio)

Il nuovo dizionario, a circa trent’anni da quello pubblicato con Rizzoli (1992), resta sentimentale perché Giampiero Mughini ha sentimento, con il sentimento scrive, con il sentimento intesse fantastiche trame, al sentimento affida la ricostruzione di storie di vita che hanno incrociato donne, uomini, libri, fumetti, film, partite di calcio, case, cani, oggetti, amori.
Mi chiedo, da “Compagni, addio” del 1987, quale scrittore sia Mughini, quale corda sempre tesa del suo animo giunga a toccare quando si piega, prima sulla pagina bianca poi sulla tastiera, quando decide che un sentimento debba essere trasferito al lettore non per affascinarlo, non per attrarlo a sé, bensì per sussurrargli, alla maniera di Modugno, “ma come non ti accorgi di quanto il mondo sia meraviglioso”.
Il mondo che non vedi, il mondo che ti sfugge, il mondo che Mughini incontra dentro la pagina di un libro, a cena con un amico, davanti a una fotografia che inchioda agli anni passati, al dolore di quegli anni, alle persone care che non ci sono più, alle rughe degli Ottanta che si avvicinano e impongono una riflessione disincantata su ciò che è stato e su ciò che potrà essere, essere ancora.
Una madre che se ne va, vent’anni fa, in una tragedia della solitudine, diventa occasione per fare i conti con la vergogna, sentimento fin troppo dimenticato ai nostri giorni; l’addio a Marco Pannella, occasione per rendere omaggio a una roccia che si sgretola, a un gladiatore che si arrende e ti lascia l’amaro dell’inevitabilità della fine.
Confesso di essere andato subito sul capitolo dedicato a Leonardo Sciascia, di avergli dato la precedenza perché certo che lì avrei trovato il sangue di Sicilia, la “sicilitudine” e non la “sicilianità” di entrambi, l’ammirazione per uno scrittore autentico, sobrio, di poche parole e di tante illuminazioni. L’intervista a Sciascia è una lezione che andrebbe impartita agli studenti delle scuole di giornalismo, se il giornalismo si potesse insegnare, per mostrare la postura che occorre assumere davanti a un interlocutore di valore assoluto, il modo di porgere le domande, l’arte di favorire le risposte. Senza mai andare oltre la soglia, senza mai un battito di ciglia fuori dallo sguardo.
“Nuovo dizionario sentimentale. Delusioni, sconfitte e passioni di una vita” è un libro che riconcilia con i libri, con chi li sa fare, come Marsilio, con chi li sa leggere. Ormai ne fanno pochi così. Desidero che non finisca, che vada avanti, narrami ancora un’altra storia, ti prego, un’altra storia; raccontami ancora di Clint, non importa se di Eastwood o del cane che ti salta addosso; dimmi ancora di Bibi, non importa se della Bardot o della cucciolotta che arrivò in casa nove anni prima di Clint; tienimi ancora compagnia con la Olivetti del nonno, la Parigi del 1934, la grandezza di Sergio Tofano.
Poi arriva l’ultima pagina e un groppo mi prende alla gola. Lo supero perché so che è soltanto un arrivederci. Altre pagine verranno a scaldarmi in questo tempo freddo e buio, altri sentimenti a toccarmi, altre parole a ricordarmi che, in fondo, uno scrittore non smette mai di cercarmi se sa dove trovarmi. L’appuntamento con Mughini è sempre un appuntamento con la vita, i suoi drammi, le sue contraddizioni, le sue gioie, i suoi sapori.
Se a via della Mercede c’era un razzista, a via Segneri c’è un signore che sul quel razzista ha scritto uno dei libri più intensi, su Trieste e Svevo dei più incantevoli, sul Sessantotto dei più struggenti, sugli intellettuali e il caso Moro dei più brucianti, sull’omicidio Calabresi dei più efficaci. Pezzi di un secolo d’amore, lungo e breve, tessere di un puzzle avvincente, voci di un dizionario sentimentale che non dimenticherò, che non dimenticheremo.