Al Congresso socialista di Livorno, la maggioranza si rifiuta di seguire i dettami del Komintern e di espellere i riformisti. Così Amadeo Bordiga e Antonio Gramsci fondano il Partito Comunista d’Italia, Pcd’I, di cui Bordiga diventa segretario.
3 aprile 1922. Stalin segretario generale
Iosif Stalin diventa segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica. Il 30 dicembre verrà formata l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.
12 febbraio 1924. L’Unità
Antonio Gramsci fonda l’Unità, organo ufficiale del Pcd’I.
10 giugno 1924. Delitto Matteotti
Il segretario del Psu Giacomo Matteotti, che il 30 maggio aveva denunciato in aula i brogli fascisti alle elezioni, viene rapito e ucciso da una squadraccia fascista. Il suo corpo verrà ritrovato il 16 agosto.
1 maggio 1925. Il Manifesto degli intellettuali
Viene pubblicato, sui quotidiani Il Mondo e Il Popolo, il Manifesto degli intellettuali antifascisti, promosso da Benedetto Croce. Tra i firmatari, Giovanni Amendola, Piero Calamandrei, Luigi Einaudi, Gaetano Salvemini, Matilde Serao.
8 novembre 1926. Togliatti segretario
A Roma Gramsci viene arrestato e in seguito deportato al confino a Ustica, dove troverà anche Bordiga. Togliatti gli succede come leader del partito.
4 giugno 1928. La condanna di Gramsci
Gramsci è condannato a 20 anni e rinchiuso nel carcere di Turi.
17 agosto 1934. Il patto tra socialisti e comunisti
Psi e Pcd’I firmano il primo Patto di unità d’azione in difesa delle libertà democratiche.
27 aprile 1937. Muore Gramsci
Gramsci, appena tornato in libertà, muore a Roma per un’emorragia cerebrale.
22 giugno 1941. Hitler invade l’Urss
Scatta l’operazione Barbarossa e la Germania nazista invade a sorpresa l’Unione Sovietica.
3 marzo 1943. Unità antifascista
A Lione Giorgio Amendola, Giuseppe Dozza, Giuseppe Saragat ed Emilio Lussu, in rappresentanza di Pcd’I, Psi e Giustizia e Libertà, firmano un accordo con il quale confermano l’unità d’azione nella lotta al fascismo.
15 maggio 1943. Il nome del Pci
Dopo lo scioglimento dell’Internazionale comunista, il Pcd’I cambia nome in Pci.
9 settembre 1943. Uniti nel Cln
In una Roma abbandonata dal re, dal capo del governo e dai vertici militari, il Pci, il Psiup, la Dc, il Pli, il Partito d’Azione e la Democrazia del Lavoro costituiscono il Cln, Comitato di Liberazione Nazionale. Il presidente è Ivanoe Bonomi.
20 settembre 1943. Le Brigate Garibaldi
Viene costituito a Milano il comitato militare del Pci, che a ottobre si trasformerà in comando generale delle Brigate Garibaldi, sotto la direzione di Luigi Longo e Pietro Secchia.
30 marzo 1944. Svolta di Salerno
Appena rientrato in Italia dall’Urss, al Consiglio nazionale del Pci, a Salerno, Togliatti propone su impulso di Stalin la nascita di un governo d’unità nazionale, un compromesso tra i partiti del Cln, la monarchia e il generale Badoglio, che era diventato capo del governo il 25 luglio del 1943.
22 aprile 1944. Sei partiti nel governo Badoglio
Giura il secondo governo Badoglio, figlio della svolta di Salerno. Ne fanno parte sei partiti: Dc, Psiup, Pci, Partito d’Azione, Pli e Partito Democratico del Lavoro. È il primo esecutivo politico dopo la caduta del fascismo. Togliatti è vicepresidente.
3 giugno 1944. La Cgil
Con la firma del Patto di Roma rinasce il sindacato libero, e unitario. La Cgil, Confederazione Generale Italiana del Lavoro, viene fondata da Giuseppe Di Vittorio per i comunisti, Achille Grandi per i democristiani ed Emilio Canevari per i socialisti.
18 giugno 1944. Il governo Bonomi
Badoglio è costretto alle dimissioni e al suo posto subentra, su indicazione del Cln, Ivanoe Bonomi, del Partito democratico del lavoro. Tra i ministri, Togliatti, De Gasperi, Saragat e Croce. Il 12 dicembre Bonomi formerà un secondo governo, senza azionisti e socialisti, e con Togliatti alla vicepresidenza.
25 aprile 1945. La Liberazione
Il Clnai, Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, proclama l’insurrezione generale. Mussolini fugge da Milano (sarà ucciso il 28), le fabbriche sono occupate, le città del Nord liberate.
21 giugno 1945. Il governo Parri
Il governo viene affidato al partigiano azionista Ferruccio Parri. Tornano a essere rappresentati tutti i sei partiti del Cln.
2 giugno 1946. Vince la Repubblica
Nel referendum istituzionale il 54,3 per cento dei votanti sceglie la Repubblica, il 45,7 la monarchia. Vengono eletti anche i componenti dell’Assemblea Costituente: il 35,2 dei voti va alla Dc, il 20,7 al Psiup, il 18,9 al Pci, il 6,8 all’Udn (Pli e Dl), il 4,4 al Pri e l’1,4 al Partito d’Azione. L’affluenza è altissima, 89 per cento. Per la prima volta in Italia hanno potuto votare anche le donne.
22 giugno 1946. Amnistia Togliatti
Come segno di pacificazione nazionale, il governo approva l’amnistia che porta il nome del ministro di Grazia e Giustizia Togliatti. Prevede il condono delle pene per reati comuni e politici, compresi quelli di collaborazionismo con il nemico, non superiori a cinque anni.
13 luglio 1946. Il primo governo repubblicano
Nasce un secondo governo De Gasperi, il primo della Repubblica. Lo sostengono Dc, Pci, Psiup e Pri.
18- 19 aprile 1948. Sconfitto il Fronte Popolare
Alle elezioni la Dc conquista la maggioranza assoluta dei seggi. La lista del Fronte Democratico Popolare, comprendente sia il Pci sia il Psi, raggiunge solo il 30 per cento. Nasce il V esecutivo De Gasperi, con Dc, Pli, Pri se il Psli di Saragat. Inizia l’era dei governi centristi. Mario Scelba è ministro degli Interni, Giulio Andreotti sottosegretario alla Presidenza.
14 luglio 1948. L’attentato a Togliatti
A Roma, davanti a Montecitorio, lo studente di destra Antonio Pallante spara tre colpi di pistola a Palmiro Togliatti, ferendolo gravemente. Si susseguono in tutto il Paese manifestazioni, occupazioni di fabbriche e scontri sanguinosi con la Polizia. Appena ripresosi, Togliatti invita alla calma e chiede di fermare la rivolta.
5 marzo 1953. Muore Stalin
Muore a Mosca Iosif Stalin. Ai funerali partecipano anche Togliatti e Nenni. Il 7 settembre Nikita Kruscev diventerà segretario del Pcus.
14 febbraio 1956. Il rapporto Kruscev
A Mosca si apre il XX Congresso del Pcus, passato alla storia per il rapporto in cui il segretario Nikita Kruscev denuncia il culto della personalità e i crimini commessi nell’era staliniana. A giugno, in un’intervista a Nuovi Argomenti, Togliatti si allinea.
23 ottobre 1956. La rivoluzione ungherese
Dopo la rivolta operaia polacca del 28 giugno a Poznan’, in Polonia, condannata da Togliatti e sostenuta da Di Vittorio, è Budapest a dividere la sinistra italiana. Una sollevazione popolare antiregime dura fino all’11 novembre, repressa nel sangue dall’Armata Rossa.
Migliaia i morti e i feriti. In Italia 101 intellettuali comunisti tra cui Renzo De Felice, Lucio Colletti, Alberto Asor Rosa, Natalino Sapegno scrivono un manifesto contro l’ingerenza dell’Urss e l’atteggiamento del Pci, mentre il Psi e la Cgil criticano Mosca, e Nenni restituisce il premio Stalin. In seguito a questi fatti, diversi esponenti lasceranno il Pci, tra loro Giangiacomo Feltrinelli, Italo Calvino e Antonio Giolitti. Il primo ministro che aveva guidato la rivolta, Imre Nagy, verrà impiccato nel giugno 1958.
30 luglio 1957. No alla Cee
Il Pci vota no alla ratifica dei Trattato di Roma, che istituisce la Cee. Il Psi si astiene.
13 agosto 1961. Il Muro di Berlino
Per fermare le fughe dei cittadini verso Ovest, la Ddr chiude il confine di Berlino Est con il filo spinato.
Comincia la costruzione del Muro di Berlino.
21 agosto 1964. La morte di Togliatti
Il leader del Pci muore a Yalta. Il 25 agosto più di un milione di persone seguirà i suoi funerali a Roma, da Botteghe Oscure a piazza San Giovanni. Luigi Longo gli succede alla guida del partito.
15 ottobre 1964. Inizia l’era Brežnev
Dopo alcuni insuccessi, come la crisi dei missili a Cuba, il segretario generale del Pcus Nikita Sergeevi? Chruš?ëv viene destituito. Al suo posto, Leonid Il’i? Brežnev.
1 marzo 1968. La battaglia di Valle Giulia
Al termine di una serie di occupazioni di università in tutta Italia, a Roma, presso la facoltà di architettura a Valle Giulia, una violenta battaglia contrappone gli studenti e la polizia. Il 16 marzo, un gruppo di neofascisti guidati dal deputato del Msi Giorgio Almirante irrompe nella facoltà di Lettere e negli scontri rimane gravemente ferito Oreste Scalzone, tra i leader della protesta. Il 16 giugno l’Espresso pubblica la poesia Il Pci ai giovaniin cui Pier Paolo Pasolini critica il movimento e simpatizza con i poliziotti, “figli di poveri”.
20 agosto 1968. La Primavera di Praga
Le truppe del Patto di Varsavia invadono la Cecoslovacchia e pongono fine alla Primavera di Praga, l’esperimento di “socialismo dal volto umano” iniziato da Alexander Dub?ek il 5 gennaio. Il 16 gennaio 1969, per © RIPRODUZIONE RISERVATA protestare contro la normalizzazione attuata dall’Urss nel Paese, lo studente diciannovenne Jan Palach si darà fuoco in piazza San Venceslao. Morirà tre giorni dopo.
11 giugno 1969. Berlinguer critica l’Urss
Enrico Berlinguer, che a febbraio è diventato vicesegretario di Longo nel Pci, è a Mosca per la conferenza dei partiti comunisti europei, e critica l’Urss per la repressione della Primavera di Praga e per la condanna del Partito comunista cinese.
24 novembre 1969. Il Manifesto e il Pci
Aldo Natoli, Luigi Pintor e Rossana Rossanda, che a giugno avevano fondato la rivista Il Manifesto, sono espulsi dal Pci. Nel 1971 Il Manifestodiventerà quotidiano.
24 marzo 1970. Luciano Lama
Luciano Lama subentra ad Agostino Novella come segretario generale della Cgil.
20 maggio 1970. Lo Statuto dei lavoratori
Viene approvato lo Statuto dei lavoratori, che sancisce i diritti dei dipendenti sul luogo di lavoro. Gli uomini chiave sono i socialisti Giacomo Brodolini e Gino Giugni e il democristiano Carlo Donat-Cattin. Il Pci si astiene.
17 marzo 1972. Enrico Berlinguer segretario
A Milano Enrico Berlinguer è eletto segretario del Pci.
28 settembre 1973. Allende e Berlinguer
Commentando sulla rivista Rinascita “i fatti del Cile” — il colpo di Stato militare con cui l’11 settembre Augusto Pinochet ha rovesciato il governo democratico del socialista Salvador Allende — il segretario del Pci Enrico Berlinguer propone un “grande compromesso storico” tra le principali forze democratiche, anche per affrontare i rischi di svolte autoritarie in Italia.
15- 16 giugno 1975. Giunte sempre più rosse
Alle regionali il Pci sale al 33 per cento, ormai è a soli due punti dalla Dc. Diventano rosse anche Lazio, Liguria e Piemonte. Comunisti e socialisti governano insieme pure Milano (sindaco Aldo Aniasi), Torino (Diego Novelli), Firenze (Elio Gabbuggiani) e Napoli (Maurizio Valenzi).
12 luglio 1975. L’Eurocomunismo
A Livorno Berlinguer e il segretario del Pce spagnolo Santiago Carrillo si pronunciano a favore di un comunismo autonomo da Mosca e rispettoso delle libertà democratiche. Nasce l’Eurocomunismo. A novembre una medesima intesa sarà siglata da Berlinguer e dal leader comunista francese Georges Marchais.
14 giugno 1976. Berlinguer su Time
Il settimanale americano Time dedica la copertina a Berlinguer, definendolo “La minaccia rossa”.
15 giugno 1976. Berlinguer e la Nato
In un’intervista a Giampaolo Pansa, per il Corriere della Sera, Berlinguer afferma di non volere l’uscita dell’Italia dalla Nato, che è garanzia per costruire il socialismo nella libertà.
15 gennaio 1977. L’austerità di Berlinguer
A un convegno al Teatro Eliseo, a Roma, Berlinguer definisce l’austerità una “occasione per uno sviluppo economico e solidale nuovo, per un rigoroso risanamento dello Stato, per una profonda trasformazione dell’assetto della società, per la difesa ed espansione della democrazia”.
17 febbraio 1977. Lama cacciato dalla Sapienza
A Roma, all’Università La Sapienza, occupata dagli studenti, Luciano Lama tiene un comizio. Gli Indiani Metropolitani e i militanti di Autonomia Operaia danno però l’assalto al palco e lo costringono ad andarsene. È la nascita del Movimento del ’77.
11 marzo 1978. L’appoggio esterno del Pci
Giulio Andreotti presenta al Quirinale il suo quarto governo, un monocolore Dc con l’appoggio esterno di Pci, Psi, Psdi e Pri.
16 marzo 1978. Il rapimento di Aldo Moro
Nel giorno del dibattito sulla fiducia al governo Andreotti, a Roma, in via Fani, le Brigate Rosse rapiscono il presidente della Dc Aldo Moro, protagonista con Berlinguer del compromesso storico, e uccidono i cinque agenti della sua scorta. La Dc e il Pci sono contro la trattativa, il Psi è a favore. Il 28 marzo, su Il Manifesto, Rossana Rossanda scuote il dibattito interno alla sinistra con il suo articolo sull’“Album di famiglia”, in cui scrive: “Chiunque sia stato comunista negli anni cinquanta riconosce di colpo il nuovo linguaggio delle Br. Sembra di sfogliare l’album di famiglia: ci sono tutti gli ingredienti che ci vennero propinati nei corsi Stalin e Zdanov di felice memoria”.
9 maggio 1978. Il corpo di Aldo Moro
A Roma in via Caetani, a metà strada tra la sede della Dc e quella del Pci, in un bagagliaio di una Renault 4 viene fatto ritrovare il cadavere di Aldo Moro.
8 luglio 1978. Pertini presidente Dopo le dimissioni di Giovanni Leone, nel mirino di una dura campagna mediatica e politica con accuse di corruzione legate allo scandalo Lockheed, soprattutto da parte dei radicali e dell’Espresso, è eletto al Quirinale il socialista Sandro Pertini, con il sostegno anche del Pci. In totale: 832 voti su 995.
20 giugno 1979. Nilde Iotti presidente della Camera
Dopo le elezioni del 3-4 giugno, che vedono il Pci perdere quattro punti (sarebbe sceso dal 30 al 29 per cento una settimana dopo, alla prime votazioni per il Parlamento europeo), la comunista Nilde Iotti diventa la prima donna presidente della Camera, incarico che terrà fino al 1992.
Ad agosto nasce il primo governo Cossiga, con Dc, Psdi e Pli, e due indipendenti di area Psi.
14 ottobre 1980. La marcia dei quarantamila
A Torino, in quarantamila tra quadri e impiegati della Fiat, oltre a operai e semplici cittadini, marciano chiedendo, in contrapposizione ai sindacati, il ritorno alla normalità dopo le proteste e gli scioperi per la messa in Casa integrazione di circa 24mila lavoratori. In precedenza, l’azienda aveva annunciato oltre 14mila licenziamenti, e il 26 settembre Berlinguer, davanti ai cancelli di Mirafiori, aveva assicurato il sostegno del Pci in caso di occupazione delle fabbriche. Dopo la marcia, Cgil, Cisl e Uil (Lama, Carniti e Giorgio Benvenuto) firmano tra le polemiche un accordo con la Fiat.
27 novembre 1980. La questione morale
A Salerno Berlinguer chiude l’era del “compromesso storico” e pone la “questione morale” al centro della costruzione di un governo di “uomini capaci e onesti”. Ne parlerà anche nella famosa intervista a Eugenio Scalfari, su Repubblica, il 28 luglio 1981.
27 febbraio 1981. Pajetta critica l’Urss
A Mosca, al XXVI Congresso del Pcus, Giancarlo Pajetta, in rappresentanza del Pci, critica l’occupazione sovietica dell’Afghanistan e la repressione polacca delle agitazioni operaie (che hanno portato alla nascita del sindacato libero Solidarnosc, fondato nel settembre 1980 da Lech Walesa).
15 dicembre 1981. La fine della spinta propulsiva
Nella trasmissione Tribuna Politica, Berlinguer commenta il colpo di Stato del generale Wojciech Jaruzelski, sostenuto da Mosca, e dice che nei Paesi dell’Est europeo si è ormai esaurita la “spinta propulsiva” generata dalla Rivoluzione d’ottobre. A gennaio del 1982 il Comitato centrale del Pci approverà la sua relazione sui fatti polacchi, solo Armando Cossutta si dissocerà.
8 gennaio 1982. Camilla Ravera senatrice a vita
Il Presidente della Repubblica Sandro Pertini nomina senatrice a vita Camilla Ravera, fra i fondatori del Pci. È la prima donna nella storia.
16 giugno 1983. Berlinguer tra le braccia di Benigni
Durante una manifestazione del Pci al Pincio, a Roma, l’attore Roberto Benigni, già protagonista nel 1977 di
Berlinguer ti voglio bene, prende in braccio il segretario del Pci, che sorride imbarazzato.
14 febbraio 1984. Il decreto di San Valentino
Con un decreto legge il governo Craxi taglia di quattro punti la scala mobile, il meccanismo che adegua automaticamente i salari all’aumento del costo della vita.
La Cgil è contro. Manifestazioni di protesta in tutta Italia. Il Pci promuove un referendum abrogativo, che il 10 giugno del 1985 verrà prevalere però i contrari all’abolizione della norma (54,3 per cento).
11 maggio 1984. Fischi a Berlinguer
A Verona Berlinguer viene accolto dai fischi al Congresso del Psi.
11 giugno 1984. Muore Berlinguer
Il 7 giugno, a Padova, durante un comizio, Berlinguer è colpito da un ictus. Muore l’11. Pertini, che era andato a trovarlo in ospedale e lo aveva baciato sulla fronte, lo fa trasportare sull’aereo presidenziale, e dice: «Lo porto via come un amico fraterno, come un figlio, come un compagno di lotta». Il 13 un milione di persone segue i funerali. C’è Michail Gorbaciov per il Pcus, e anche Giorgio Almirante. Craxi è contestato. Il 26 giugno Alessandro Natta diventa segretario del Pci.
17 giugno 1984. Pci primo partito
Alle europee, probabilmente anche grazie all’onda emotiva della morte di Berlinguer, per la prima e unica volta nella storia il Pci supera la Dc ed è primo partito (33,3 per cento, contro il 33). Con il Partito radicale viene eletto Enzo Tortora, al centro di una clamorosa inchiesta in cui è accusato ingiustamente di legami con la Camorra.
11 marzo 1985. Inizia l’era Gorbaciov
Dopo la morte di Cernenko, che era succeduto ad Andropov nel febbraio 1984, Michail Gorbaciov viene nominato segretario del Pcus. Sarà l’uomo della perestrojka e della glasnost’.
28 febbraio 1986. La fine dell’era Lama
Luciano Lama si dimette da segretario generale della Cgil.
Gli succede Antonio Pizzinato.
21 giugno 1988. Achille Occhetto segretario del Pci
Dopo le dimissioni di Natta, Achille Occhetto è eletto segretario del Pci. L’8 luglio, a Civitavecchia, prende le distanze da Togliatti: «Fu inevitabilmente corresponsabile di scelte, di atti dell’epoca staliniana».
29 novembre 1988. Bruno Trentin a capo della Cgil
La Cgil elegge Bruno Trentin segretario generale, al posto di Pizzinato.
16 gennaio 1989. Il Cuore di Serra
Nasce Cuore, inserto satirico de l’Unità. Tra i fondatori, il direttore Michele Serra.
9 novembre 1989. Cade il Muro di Berlino
Comincia ad essere abbattuto il Muro che divide in due la città. Nei mesi precedenti le contestazioni verso l’Urss nei Paesi dell’Est Europa si sono fatte sempre più aperte e clamorose, dalla catena umana di protesta di due milioni di persone nei tre Paesi baltici alla coalizione con Solidarnosc in Polonia fino all’apertura della frontiera tra Ungheria e Austria, primo varco nella cortina di ferro. Poi le dimissioni di Erich Honecker nella Ddr il 18 ottobre e, ancora in Ungheria, l’adozione di elezioni multipartitiche.
12 novembre 1989. La Bolognina
Tre giorni dopo la caduta del Muro, il segretario del Pci Achille Occhetto propone a Bologna, in un circolo nel quartiere della Bolognina, il cambio del nome e del simbolo del partito, aprendosi anche ad altre forze. «Prima viene la cosa e poi il nome. E la cosa è la costruzione in Italia di una nuova forza politica», dice il 20 novembre, aprendo il dibattito sulla “Cosa”. Al Congresso del marzo 1990, la mozione Occhetto verrà approvata con il 67 per cento dei voti. Il 30 per cento sarà per la mozione contraria all’abbandono di tradizione, nome e simbolo comunisti (presentata da Pietro Ingrao e Alessandro Natta). Il 3 per cento sosterrà infine la mozione fortemente ortodossa di Cossutta.
3 dicembre 1989. La fine della Guerra fredda
In un summit a Malta tra il leader dell’Urss Gorbaciov e il nuovo presidente americano George H.W. Bush dichiarano la fine della Guerra fredda.
3 febbraio 1991. Dal Pci nascono Pds e Prc
A Rimini, al XX e ultimo congresso, viene sciolto il Pci.
Ecco il Pds, il Partito democratico della sinistra. Occhetto è eletto segretario, Stefano Rodotà ne diventa presidente.
Il simbolo è una quercia, con alla base la vecchia falce e martello con la scritta Pci. L’ala dissidente lancia invece il Movimento della Rifondazione comunista, che il 12 dicembre, dopo aver inglobato Democrazia Proletaria, Magri, Castellina e gli ex PdUp, si farà partito, il Prc, con Sergio Garavini segretario e Armando Cossutta presidente.