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 2021  gennaio 16 Sabato calendario

Periscopio

Mi ero infatuato di Renzi. Mi piaceva la sua pars destruens. Penso che l’Italia vada destrutturata: sindacato, p.a., vecchi Pd. È la premessa per uscire dai guai. Renzi saprà poi ricostruire? Non so. Qui, torna la mia sfiducia verso l’Italia. Temo sia un paese inguaribile. Fabrizio Rondolino, scrittore (Giancarlo Perna). Libero.
«Cosa sta facendo la Meloni che a Salvini non riesce?». La Meloni è affidabile e rassicurante. Se la pandemia ha evidenziato i limiti di Salvini, allo stesso modo ha messo in evidenza i pregi della Meloni. In un’emergenza è meglio essere guidati da una madre di famiglia che da un demagogo scapestrato. Giovanni Orsina, politologo della Luiss di Roma (Fausto Carioti). Libero.

Luigi De Magistris venne eletto dieci anni fa a sindaco di Napoli sotto il soprannome di «Gigino a’ manetta» e con la speranza che aprisse nuovi orizzonti di legalità, visto il suo passato da magistrato (sebbene costretto a gettare via la toga per evitare di essere cacciato dal Csm, dopo aver accusato Mastella e indagato Prodi senza che poi nulla venisse mai provato). Fabrizio Roncone. 7.

Le linee dell’Ue, come è noto, sono più vicine al centrodestra, da sempre a favore dello sviluppo, delle grandi opere e delle infrastrutture, meno al Partito democratico e tantomeno ai grillini, allergici agli investimenti, o a Conte stesso, avvezzo ai sussidi demagogici. In questo scenario, Mattarella, con la sua esperienza e la sua saggezza, sa che non può più continuare a fare il Ponzio Pilato della situazione. L’omissione può diventare più colpevole dell’azione. Luigi Bisignani. Il Tempo.

Beppe Grillo, fondatore di un movimento col rifiuto di qualsiasi alleanza nella sua ragione sociale, nella natura stessa della sua esistenza, si è alleato con la Lega di Matteo Salvini, per poi mollarla e saltare con un oplà nelle braccia del Pd, il partito della mafia e di Bibbiano, a seconda delle requisitorie del giorno, e anzi con un oplà dentro le braccia dell’ultimo preclaro rigurgito della partitocrazia corrotta, secondo le geremiadi dell’onestà, ovvero Renzi, e adesso, dicevamo Beppe Grillo, condivide su Facebook l’appello all’orgia globale e istituzionale, tutti i partiti dentro a tenere Conte sul trono, chi ci sta ci sta, ’ndo cojo cojo, in nome di una purezza evoluta fino alle struggenti crode del più scatenato meretricio. Mattia Feltri. Huffington Post.

Buoni ultimi, sono causa della disattenzione per le riforme che non costano anche coloro che ne beneficerebbero, i burocrati, ogni giorno accusati di impedire la modernizzazione del Paese, ma adagiati nel tran tran quotidiano, e quasi afoni, mentre dovrebbero far sentire la loro voce competente sulle grandi questioni quotidiane. Alcuni, purtroppo, parlano in altra veste, quella sindacale, ma per difendere diritti (o pretesi diritti, come quello di esser assunti senza concorso), non per far valere doveri verso la collettività, operando quindi come forza di conservazione, non di modernizzazione del Paese. Sabino Cassese. Corsera.

Il litigio sul modo di utilizzo dei 209 miliardi di Euro dal Fondo Recovery europeo porta l’Italia a una crisi di Governo e forse alla caduta del Primo Ministro Giuseppe Conte. A lui adesso soccorrono molti italiani con l’argomento, che nel mezzo della crisi del Covid e anche delle trattative su somme ingenti da Bruxelles, non si potesse cambiare Governo o magari rischiare elezioni. Ma purtroppo, questo Governo, oltre alla gestione di crisi intorno alla pandemia del Covid, non ha prodotto niente che punti verso il futuro. Conte voleva distribuire i soldi di Bruxelles secondo criteri politici e clientelari. Ma così, l’Italia mancherebbe l’obiettivo del Fondo Recovery, che dovrebbe invece spingere verso riforme e crescita addizionale. I politici italiani guardano già verso i prossimi appuntamenti elettorali, probabilmente 2022, al limite nel 2023. Per questi, tanti vorrebbero comprare voti con soldi europei. A questo punto sembra meglio, di togliersi le tentazioni di questo genere con una elezione veloce – nella speranza, che dopo si arrivi a un Governo più lungimirante. Tobias Piller. Frankfurter Allgemeine Zeitung.

Nel giro di poco tempo mi sono vista due volte al telegiornale. Mi sono detta: oddio, che succede. Ho pure pensato: la terza volta diranno che sono morta. E ho toccato ferro. Raffaella Carrà (Maria Volpe). Sette.

I miei genitori speravano in una professione più convenzionale. Mia madre Pina, arresa all’evidenza, mi disse «Va bene. Ma ricordati che di Renzo Arbore ce n’è solo uno». Per me fu uno stimolo. E su Linus espresse una frase drammatica, come solo lei poteva dire sul letto di morte: «Ricordati che Linus ti vuole bene». Nicola Savino, deejay con Linus (Elvira Serra). Corsera.

Un biografo onesto e professionale, non certo Bob Woodward, avrebbe dato spazio anche al prequel, per dire così, della storia di Belushi: gli anni di formazione di questo figlio d’emigrati albanesi nei locali underground di Chicago, il passaggio a locali più importanti, la convivenza e il matrimonio con la sua ragazza del liceo, poi la televisione, gli sketch (un classico, guardateli su YouTube) del samurai, il sodalizio fraterno con Dan Aykroyd, il cinema. E naturalmente anche la droga, che da un brutto momento in poi trasforma l’oro del successo e della comicità nel carbone della tragedia e del fallimento. Diego Gabutti. Informazione corretta.

C’è un’eterna diatriba tra chi sostiene che i libri si fanno con l’erudizione, leggendo altri libri, e chi invece sostiene che si scrivono buoni libri solo se si è vissuto senza risparmio. La vera benzina della letteratura, dice Hemingway, è la vita stessa: no agli intellettualismi, no ai topi da biblioteca, al fissarsi l’ombelico, al passare anni a guardarsi allo specchio e a cercare l’ispirazione. Sì alle sbronze, alle risse, alle donne, alla caccia al leone in Africa o alla pesca ai giganteschi marlin del Caribe, per quanto oggi tutte queste ingenue esibizioni di «machismo» facciano un po’ sorridere. Ernest Hemingway. Maurizio Pilotti. Libertà.

L’offerta d’intrattenimento e informazione sulla rete, aumentata durante il lockdown, è una rinnovata sfida per il libro. Vale l’esempio dell’economia: oggidì tutto è prodotto più in fretta, ma un quartetto di Mozart durerà in eterno quanto deve durare e a leggere I Promessi Sposi s’impiega lo stesso tempo che serviva quando uscì la prima edizione nel 1827. Ricardo Franco Levi, presidente degli editori di libri (Aec) (Stefano Lorenzetto). Corsera.

In amore tra il miele e il fiele il passo è breve. Roberto Gervaso.