Tuttolibri, 16 gennaio 2021
QQAN20 Bernhard si confessa (e si pente)
QQAN20
Nel ’76 l’editore Suhrkamp decide di dedicare a Bernhard un volume di contributi critici sulla sua opera. È Bernhard stesso a chiedere all’editore che sia Peter Hamm a curare il volume. Hamm, onorato dell’incarico, subito manifesta a Bernhard il desiderio, per evitare che il tutto diventi un «sepolcro erudito», di aprire il libro non con una introduzione ma con un’intervista. Bernhard si dichiara d’accordo e accetta con piacere la proposta. Però l’intervista, una volta fatta, resta inedita perché all’ultimo momento Bernhard ha cambiato idea. Passano molti anni e finalmente l’intervista viene pubblicata nel 2011 da Suhrkamp. Adesso esce anche in Italia, col titolo Una conversazione notturna, presso l’editore Portatori d’Acqua di Pesaro. Hamm, come ci racconta, in compagnia di una donna aveva raggiunto verso sera Bernhard a Ohlsdorf. Dopo qualche chiacchiera Bernhard li porta a cena in «una trattoria poco invitante... guidando a una velocità probabilmente mai raggiunta da altri letterati». In osteria tutti bevono abbastanza, anche perché il cibo è pessimo. Tornati a Ohlsdorf «incupiti e al contempo euforici», continuano a bere e chiacchierare fino a quando, verso mezzanotte, la donna non gli ricorda che dovevano fare un’intervista e così l’intervista ha inizio.
La prima domanda che Hamm fa a Bernhard è come mai lui, che è uno scrittore, ha così pochi libri in casa. Bernhard risponde che i libri lo opprimono, «un po’ come uno che lavora in una latteria: di certo non vorrà avere del burro anche in casa. Se tenesse a casa cento o mille panetti di burro finirebbe per impazzire». La seconda domanda è come mai vive in campagna, in una cascina; qui Bernhard risponde che gli piace molto Londra e che per lui Londra è l’ideale, perciò, non potendo abitare a Londra, abita in una cascina. «L’effetto è più o meno lo stesso. Il bosco e tutta la campagna sono più o meno come una città gigantesca. Una cittadina o un paese sarebbero meno gradevoli». Poco più avanti Hamm chiede a Bernhard perché continui a vivere in Austria, visto che con l’Austria ha un rapporto così conflittuale; Bernhard risponde che gli piace vivere dove incontra l’ostilità maggiore e in Austria lui può incontrare l’ostilità massima. «Ed è per questo che vivo qui, e che ci rimarrò finché non mi buttano fuori, il che tra l’altro è impossibile».
Continuando a rispondere a domande sulla sua vita, e di conseguenza anche sulla sua famiglia, Bernhard affronta alcuni dei temi che ricorreranno nei volumi della sua autobiografia. Ecco quindi che compare la figura del nonno. «Che tipo era?» gli chiede Hamm. Aveva studiato ingegneria meccanica, poi un giorno si era presentato a scuola con una piuma di pavone sul cappello. «Il preside gli disse: "Se domani ti ripresenti con quella piuma ti sospendo". E il giovanotto che fa? Ovviamente il giorno dopo si ripresenta con la piuma di pavone. E così fu sospeso. Fu allora che ebbe inizio la sua esistenza raminga». E questa è per Bernhard la grande eredità che ha ricevuto da suo nonno: la poca adesione al suolo, cioè l’avversione totale verso autorità, istruzione e stabilità.
Bernhard accenna anche al problematico rapporto con sua madre e al grande talento musicale di lei, che amava molto cantare, e alla musica come rifugio. La musica è uno dei pochi rifugi che abbiamo, ma suonare uno strumento richiede disciplina e la disciplina lui non è mai riuscito a tollerarla. Alla domanda di come ha iniziato a scrivere, Bernhard racconta di non ricordarsi di preciso, qualcosa doveva averlo già scritto precedentemente, poi un giorno, quando stava già a Vienna e aveva bisogno di soldi, aveva iniziato a scrivere un racconto: «mi ero seduto alla macchina da scrivere, probabilmente senza idee particolari. Stava nevicando, e così feci cominciare la storia con la neve: c’era una emigrante russa che attraversava la strada, si sentiva un grido, e lei crollava a terra - non me la ricordo più, una storia tragica di due pagine e mezzo, pessima».
Il giorno dopo porta questo racconto in agenzia letteraria da una certa Thea Leitner che legge il racconto e poi gli dice che lei ha una cantina da riordinare in Ketterbrückenstrasse: lei è disposta a pagarlo se lui gliela ordina. Del racconto invece non gli dice niente. «Le dissi: "D’accordo, allora a domani, sul presto, sotto casa sua". Il giorno dopo lei mi diede una torcia, perché nella cantina non c’era luce. C’era una botola, e un gran via vai di ratti. Iniziai a rassettare e alla sera tornai a casa con una forma di pane e qualche scellino, per cui possiamo dire che fu un successo, o no? Credo che fu quello l’inizio della vera prosa».
Bernhard dice che voleva diventare famoso in qualche modo, il mezzo gli era indifferente, anche se nessuno sa poi che cosa significhi diventare famoso e la fama è tanto piacevole quanto orrenda. Così racconta che quando nel ’52 il Münchner Merkur gli pubblica una poesia, Bernhard, con la sua copia di giornale in mano, si reca nei giardini del Castello di Mirabell, a Salisburgo, e si siede su una panchina e pensa: «Chiunque passi di qua sa che la poesia sul giornale l’ho scritta io... ecco che la gente sa tutto di me e io sono in qualche modo famoso. C’è voluta una settimana perché mi rendessi conto che non bastava una poesia sul Münchner Merkur per diventare famosi. Capii che dovevo inventarmi qualcos’altro». Sarà forse per questo che in seguito gli toccherà di inventare Perturbamento, Gelo, la sua autobiografia e le sue opere teatrali. E nel ’76 era diventato così famoso da meritarsi l’intervista.