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 2021  gennaio 15 Venerdì calendario

La grande fuga da WhatsApp

Fuga da WhatsApp? Ci vuol altro. Ma qualcosa è successo: abbiamo scoperto che dopo anni di dibattiti e scandali o presunti tali sull’uso e l’abuso dei nostri dati, l’accettazione dei termini di servizio non è più una formalità.
Nell’ultima settimana decine di milioni di persone in tutto il mondo hanno scaricato le applicazioni di messaggistica Signal (1,3 milioni in un giorno) e Telegram (25 milioni in tre giorni) perché la più nota – e usata da due miliardi di persone – WhatsApp modificherà le sue condizioni d’uso, e l’ha comunicato in modo un po’ maldestro.
O per usare le parole del Garante italiano per la privacy, che ha avvisato i suoi omologhi europei e non esclude interventi d’urgenza: «Poco chiaro e non idoneo a consentire la manifestazione di una volontà libera e consapevole». «Questo aggiornamento fornisce ulteriore trasparenza e non influisce sulla privacy» ha risposto un portavoce dell’app.
Cosa cambia, quindi? Dall’8 febbraio, per continuare ad usare WhatsApp bisognerà accettare le nuove condizioni. In Italia e nel resto d’Europa, dove dal 2018 è in vigore il regolamento per la privacy Gdpr che fra le altre cose impone la trasparenza auspicata dal nostro Garante, i cambiamenti sono minimi: Facebook, che ha comprato WhatsApp nel 2014, continuerà a vedere «l’indirizzo mail con cui gli utenti si registrano all’app o le informazioni sul dispositivo da cui viene utilizzata» e continuerà a non poter usare queste informazioni per «l’invio di pubblicità o contenuti targhetizzati» come spiega l’avvocato Ernesto Belisario.
La novità principale è relativa alle aziende che usano il software di WhatsApp per comunicare con i clienti, e avranno accesso alle conversazioni per finalità di marketing, o a quelle che vendono su Facebook Shops e possono farsi contattare su WhatsApp. Questo è il settore a cui prestare attenzione, perché l’intenzione di Mark Zuckerberg è di farci usare sempre di più la sua famiglia di app – di cui fa parte anche Instagram – per fare acquisti e pagamenti.
Nel resto del mondo e negli Stati Uniti, dove le preoccupazioni per la privacy si sono mescolate a quelle per la moderazione dei contenuti dopo l’assalto a Capitol Hill, diventa invece obbligatorio accettare che dati come il numero di cellulare o la rubrica di WhatsApp possano essere usati da Facebook per mostrare pubblicità personalizzate.
Poteva già succedere, ma dal 2016 era opzionale. Né in Europa né nel resto del mondo, Facebook o WhatsApp hanno accesso al contenuto di messaggi o chiamate perché è crittografato.
Nel 2016 Tommaso Valletti, professore di Economia all’Imperial College di Londra, era capoeconomista all’Antitrust europea che ha multato Menlo Park per aver fornito informazioni fuorvianti sull’asse fra le due applicazioni: «Anche in Europa, Facebook continuerà a costruire profili statistici degli utenti di WhatsApp (anonimi, ma basati sulle nostre abitudini ndr) usando i dati che ha a disposizione. E userà le informazioni raccolte fuori dall’Ue per allenare i suoi algoritmi e affinare l’incrocio di dati e la profilazione degli europei» dice.
Ecco spiegato dove risiede il fascino di app più piccole, indipendenti e attente a minimizzare la raccolta dei dati. Difficile, però, che basti per impensierire WhatsApp.