la Repubblica, 15 gennaio 2021
Crisi, le paure dell’Europa
BERLINO — “Mini-Matteo ha fatto cadere il governo italiano”. Si sa, i tabloid non scrivono in punta di penna. Ma quella che si è svolta ieri tra Bruxelles, Berlino e Francoforte è stata una giornata talmente convulsa che forse Bild l’ha riassunta meglio di altri: “Le ragioni della crisi non le ha capite nessuno, fuori dall’Italia”. Dal Financial Times, che lo ha ribattezzato “demolition man”, al Washington Post, il coro dei giornali stranieri è stato unanime: Renzi apre la crisi nel bel mezzo della pandemia. L’unico commento fuori coro, quello della Frankfurter Allgemeine Zeitung: “purtroppo”, si legge, “questo governo, oltre alla gestione della pandemia, non ha prodotto niente che guardi al futuro. Conte voleva distribuire i soldi di Bruxelles secondo criteri politici e clientelari”. E dunque è meglio che cada.Al di là delle prime pagine dei giornali, ai piani alti delle cancellerie e dei principali organismi decisionali europei tira una brutta aria. A Bruxelles una fonte autorevole dà conto di un clima di «grande sconcerto» e di «allarme» per la crisi al buio aperta da Renzi. I commissari sono stati riuniti ieri dalle nove alle cinque per un seminario, ma appena ci si raccoglieva a margine, il tema ossessivo «era l’Italia e le ragioni di una crisi che l’esecutivo europeo fatica a comprendere». Persino il vicepresidente Frans Timmermans, romanista sfegatato e profondo conoscitore degli intricati meccanismi della politica nostrana, a un certo punto è sbottato: «Ma che accidenti fa Matteo Renzi?».Ursula von der Leyen, meno addentro alle nostre complicate alchimie, si è fatta raccontare dal commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni ogni possibile sbocco. Non ha mai fatto commenti, ma ha voluto che il commissario italiano fugasse i timori di una crisi lunga, dall’esito incerto. E, soprattutto, che possa sfociare in elezioni anticipate. La paura più diffusa tra i membri dell’esecutivo, rivela la fonte, è che «l’attuale governo filo-europeo vada a casa». Il ricordo da incubo del primo governo Conte, a traino leghista, è ancora vivido a Bruxelles. Nessuno ha voglia di ripetere quell’esperienza. Tanto più in un momento in cui all’Italia arrivano gli oltre duecento miliardi del Recovery Plan.Alla Bce, a una settimana dal consiglio direttivo, le bocche sono ufficialmente cucite. Ma tra i nordici si respira un’aria preoccupata, non tanto perché in Italia sia scoppiata una crisi politica grave, quanto perché a molti mesi dal via libera europeo del Next Generation Eu, il Recovery Plan è ancora un documento con punti deboli. E il ragionamento è, anche, che se Renzi ha aperto una crisi facendo leva sulle lacune del più ambizioso piano di rilancio dalla fine della guerra, Conte gli ha offerto il fianco per farlo.Soprattutto, è chiaro che il collasso del governo italiano rischia di far rialzare la testa ai falchi. Jens Weidmann, numero uno della Bundesbank a dicembre si è opposto all’allungamento e all’ampliamento del “piano pandemia” di acquisti di bond sovrani – unico governatore a farlo. Ma alla prossima riunione dei banchieri centrali potrebbe non essere più solo nel ricordare che un conto è lo spread dovuto alla pandemia, cui la Bce ha garantito incondizionatamente un ombrello, e un conto lo spread causato da una crisi politica.A Berlino, Angela Merkel sta seguendo gli sviluppi romani con grande attenzione. L’ultima telefonata con Giuseppe Conte risale a una settimana fa, e il presidente del Consiglio avrebbe detto alla cancelliera che “c’è un po’ di tensione interna” e le avrebbe spiegato i possibili sbocchi. Ora che il duello con Renzi è finito nel peggiore dei modi, a Berlino ci si astiene da ogni commento. Il mantra è sempre lo stesso: il governo non si immischia negli affari interni di un Paese. Anche perché l’Italia non è la sola ad essere in crisi, in questo frangente: in Estonia è appena caduto il governo, e quello olandese trema a causa di uno scandalo che sta travolgendo il premier Mark Rutte. Dopo un anno in cui Merkel ha investito molto del suo capitale politico sul Recovery Fund, e in cui ha stabilito un rapporto stabile e di fiducia con il governo Conte, ci si limita a sperare che l’Italia superi presto la pandemia e colga l’opportunità di un ambizioso piano di rilancio del Paese.