ItaliaOggi, 15 gennaio 2021
Imada, la donna che fa il miglior saké del mondo
In Giappone le donne tôji (mastro birraio) si possono contare sulle dita di una mano. Miho Imada è una di queste. Il suo sakè, la bevanda alcolica ottenuta dalla fermentazione del riso, ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti e Akitsu, la sua città, che si affaccia sul mare nella prefettura di Hiroshima, ha attirato l’attenzione degli amanti del sakè di tutto il mondo. Imada, 59 anni, è apparsa nel 2019 nel documentario Kampai! Sake Sisters e l’anno scorso ha fatto il suo ingresso nella lista delle 100 donne più influenti stilata dalla Bbc. Dopo la laurea in legge, Imada aveva cominciato a lavorare nel settore fieristico e per il teatro Noh. Dopo dieci anni, lo scoppio della bolla finanziaria l’aveva portata a riconsiderare il suo futuro. Tornata a casa, iniziò a lavorare nella distilleria di famiglia. Presto divenne chiaro che se voleva sopravvivere in un mercato in crisi progressiva (i consumi di sakè sono crollati a partire dagli anni settanta) avrebbe dovuto puntare sulla qualità. Una scelta che si è rivelata vincente: oggi il suo sakè è considerato uno dei migliori al mondo. «Quando sono diventata tôji 25 anni fa», racconta, «eravamo soltanto cinque donne». Oggi su 1.200 mastri birrai le donne sono una trentina. Ancora troppo poche. Ma qualcosa si muove.