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 2021  gennaio 14 Giovedì calendario

Un chip antiradiazioni fatto con lo sterco di mucca

La mucca è sacra in India, si sa. E il governo di Narendra Modi per valorizzare questo animale ha istituito due anni fa la Rashtriya Kamdhenu Aayog (Rka). Si tratta di un organo consultivo che fa capo al ministero della pesca e dell’allevamento e ha il compito di lavorare alla protezione delle vacche, organizzando gli allevamenti in modo moderno e scientifico con l’obiettivo di preservare e migliorare le razze autoctone, vigilando sul divieto di macellazione di bestiame da latte da soma. Ma dall’Rka arrivano proposte che, agli occhi occidentali, sono un tantino singolari: per esempio ha recentemente lanciato una campagna per promuovere lo sterco di vacca e i suoi molteplici utilizzi. Non solo come concime naturale per l’agricoltura, ma anche come elemento tecnologico. Proprio così. Il presidente Vallabhbhai Kathiria – parlamentare del Partito del Popolo indiano, la maggiore formazione conservatrice che si rifà alla difesa dell’identità induista e della quale fa parte anche il primo ministro Modi – ha affermato che gli escrementi bovini avrebbero la capacità di contrastare e ridurre le radiazioni emesse dai telefoni cellulari e ha presentato alla stampa indiana una sorta di chip fatto con questo materiale. Una novità – a suo dire dimostrata scientificamente – che ha fatto parecchio parlare i media indiani e non solo.«Lo sterco di vacca proteggerà tutti, è anti-radiazioni, è scientificamente provato», ha ribadito Kathiria mostrando una sorta di mattoncino compatto, marrone, che si può posizionare all’esterno dello smartphone, dove c’è la batteria. «Questo è un chip che può essere utilizzato nei telefoni cellulari per ridurre le radiazioni: le persone saranno salvaguardate dalle malattie».
Il «chip» è stato ribattezzato Gausatva Kavach ed è prodotto dalla Shrijee Gaushala, una società di Rajkot, capitale dello Stato federato del Gujarat, nella parte occidentale del subcontinente. Secondo la stampa indiana ci sarebbero circa cinquecento allevamenti impegnati nel reperimento della materia prima per la creazione di questi dispositivi che saranno proposti sul mercato a un prezzo tra 50 e 100 rupie, vale a dire tra 55 centesimi e 1,1 euro. Sulle evidenze scientifiche di quanto proposto, invece, non si sa molto.
Il presidente della Rka ha anche esortato gli indiani ad astenersi dall’uso di prodotti fabbricati in Cina, alimentando così le tensioni con Pechino e ribadendo la necessità di promuovere il piano governativo del Make in India tanto caro al premier Narendra Modi e al movimento swadeshi.