ItaliaOggi, 14 gennaio 2021
Periscopio
La passione per il Milan me l’ha passata mia madre, lei smise di tifare quando arrivò Berlusconi, ma quella di Sacchi fu la squadra più forte degli ultimi 30 anni. Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia (Valentina De Salvo), Repubblica.
I veri controllori del traffico degli stupefacenti sono la prima potenza del mondo; hanno i mezzi per comprare tutto e tutti, governanti compresi. I pesci piccoli, quelli che ogni tanto finiscono nella rete, contano zero. È una lotta disperata, e non è con la polizia che la si deve combattere. Padre Eligio (Vittorio Feltri). Libero.
«Ti vedremo un giorno in tv in abiti cardinalizi?». «Non sono cose su cui posso scherzare. Ho uno zio, fratello di mia madre, monsignor Luigi Travaglino, che è un eminente personaggio della Segreteria di Stato vaticana». Oscar Giannino (Giancarlo Perna). Libero.
Fa quasi ridere vedere i leader politici italiani chini e intenti sulla scacchiera, a studiare mosse, dossier, colpi di scena, rivelazioni, quasi gobbi a furia di osservare e studiare gli schieramenti; fa quasi pena constatare come non si accorgano che sta arrivando da fuori (fuori dal sistema) qualcuno che li può vincere, non già facendo una mossa più abile della loro, ma semplicemente rovesciando la scacchiera e buttando tutto all’aria. Non vedono che arriva? Non ne sentirono i suoi passi? Sono diventati ciechi e sordi a forza di spiare e origliare? Saverio Vertone, L’ultimo manicomio, Rizzoli, 1992.
Provavo la sensazione fisica di avere dentro di me una figura a me estranea. Quasi ogni giorno, sempre più spesso, sentivo un mostro premere contro il petto, salire alla gola. Mi pareva quasi di vederlo. E lo psichiatra me lo fece vedere. L’immagine si trova anche su Internet. «È questo?», chiese. Era quello. Braccia corte e appuntite, gambe ruvide e pelose. La diagnosi era: schizofrenia. Percepita dalla vittima come un’allucinazione che viene dall’interno. Un essere deforme che si aggira nel subconscio come se fosse casa sua. Cesare Cremonini, cantante (Aldo Cazzullo). Corsera.
L’età in cui ci si avvicina all’uso delle droghe si è abbassata. Negli ultimi anni assistiamo a un fenomeno che prima era veramente raro, e cioè l’arrivo in ospedale di ragazzi in coma per un infarto del miocardio o per un’emorragia cerebrale, casi questi che, un tempo, erano caratteristici soprattutto delle persone anziane. Quando vado nelle scuole non dico mai: «Fate questo, non fate quello». Tutto quello che posso fare è illustrare che cosa accade nella loro testa ogni volta che consumano droghe. Giulio Maira, neurochirurgo (Roberta Scorranese). Corsera.
Degli uomini che reggono la bara di Paolo Rossi fuori dal Duomo di Vicenza, sopra la mascherina, risaltano gli occhi: pensosi, dolenti, occhi di uomini che ricordano giorni d’oro, e tracciano bilanci. Sotto ai capelli grigi non sono ancora anziani: ma Marco Tardelli, Antonio Cabrini e gli altri sanno di portarsi via, con l’amico, il motore di un sogno che 38 anni fa incantò l’Italia intera. Marina Corradi. Avvenire.
Fu a Barcellona, dove prese le armi (come raccontano bene Christin e Verdier) nelle milizie del Poum, un partito antistalinista d’estrema sinistra, che George Orwell scrisse il suo libro migliore, Omaggio alla Catalogna, e guardò negli abissi del suo (e nostro) tempo, purtroppo ancora in pieno svolgimento. Diego Gabutti. Informazione corretta.
La mia giornata è semplice. Ascolto il canto del gallo vicino al mio eremo poco prima dell’alba. Poi vi è la preghiera, la lettura delle Scritture e l’esercizio del pensiero e del discernimento. Dedico le ore del mattino a studiare e a scrivere. Poi, dopo la preghiera comune del mezzogiorno e il pranzo, curo per quanto posso il mio orto e accolgo chi viene a incontrarmi. Leggo, ma non so farlo per svago. Leggo per pensare, per godere della bellezza di una poesia o di un romanzo, ma sempre con uno scopo: imparare a vivere con gli altri. Enzo Bianchi, fondatore e primo priore della Comunità di Bose (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Negli anni Novanta pensavamo a divertirci. Certo, ognuno di noi aveva un sogno. Amadeus sognava già Sanremo, me lo ricordo benissimo. Io sognavo di fare quello che faccio: qualcosa di divertente in radio. Tra i Settanta e gli Ottanta proliferavano radio private che avevano un’attenzione maniacale per la tecnica con cui si mettevano i dischi, per la riproduzione del suono. Io ne andavo pazzo. Presto scoprii anche Radio Popolare: ci lavorano quelli della Gialappa’s, che ancora non si chiamavano così, e facevano una radio molto più parlata e scanzonata, vicina al mio quotidiano. Me ne innamorai immediatamente. E unii i due mondi: le radio impostate, classiche, tecniciste, un po’ polverose della veterosinistra e il mondo nuovo della Gialappa’s. Nicola Savino (Simonetta Sciandivasci). il Foglio.
Il programma «verde» di Roosevelt, in 9 anni diede un lavoro a tre milioni di giovani, costruì più di 800 parchi nazionali e piantò quasi tre milioni di alberi. Mirava a sostenere chi più aveva sofferto per il crollo dell’economia: contadini, piccola borghesia, operai, vennero protetti con un sistema di sussidi e un welfare che non avrebbe più permesso di vedere i disastri della crisi del ’29, con milioni di lavoratori gettati sul lastrico e messi in mezzo a una strada dall’oggi al domani. Maurizio Pilotti. Libertà.
Padre Turla era diventato un capitano della divisione territoriale Vicenza in Russia: «Ci pensate però quanto sono disgraziati i russi? Noi, abbiamo, se non altro, la speranza di tornare un giorno liberi. Ma loro?». Eugenio Corti: Il cavallo rosso, Edizioni Ares, 36.ma edizione, 1983.
«Ma com’è simpatica questa casa», disse doverosamente Mario,«non sapevo che abitassi in un posto così carino…». «E come potevi saperlo? Non sono mai riuscita a portarti qui. Perché tu, lo sai bene, scappi da tutte le parti. Più che un uomo sei una biscia». Nantas Salvalaggio, Il salotto rosso. Mondadori, 1982.
D’altra parte i loro lavori non si possono sempre fare in équipe. Così, uno per uno, sono costretti a cercare per ore una colla di pesce che non si trova o addirittura a prestarsi a vicenda la gomma da cancellare e la tintura di Zibellino. E nascono conflitti di competenze poco simpatici: se il sicario domanda un consommé magari per farsi un bullshot, cuochi e avvelenatori lo cacciano malamente. Lui deve lavorare con le armi da taglio, non s’immischi nella gestione dei veleni, o dei sorbetti, o delle salse, Lo mandano via offeso. Alberto Arbasino: Super-Eliogabalo. Einaudi, 1978.
Chi fa dello spirito a letto non merita di fare altro. Roberto Gervaso.