La Stampa, 14 gennaio 2021
Il tennis all’italiana
Il tennis, con buona pace degli amici british, alle origini, quando si chiamava real tennis o pallacorda, è stata una questione molto italiana. Con la racchetta si esibiva Caravaggio – che al termine di un match finì anche per uccidere un suo avversario… – e il primo vero galateo del gioco (il «Trattato del giuoco della palla») lo ha scritto nel 1555 Antonio Scaino da Salò, amico dell’inventore del Galateo tout court, Giovanni Della Casa.Il maggiore Wingfield, tre secoli dopo, lo ha reso – è vero – uno sport moderno: il «Lawn tennis» che suppergiù pratica oggi Federer; e sono stati sempre gli inglesi a riportarlo in Italia, colonizzando Bordighera a fine Ottocento. Torino, 140 anni fa, invece è stata una tappa importante della ri-italianizzazione del gioco, visto che fu in città, al Caffè Fiorio, che il 4 aprile del 1880 Enrico di Cigala e altri dieci amici fondarono il primo tennis club composto da soli italiani. «All’inizio non avevano neanche una sede, e dovettero chiedere ospitalità alla Società del Gioco del Pallone col Bracciale, nella Cittadella», racconta Franco Alciati, anima dell’associazione collezionisti tennis che proprio a Torino ha sede, in Via Susa. «Nel 1890 si trasferirono al Valentino, poi nel 1926 al Circolo Tennis dello Stadium». Quello fu l’anno anche della seconda tournée italiana di Suzanne Lenglen, imbattibile Divina del tennis, che a Torino si esibì in doppio accanto al ‘moschettiere’ francese Toto Brugnon. Incantando, fra gli altri, Pier Giovanni Pietra, calciatore nelle giovanili della Pro Vercelli, laureato in chimica a Torino e fondatore della Maxima, marchio storico delle racchette italiane, a cui a quei tempi si affiancavano le torinesissime Baruzzo e Tennisa, mentre più di recente Beinasco ha dato i natali alle Alto, usate anche da Diego Nargiso.L’evento tennistico più famoso prima dell’arrivo delle Finals è stata sicuramente l’edizione degli Internazionali d’Italia del 1961, traslocata in Piemonte nel centenario dell’Unità e vinta in finale da Nicola Pietrangeli sul grande Rod Laver al circolo dello Stampa Sporting (che nel 1959 e nel 1970 ha ospitato anche le Universiadi). Ma a Torino nel 1966 si è giocata anche la Federation Cup, oggi ribattezzata Billie Jean King Cup: e la vinsero proprio gli Usa con in campo la giovane Billie Jean. Del resto proprio a Torino era nata, nel 1888, la prima squadra tutta femminile di tennis: si allenava in via Palestro alla Società Reale di Ginnastica, la più antica società sportiva italiana. A tennis, nella caserma Montegrappa, il Principe Umberto di Savoia sfidava i colleghi del 92° reggimento di fanteria, e di esibizioni di lusso la città al Palasport ne ha ospitate parecchie, con in campo campioni del calibro di Nastase e Laver, come pure match di Coppa Davis. «E in un’Italia-Cecoslovacchia a Grugliasco – ricorda Alciati – debuttò in azzurro un certo Adriano Panatta». Davisman made in Piemonte sono stati Gianni Ocleppo, e Cristiano Caratti, cresciuto alle Pleiadi di Moncalieri, circolo-faro a cavallo del millennio. Queste Finals torinesi insomma, più che un debutto, per il tennis sono un autentico ritorno a casa. seme