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 2021  gennaio 14 Giovedì calendario

Zanardi sta meglio

Daniela Manni, moglie e compagna di tutte le vite di Alex Zanardi, non ha mai rilasciato un’intervista. Se adesso risponde a qualche domanda, è più che altro per sfinimento. «Mi cercano in tanti per sapere come sta, tutti vorrebbero essere rincuorati. Lo capisco, è commovente questo amore per lui. Solo che se iniziassi a parlare adesso, non finirei più. Non è ancora il momento delle parole». Che momento è? «Speriamo che sia quello buono per iniziare finalmente a lavorare sulla riabilitazione, finora abbiamo scherzato». Scherzato? «A parte il Covid, mio marito ha avuto di tutto. Dopo l’incidente, in questi mesi, ci sono state tante complicazioni. È una situazione difficile da gestire. Non voglio ritrovarmi i giornalisti sotto casa, non posso spiegare a ognuno di loro. Devo concentrarmi sulle cure, giorno per giorno. Magari fra tre mesi avremo modo di parlare». Prima di Natale, Carlo Verdelli ha scritto sul Corriere della Sera che Alex Zanardi vede e sente, con i suoi gesti sembra riconoscere e salutare le persone che gli stanno a fianco: «Lui fa delle cose, ma non sempre. Ci sono stati dei momenti in cui quelle cose effettivamente venivano fatte. Ci sono stati dei passi avanti, e ci sono stati dei passi indietro. Il suo è un percorso molto lungo».
Alex Zanardi è ricoverato su una piccola collina di Padova. Tutto l’ospedale sta in piano, tranne l’edificio che ospita il reparto di neurochirurgia. Prima era in rianimazione. Adesso è in un reparto ordinario. Ma di ordinario non c’è nulla in questo tempo in bilico. Sulla porta d’ingresso, il 21 ottobre, è stato appeso un cartello: «Le visite dei familiari sono sospese fino a data da destinarsi». Quella data resta ignota. Per colpa della pandemia, nessuno può stare al capezzale di Alex Zanardi, tranne le infermiere, il primario Franco Chioffi e la rianimatrice Marina Munari. Ogni tanto qualcuno viene a chiedere di lui, arrivano telefonate di incoraggiamento.
Alex Zanardi è stato trasferito a Padova il 21 novembre, dopo un lungo ricovero all’ospedale San Raffaele di Milano. Risale a quel giorno l’ultimo bollettino medico ufficiale sul suo stato di salute: «Il paziente ha raggiunto una condizione fisica e neurologica di generale stabilità, che ha consentito il trasferimento ad altra struttura ospedaliera dotata di tutte le specialità cliniche necessarie e il conseguente avvicinamento al domicilio familiare. Ha affrontato dapprima un periodo di rianimazione intensiva, quindi un percorso chirurgico, in primo luogo per risolvere le complicanze tardive dovute al trauma primitivo e in seguito per la ricostruzione facciale e cranica». Sono stati, quelli di Milano, anche giorni di bellissima speranza. «È stata una grande emozione quando ha cominciato a parlare, nessuno ci credeva. Lui c’era! Ha comunicato con la sua famiglia», ha dichiarato la neuropsicologa Federica Alemanno. Adesso, dopo altre cure e altre attese, dopo passi avanti e passi indietro, il percorso di riabilitazione può finalmente incominciare.
La signora Manni è veneta, Zanardi è emiliano. Insieme hanno casa a Noventa Padovana, cioè a 8 chilometri dall’ospedale dove c’è il suo letto. Non sono stati giorni facili. Tutto è successo all’insegna del più rigoroso riserbo. «È stata la famiglia a chiederci silenzio, e ciò che chiede la famiglia per noi viene prima di ogni cosa», spiegano i medici. Forse la prossima settimana verrà diramato il primo bollettino dell’ospedale di Padova. Quel poco che si riesce a sapere adesso è senza i crismi dell’ufficialità e sono frasi sospese, tutte molto prudenti. «La situazione è seria». «L’iter è lungo». «Il tempo dirà».
Era il 19 giugno. A bordo della sua handbike Alex Zanardi si è scontrato contro un Tir che viaggiava in direzione opposta lungo la strada provinciale 146 tra San Quirico d’Orcia e Pienza, in provincia di Siena. Era, a quel punto della sua esistenza, il campione che tutti conoscevano. Un uomo capace di inventarsi una vita nuova e di straordinario successo, come sportivo e come comunicatore di emozioni. Figlio di una sarta e di un idraulico, si era diplomato geometra. Ma era già stato pilota di Formula 1. E già aveva perso entrambe le gambe in un incidente automobilistico, durante una gara del campionato Champ Car in Germania. «Ha una tempra straordinaria», dice un medico che lo ha in cura. Questa, adesso, ogni istante, è la sua terza vita.
In paese hanno attaccato uno striscione sulla piazza principale: «Forza Alex, Noventa è con te». Il sindaco Alessandro Bisato manda biglietti per non disturbare: «Dobbiamo usare la massima delicatezza e rispettare la preoccupazione della famiglia. Ma quando si è saputo che Alex Zanardi aveva sorriso, abbiamo provato una gioia immensa». Fuori è sera. Quasi coprifuoco. «Da là arrivava con la sua bici», dicono al Nacht Caffè. E tutti aspettano un altro arrivo, un altro sorriso di Alex Zanardi, il campione