Il Messaggero, 14 gennaio 2021
QQAN10YDONNE Arriva in Italia "Io odio gli uomini"
QQAN10YDONNE
E se le donne si fossero stufate di essere buone e generose? E se tutto sommato smettessero di chiedere per favore, di scusarsi per il disturbo, di rassicurare i compagni maschi, che no, non è mica colpa loro, che sì, le battaglie si vincono insieme, che figuratevi se combattere per le pari opportunità i diritti si può fare senza di voi? Giusto per provare, visto che alla fine dei conti essere giudiziose e dire cose intelligenti ha portato finora pochi, acerbi, frutti.
LE VOCIL’antico femminismo archiviato come radicale se non retrogrado, quello più pesante, di cattivo gusto, controproducente per molti, meno spendibile in società, torna a farsi sentire. Con voci nuove, vivaci, leggere, di ragazze nemmeno trentenni, felicemente in coppia (tanto per prevenire i sempreverdi sospetti nei confronti di attempate single motivate dall’acidità personale), voci giovani come quelle della francese Pauline Hermange, 26 anni, autrice felice e determinata di un libricino prima confidenziale, diventato pamphlet, poi manifesto e alla fine un grido di liberazione che suona così: Moi, les homme, les deteste, Io odio gli uomini. E vediamo che succede. Un grido da far ingelosire il corrosivo Michel Houellebecq, che al femminismo massimalista e anti-uomo ha sempre guardato con simpatia, armato della sua altrettanto caparbia misoginia. Misandra, antica, istigatrice all’odio anti-maschio: sono gli insulti più benevoli che Pauline ha ricevuto dopo la pubblicazione (inizialmente per una minuscola casa editrice, Monstrograph, 400 copie per la prima edizione) in agosto. Ma evidentemente le 92 paginette di legittima difesa da una società ostinatamente patriarcale hanno colpito dove il dente doleva. Uno zelante dipendente del ministero delle Pari Opportunità (che da allora è stato trasferito), Ralph Zurmély, ha messo in guardia la casa editrice da procedure legali intimandole di ritirare uno scritto che è «un’ode alla misandria».
LE COPIELa polemica ha acceso i riflettori sul libro, le copie vendute sono diventate ventimila (per ora), sono fioriti gli articoli sui giornali, (non sempre benevoli, ma non importa) il blog di Pauline è stato preso d’assalto, poi sono arrivate le traduzioni all’estero, 17 fino ad oggi, con un’uscita la prossima settimana negli Stati Uniti e a febbraio in Italia per Garzanti. «Sono stata più sorpresa dalle reazioni positive che da quelle negative dice Pauline, al telefono, – Diciamo che quelle negative, quasi tutte maschili, me le aspettavo, ma che ci fossero tante donne che si riconoscessero in quello che ho scritto, forse non me l’ero immaginato». La tentazione del lettore sarebbe subito quella di attenuare: suvvia, si tratta di una provocazione (anche,) il tono è spiritoso (è vero), è un modo per invitare tutti, donne e uomini a non abbassare le braccia e a continuare a lottare contro le discriminazioni (sicuramente). Ma no, dice l’autrice, bisogna resistere. Pauline va giù dura: arriva a difendere le riunioni Tupperware: bellissime, «importanti e geniali: dopo il #metoo, c’è stato un prevedibile ritorno dell’antifemminismo. Certo, fa sempre più piacere essere simpatiche, la lotta frontale è dura e faticosa, ma non è questo il momento di abbassare la guardia». Nella voce di Pauline non c’è traccia di violenza (al contrario della millenaria storia dei rapporti uomo-donna), c’è invece il vigoroso invito a cambiare punto di vista. «Nel mio libro voglio dire che abbiamo tutte le ragioni per diffidare degli uomini, e a volte anche per detestarli. Vogliono farci credere che detestare gli uomini non può che portare al nostro isolamento nella società, non è vero».
Tanto, chissà perché, quando si parla di femminismo, delle discriminazioni, salariali e fisiche, dei soffitti di cristallo che restano di cemento, suona spesso male. Noioso e pure superfluo.
LE POSIZIONIForse è per questo, per far suonare queste posizioni, se non meglio, almeno più forte, che in Francia si moltiplicano posizioni, voci, libri e scritti di un femminismo più radicale e meno simpatico. A settembre ha fatto discutere (e anche molto indignare) Le Génie lesbien (Il genio lesbico, edito da Grasset) di Alice Coffin, consigliere ecologista al comune di Parigi: una requisitoria senza appello contro un mondo, a cominciare da cultura e media, dominato dai maschi, che «devono smammare». «Gli uomini hanno avuto tutte le opportunità possibili per battersi per l’uguaglianza, ma non l’hanno fatto, proviamo con le donne». Misandria? Forse. Ma, dicono in coro le autrici sopracitate, non confondiamo «l’odio per gli uomini» con la misoginia: stessa etimologia dal greco, ma ben altri bilanci nella storia dell’umanità. «La misandria non ha mai fatto male a nessuno scrive Pauline Hermange nel suo blog pensare che misandria e misoginia siano sullo stesso piano, significa ignorare millenni di oppressione degli uomini sulle donne. La misandria esiste soltanto come reazione alla misoginia». Sul Journal du Dimanche, l’intellettuale, filosofa e femminista Elisabeth Badinter ha criticato questo «femminismo bellicoso» che si traduce in un pensiero binario. Il fatto è che l’epoca si presta poco alle sfumature.
IL PREMIOIl prestigioso premio letterario Médicis è stato attribuito quest’anno a Chloé Delaume per Le coeur synthétique, storia di Adélaide, appassionata lettrice dell’americana Valerie Solanas, considerata la madre di tutte le femministe radicali. Nel 2000 Délaume aveva esordito in letteratura con Les mouflettes d’Atropos, storia di una scrittrice ben decisa a vendicarsi del marito infedele evirando, nei modi più ingegnosi, tutti gli uomini che incrocia.
L’OMICIDIOA febbraio le edizioni Mille et une Nuits ripubblicheranno l’iconoclasta Scum manifesto scritto da Solanas negli anni Sessanta, poco prima del tentato omicidio di Andy Warhol, che accusava di volerle rubare il lavoro. Pamphlet aberrante e incendiario contro il patriarcato, Solanas proponeva, né più né meno, lo sterminio dei maschi. La prima edizione francese, nel ’98, beneficiò di una postfazione di Houellebecq, che ne esaltò la nobiltà. Per la nuova edizione, l’editore ha deciso che il commento spetterà a due universitarie, Manon Garcia e Lauren Bastide. «È un testo difficile da leggere, soprattutto per un uomo ammette Manon Garcia – ma è l’esperienza che fa una donna quando legge alcune pagine di Nietzsche, Cartesio o Rousseau».