ItaliaOggi, 13 gennaio 2021
Periscopio
Ciò che sta accadendo nel mondo cattolico è veramente epocale e spaventoso. La Chiesa sta perdendo la propria tradizione e la sua dottrina. Ci voleva un gesuita per far questo. Marcello Pera, ex presidente del Senato (Maurizio Caversan), la Verità.
A mia madre, mio padre, che era Alcide De Gasperi, raccontò che non era riuscito neppure a piangere dopo avere appreso di essere stato condannato a quattro anni di carcere da un tribunale fascista; mormorò solo il nome di Dio. Lo riportarono incatenato a Regina Coeli. Da lì mi scrisse: «Mia cara pupi, sii brava e prega tanto la Madonna per il tuo povero papà». Un giorno la guardia lo scoprì dallo spioncino mentre scriveva sulla parete della cella con uno spillo, sfuggito alle persecuzioni corporali. Era una frase del Vangelo: «Beati qui lugent quoniam ipsi consolabuntur» beati coloro che piangono, perché saranno consolati. La guarda chiamò il suo capo, che costrinse mio padre a cancellare la frase con il manico del cucchiaio di legno. Papà commentò che era stato gentile, perché non l’aveva punito. Maria Romana De Gasperi (Aldo Cazzullo), Corsera.
Senza l’idea della nazione, tanto per dirne qualcuna, non ci sarebbero stati il liberalismo e la democrazia moderna, la libertà religiosa, le folle di esclusi e di miserabili trasformate in cittadini, le elezioni a suffragio universale. Senza la quale non ci sarebbe stata la scuola obbligatoria e l’alfabetizzazione di massa, il Welfare e la sanità pubblica, e poi la rottura di mille gerarchie pietrificate, di tante esclusioni corporative. Senza la quale infine (scusate se è poco) non ci sarebbe stata neppure l’Italia. Cioè questo Stato scalcagnato e pieno di magagne grazie al quale, bene o male, però, nel giro di tre o quattro generazioni (una goccia nel mare della storia) un popolo di decine di milioni di persone ha visto la propria vita migliorare, cambiare come dalla notte al giorno, in una misura che non avrebbe mai osato sperare prima. Ernesto Galli Della Loggia, storico. Corsera.
La droga si spaccia perché il mercato la richiede. Se tutti fossero come lei e me, a chi la venderebbero? Quindi la vera battaglia è contro la cultura del paradiso artificiale. E per far questo bisogna partire da molto lontano: dalla gente. È dimostrato che si può infittire il fronte anti-droga, così come si è infittito quello favorevole alla sua diffusione. Un lavoro lungo, ma non è perdente. Occorre scardinare l’egoismo di chi se ne infischia dei tossicodipendenti, magari schifandoli, fino al momento in cui scopre di avere un figlio che si buca. No, signori: aiutare un drogato significa portare un mattone alla diga culturale contro la droga. Padre Eligio (Vittorio Feltri). Libero.
Dopo aver rotto con Pannella, mi sono battuto da solo per la giustizia. Ma i risultati non sono stati brillanti. Lo Stato è diventato sempre più obeso e infarcito di norme. Se non riusciremo a smaltire il grasso superfluo arriveremo alla dittatura dei magistrati. L’antimafia dei tribunali è ormai il terzo livello della mafia. Mauro Mellini, avvocato (Gian Carlo Perna). Libero.
«Campioni del mondo! Campioni del mondo! Campioni del mondo!». La voce ebbra d’entusiasmo di Nando Martellini diede il via a un’indimenticabile festa, fino all’alba. Per chi aveva vent’anni, forse quella notte sta nei ricordi come l’essenza della propria stessa giovinezza. Quei ragazzi, e anche quei campioni, sono oggi sulla sessantina. Non vecchi; ma nell’età in cui l’avvenire, che a vent’anni pare sterminato, è sostanzialmente alle spalle. C’è anche questo nello sguardo dei compagni che reggono la bara, e nello sguardo nostro. Marina Corradi, Avvenire.
Rivera era un grande artista e Brera lo sapeva benissimo. Ma era un ultra-leggero rispetto alle corazzate che circolano attualmente, e Brera aveva capito che il calcio era destinato a diventare quello che è adesso. Fatto di cattedrali di soldi, organizzazioni, sponsorizzazioni e non di eleganti, sofisticate, segrete cappelle. Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia (Valentina De Salvo), Repubblica.
Imbevuti di una cultura arcaica, predatrice, i maschi di mezza età, specialmente in Italia, sono inclini a considerare la donna più un trofeo da possedere più che un mondo da esplorare. Nantas Salvalaggio, Il salotto rosso. Mondadori, 1982.
Sul web ho trovato questa esternazione, che in parte condivido: «Donald Trump a 74 anni sta finendo di fare il presidente degli Stati Uniti d’America. Joe Biden a 78 sta per subentrargli. Jorge Mario Bergoglio a 85 è papa della chiesa cattolica. Kamala Harris a 56 sta per diventare vicepresidente degli Stati Uniti d’America. Andrea Camilleri iniziò a pubblicare romanzi a 72 anni. Il generale Lloyd Austin a 67 sta per diventare segretario alla difesa degli Stati Uniti d’America». E si potrebbe continuare all’infinito. Cesare Lanza. Alle 5 della sera.
Vicino al nostro campo di detenzione c’era quello nel quale venivano ancor più duramente recluse le donne russe (le cucle, come avevano preso a chiamarle i prigionieri, cioè bambole di stracci). Facevano tal pena ai soldati italiani che più d’uno di loro risparmiava ogni tanto una parte del proprio scarso pane, oppure una patata e, senza farsi scorgere dalle guardie, le gettava a quelle poverette. Che, a tal dono, parevano riscuotersi un poco: lo raccoglievano fameliche e ringraziavano i donatori con ripetuti inchini; non di rado, prima d’addentare, si facevano il segno della croce: tristemente, con le punte delle dita riunite, alla loro maniera ortodossa. Eugenio Corti, Il cavallo rosso, Edizioni Ares, 36ª edizione, 1983.
Dino Buzzati, scrivendo di Rina Fort e del massacro di via San Gregorio, nel 1946: «Una specie di demonio si aggira dunque per la città invisibile e sta forse preparandosi a nuovo sangue. L’altra sera noi eravamo ancora a tavola per la cena quando, poche case più in là, una donna ancora giovane massacrava con una spranga di ferro la rivale e i suoi tre figlioletti. Non si udì un grido». In quel «non si udì un grido» sono condensati tutto il terrore, ma anche tutto il pudore che un cronista di nera può utilizzare in un pezzo: ci vuole maestria a spingere sui due pedali, a dosare l’uno e l’altro ingrediente, per non essere reticenti e per non sembrare degli sciacalli. Dino Buzzati, Maurizio Pilotti. Libertà.
Don Ferdinando Avolio era anche lui un poveraccio, viveva di un piano automatico sormontato da un scimmietta di nome Asmara, il cui esclusivo alimento consisteva nelle proprie pulci. Giuseppe Marotta, L’oro di Napoli. Rizzoli, 1986.
Chi riesce ad accontentare la moglie e l’amante, le merita entrambe. Roberto Gervaso.