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 2021  gennaio 12 Martedì calendario

La “Million Militia March” contro l’insediamento di Joe Biden

Quindicimila soldati della National Guard sono da ieri in stato d’allerta nella capitale per far fronte alla prossima minaccia: la “Million Militia March” contro l’insediamento di Joe Biden. È la seconda ondata dell’assalto alla democrazia americana, pianificata e preannunciata sui social di destra. “La marcia di un milione di miliziani” è stata preannunciata per impedire l’Inauguration Day il 20 gennaio. Il conto alla rovescia è al cardiopalmo, il Secret Service ha proclamato che il 20 gennaio per l’ordine pubblico e la sicurezza nazionale diventa un National Special Security Event, questo alza allarme e mobilitazioni ai massimi livelli, impone dispositivi di sicurezza rafforzati con la collaborazione di tutte le forze poliziesche, militari, di intelligence.Ma il pericolo è ovunque, il nemico è sfuggente. Perfino date e luoghi dei prossimi assalti sono incerti. La seconda ondata dell’offensiva può cominciare dal 17 gennaio, in questo weekend, prolungando violenze e disordini per quattro giorni consecutivi. Inoltre, anziché convergere su Washington le milizie possono colpire altrove: l’America è disseminata di Capitol Hill, le capitali dei 50 Stati Usa ospitano “repliche” della collina del Campidoglio, sedi di altrettante assemblee legislative e palazzi governativi. Tanti bersagli da difendere, visto che la tattica è quella dell’insurrezione.I preparativi per resistere alla nuova offensiva sono già ben visibili a Washington: attorno al Congresso è stata eretta quella barricata insormontabile che mancò mercoledì scorso; la sindaca ha assunto poteri speciali, esteso il coprifuoco, e può ordinare il blocco di trasporti e vie d’accesso. Resta il problema della sovrapposizione di sigle e organizzazioni che si suddividono – o si contendono – le competenze sulla sicurezza nella capitale, però la regìa dovrebbe essere unica e concentrata in capo al Secret Service, il corpo speciale dei “men-in-black” che difendono il presidente da attentati.Ma l’intelligence ha intercettato già da molti giorni preparativi per assalti molteplici a bersagli diversi. Il Site Intelligence Group, specializzato nel tracciare l’attività online dei gruppi estremisti, segnala da molte settimane i preparativi della galassia di estrema destra per una giornata di proteste armate il 17 gennaio, sia a Washington che nelle capitali dei vari Stati Usa.L’Fbi assicura che sta “identificando e investigando tutti coloro che incitano alla violenza”. Sono mobilitati anche i servizi dell’anti- terrorismo di singoli Stati come quello che fa capo al New York Police Department, fondato dopo l’11 settembre 2001.Un problema però viene creato dalla censura che Twitter, Facebook e gli altri social media di massa hanno decretato contro Donald Trump e i suoi seguaci. Il dialogo tra estremisti di destra si è già trasferito su gruppi digitali privati e app “crittate”, che possono sfuggire allo spionaggio delle forze dell’ordine. Un altro problema creato dalla censura dei grandi social è la “vittimizzazione” di intere fasce della popolazione. In molti Stati Usa chi è tornato a casa dopo aver partecipato alla manifestazione del 6 gennaio a Washington, è stato colpito da provvedimenti disciplinari, licenziamenti. Questo accade non solo ai pubblici ufficiali, ma anche a semplici cittadini, dipendenti di aziende private. La sensazione che sia scattata una grande caccia alle streghe, guidata dai colossi del capitalismo digitale, alimenta le teorie del complotto, avalla un’atmosfera di persecuzione, e può spingere nuovi proseliti nelle braccia delle milizie.La violenza nell’aria non si è sopita dopo l’assalto del 6 gennaio, anzi. Tra gli ultimi episodi allarmanti, si susseguono le minacce contro i parlamentari, i vandalismi contro le loro abitazioni private: tra i bersagli ci sono leader democratici come la presidente della Camera Nancy Pelosi, ma anche repubblicani considerati “traditori del presidente”, come i senatori Mitt Romney, Mitch Mc-Connell e Lindsey Graham.Per la Marcia di un Milione di Milizie o altri assalti, sono a rischio soprattutto quegli Stati dove il risultato elettorale venne contestato da Trump, come la Georgia, dove il governatore (repubblicano) Brian Kemp ha già attivato la Guardia Nazionale. Ma episodi di assalto ai Parlamenti locali accaddero già nelle stesse ore in cui veniva espugnato il Congresso di Washington, il 6 gennaio: tentativi di attacchi paralleli impegnarono le forze dell’ordine in Kansas, Colorado, Oregon.Perfino la progressista California ha visto crescere la mobilitazione di milizie dell’estrema destra. Il precedente più significativo, quasi una prova generale, fu nella capitale del Michigan, Lansing, quando ad aprile una milizia armata occupò il Parlamento locale con l’intenzione di prendere in ostaggio la governatrice democratica di quello Stato.