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 2021  gennaio 12 Martedì calendario

La donna al tempo di Francesco

Papa Francesco ha istituzionalizzato con un motu propriola presenza delle donne sull’altare durante la messa, nella lettura dei testi sacri e come dispensatrici dell’eucarestia.Viene così formalizzata e inserita nel codice di diritto canonico una prassi già diffusa in deroga nella vita quotidiana della Chiesa a partire dagli anni Settanta e finora autorizzata dai vescovi. Adesso, però, arriva l’ufficializzazione papale, un atto significativo perché sino a questo momento si riteneva che quelle due funzioni (tecnicamente il Lettorato e l’Accolitato) dovessero giuridicamente essere limitate al genere maschile in quanto considerate propedeutiche al sacramento del sacerdozio.Papa Bergoglio ha accompagnato la sua decisione con una lettera indirizzata al prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il cardinale gesuita spagnolo Luis Ladaria Ferrer, in cui ha specificato che essa “rientra nell’orizzonte di rinnovamento tracciato dal Concilio Vaticano II”.Inoltre ha puntualizzato di avere voluto recepire le raccomandazioni emerse da varie assemblee sinodali dei vescovi, scrivendo che “si è giunti in questi ultimi anni a uno sviluppo dottrinale che ha messo in luce come determinati ministeri istituiti dalla Chiesa hanno per fondamento la comune condizione di battezzato e il sacerdozio regale ricevuto nel sacramento del battesimo”.Questo riferimento alla storicità dello sviluppo dottrinale ribadisce uno dei principi teologici dello storicismo cristiano di papa Francesco riassunto nella formula: “Il tempo è superiore allo spazio”. Il che, stando alle sue parole, significa “generare processi più che dominare spazi” occupandoli e “privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgano altre persone e gruppi che le porteranno avanti finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici. Senza ansietà, però con convinzioni chiare e tenaci”.Questo aspetto è fondamentale poiché parte dal presupposto che Dio si manifesta nel tempo, ossia dentro una profondità storica, e lì continuamente si rivela. Di conseguenza pure la dottrina, almeno “fino a quando lo Spirito ci farà giungere alla verità completa”, è sottoposta a diverse possibili interpretazioni, anch’esse derivanti da questa dimensione fluida, aperta al dialogo e persino al conflitto.Ora non v’è dubbio che, se si guarda alla storia dell’ultimo secolo, esistono pochi processi che abbiano subito una prepotente accelerazione come quello dell’emancipazione femminile. Il rapporto tra le donne e la Chiesa cattolica è sempre stato all’insegna della contraddittorietà, dentro un campo di tensioni calato in contesti storici assai mutevoli. Ad esempio, la professione di fede cattolica sottolinea da subito il carattere maschile della divinità (“Credo in un solo Dio, Padre onnipotente”), ma allo stesso tempo il cristianesimo si è contraddistinto per un’apertura alla presenza femminile seguendo una nota quanto rivoluzionaria affermazione di san Paolo nella lettera ai Galati: “Non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù”.Tradizionalmente la donna ha occupato lo spazio di una doppia polarità: da una parte, il misticismo, grazie al quale si è fatta portatrice di esigenze di riforma ecclesiastica, ma anche politica, secondo una linea plurisecolare che da Caterina da Siena passa per Teresa d’Avila e arriva sino a Teresa di Lisieux, attraversando i molteplici fenomeni di «sante vive», dotate di poteri carismatici e profetici; dall’altra, «l’inferno monacale» delle suore «con gli occhi bassi», rinchiuse nei recinti claustrali dei monasteri, isolate dal mondo e sottomesse ai poteri maschili del sacerdote confessore. In mezzo a questi due indicativi estremi abbiamo un mondo fluttuante, in cui il ruolo della donna nella Chiesa e secondo la Chiesa nella società ha seguito, spesso in contrasto e, nei migliori dei casi, arrancando, la storia dell’emancipazione femminile, a sua volta collegata ai processi di secolarizzazione in atto.Secondo lo storico delle religioni Georges Dumézil le società indoeuropee si fondano da sempre su una “ideologia tripartita” basata su tre funzioni – la forza della guerra, la sacralità del sacerdozio e la fecondità ma ormai soltanto il sacerdozio rimane precluso al genere femminile. Si tratta di un’esclusione che resiste e che papa Francesco ha ribadito con convinzione, ma è oggetto di crescente perplessità, dentro e fuori la Chiesa, anche alla luce del positivo esempio, ormai dalla durata plurisecolare, fornito dall’altro cristianesimo, quello della Chiesa protestante.Nel solco del richiamo al Concilio Vaticano II, papa Bergoglio sembra indicare, prudentemente, una prospettiva. Intanto, con la sua decisione, la presenza della donna si istituzionalizza insediandosi nello spazio dell’altare, ma spetterà al tempo fare il resto perché lo spazio del potere è sempre più il tempo della donna.