Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  gennaio 12 Martedì calendario

La biblioteca di Eco


Dunque, dopo tanto discutere, la biblioteca di Umberto Eco verrà smembrata, secondo il volere della famiglia e contro l’opinione della Direzione generale degli Archivi, che sotto la guida di Gino Famiglietti nell’autunno 2018 riteneva inscindibile il patrimonio librario e archivistico del semiologo-scrittore. Si individuò allora negli spazi dell’Archivio di Stato di Milano la sede ideale per contenere il tutto. In realtà, viste le resistenze, su questa via si era arrivati a un procedimento di vincolo che impediva la separazione dei vari nuclei: quello antico, di circa 1.200 pezzi; quello moderno con oltre 35 mila volumi; l’eccezionale archivio degli autografi e dei documenti. Il ricorso al Tar da parte degli eredi non ha ancora avuto esito, ma l’accordo con il ministero dei Beni culturali ha tagliato la testa al toro: all’Università di Bologna andrebbe la biblioteca moderna di lavoro; a Brera andrebbero gli incunaboli, le cinquecentine e le edizioni preziose (cedute per oltre due milioni di euro); le carte (manoscritti, carteggi e altro) un po’ a Milano e un po’ a Bologna. Ciò accontenta le parti in gioco, ma finisce per disperdere la personalità intellettuale di Eco in varie tranches, frammentandone la visione d’insieme, oltre a rendere più scomoda la consultazione per gli studiosi. Naturalmente, l’obiezione immediata di quelli che ritengono secondaria l’unità del patrimonio è che tanti scrittori del Novecento hanno avuto un uguale destino di dispersione: si pensi a Gadda, Calvino, Pasolini, Montale… Ma se per questi la frammentazione è dovuta ad accidenti storici o biografici non prevedibili che hanno fatto penare le istituzioni di tutela (i casi più clamorosi sono Verga e Quasimodo), per Eco il problema poteva essere evitato a priori ed è invece stato provocato a posteriori. Curiosa decisione, tanto più per un autore complesso che va considerato (funzionalmente) nel suo insieme: il semiologo e filosofo non separabile dal narratore, il narratore non separabile dal bibliofilo, il cultore di libri antichi non separabile dal saggista, il saggista non disgiunto dal lettore onnivoro, il lettore dallo scrittore in proprio metaletterario e postmoderno. Un intellettuale legato all’idea strutturalista secondo cui «tout se tient» (tutto si tiene). Mah! Contenti i familiari, contenti tutti? Non sempre.