La Gazzetta dello Sport, 12 gennaio 2021
I terzini bomber
In un servizio tv su una delle ultime uscite della poco memorabile Inter di Roy Hodgson, l’indimenticato Alberto D’Aguanno – con la sua ironia da degno erede di Beppe Viola – apriva il suo racconto sferzando il gioco nerazzurro: «Applica lo schema universale su calcio d’inizio, cioè palla a Roberto Carlos che calcia da 30 metri». Sono passati quasi 25 anni, il calcio è cambiato e (purtroppo) pure il modo di raccontarlo. Eppure gli “esterni” sono ancora più... centrali: inseriti in sistemi di gioco che non applicano quel famoso “schema universale” ma che anzi sono fatti apposta per esaltare il ruolo di chi gioca in fascia. E proprio l’Inter ha in questo momento l’esterno più decisivo del campionato, Achraf Hakimi, e curiosamente ha sviluppato nel suo settore giovanile l’omologo sull’altra fascia protagonista delle ultime due giornate, Federico Dimarco. Entrambi in gol: il marocchino a Roma, portando a 6 il suo già straordinario bottino stagionale, e l’italiano contro il Crotone, dopo aver incantato tre giorni prima con un prodigioso sinistro al volo contro il Torino. Della stessa categoria fanno parte Gosens e Hateboer, Spinazzola e Zappacosta, Singo e Lazzari. E in un certo senso pure Federico Chiesa, perché da un punto di vista strettamente tattico il ruolo dello juventino è equiparabile a quello degli altri. Tutti, comunque, con almeno un gol in questa stagione.
Esempio Atalanta
La ragione prima è da ricercare nella diffusione sempre più capillare della costruzione a tre uomini in difesa, che permette di “alzare” gli esterni. Già con Lichtsteiner, Pepe o Giaccherini, Conte aveva stabilito l’importanza del contributo degli esterni. Gasperini ci ha costruito parte della sua Atalanta. A Bergamo si sono fatti grandi Andrea Conti – 8 gol nella prima, sorprendente stagione di Gasp in nerazzurro – e proprio Spinazzola, poi Hateboer e Castagne, ora soprattutto Gosens. Il tedesco è arrivato a Zingonia da semisconosciuto, sotto la guida di Gasperini è approdato fino alla nazionale. Perché il sistema gasperiniano chiede agli esterni di attaccare senza palla lo spazio sul secondo palo: ecco i gol di Conti da destra quando il Papu disegnava da sinistra, ecco i gol di Gosens da sinistra (9 la stagione scorsa, già 5 quest’anno) sfruttando le pennellate di Ilicic da destra.
Attaccanti mascherati
In generale, il concetto originario è ampiezza. Quasi tutti gli allenatori cercano di allargare il campo facendo salire gli esterni per sfruttare loro e per aprire corridoi centrali. Chi gioca in fascia è molto spesso un’ala aggiunta più che un terzino che corre all’indietro. E l’intento non è più solo prendere il fondo per il cross ma anche cercare la porta. «Poi dipende anche dall’attitudine individuale – spiega Paolo Tramezzani, ex terzino dell’Inter ora allenatore e commentatore tv –: Hakimi è “prestato” al ruolo di difensore ma ha l’istinto dell’attaccante, perché entra nel campo, stringe, può affondare sul destro o rientrare sul sinistro. È una cosa innata. E ce l’ha anche Dimarco, che per me è il top: l’ho avuto al Sion e gli ho visto fare cose pazzesche. Gol come quello al Torino o all’Inter l’anno scorso uno nel suo ruolo lo fa una volta nella vita, e invece lui è in grado di farne tanti così. Anche quello al Crotone non era mica facile...». L’attitudine significa anche che Gosens segna 5 gol e Hateboer, stesso ruolo e stessa squadra, la metà; Hakimi ne fa 6 e i suoi omologhi a sinistra non lo avvicinano nemmeno se messi insieme. La Juve ha Chiesa, che nella disposizione fluida della Juve Pirlo utilizza a tutta fascia: lui è attaccante vero, e gli effetti si vedono. Il romanista Spinazzola non ha invece mai avuto un grande feeling con la porta (nemmeno con Gasperini).
Spazio in periferia
I compiti degli esterni si ampliano sempre di più: corridori, registi (Dani Alves, Cuadrado), ora pure finalizzatori, Vale per i cosiddetti “quinti” ma anche per i terzini delle difese a quattro. Theo Hernandez, in questo senso, è l’uomo in più del Milan, con i suoi 4 gol e l’inimitabile capacità di sfondamento. Ma nel suo piccolo pure Letizia – 3 reti finora – è un atout nel Benevento di Inzaghi. «Sull’esterno si crea la superiorità che al centro è più difficile avere. Anche perché nel nostro campionato non ci sono centrocampisti di altissima qualità sulla trequarti, dunque si passa più facilmente dalle fasce: tante rifiniture arrivano da lì», l’acuta lettura di Tramezzani. Poi possono esserci interpretazioni differenti: la Lazio ha un impianto simile ad Atalanta e Inter e passa largamente dalle bande, ma Inzaghi ha la qualità al centro per colpire sfruttando lo spazio creato in ampiezza, dove ci sono esterni più “tradizionali” e meno attaccanti. E infatti a segno sono andati Lazzari e Pereira (un gol), Marusic e Fares sono ancora a zero ma tra tutti non hanno mai avuto cifre realizzative significative. Del resto, non tutti hanno Hakimi, «da salvaguardare come una specie protetta», come ha twittato Aldo Serena, uno che la strada per la porta la conosceva piuttosto bene.