ItaliaOggi, 12 gennaio 2021
Donne di conforto, una ferita aperta fra Tokyo e Seul
Torna alta la tensione fra il Giappone e la Corea del Sud, dopo che un tribunale di Seul ha condannato Tokyo all’indennizzo di dodici cosiddette donne di conforto, un eufemismo per definire quelle donne, in maggioranza coreane, costrette a prostituirsi per i soldati dell’esercito imperiale durante la seconda guerra mondiale. Il portavoce del governo nipponico ha definito la decisione «profondamente deplorevole» e «totalmente inaccettabile», mentre l’ambasciatore sudcoreano è stato convocato al ministero degli affari esteri. La storica sentenza condanna il Giappone a versare 100 milioni di won (circa 75 mila euro) a ciascuna delle querelanti, alcune delle quali sono nel frattempo decedute.Per il Sol levante la condanna non ha alcun valore. Il governo dell’arcipelago ritiene infatti che le richieste di indennizzo per il periodo della colonizzazione della penisola (1910-1945) e della guerra siano state completamente e definitivamente regolate durante la normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra i due paesi nel 1965, mentre quelle per le donne di conforto lo siano state con la firma nel 2015 di un accordo bilaterale. Tokyo ha rifiutato di partecipare alle udienze e non farà appello. I suoi argomenti sono stati rigettati dal tribunale sudcoreano per il quale gli accordi conclusi non prevalgono sul diritto delle vittime a chiedere risarcimenti.
Dal suo arrivo al potere nel 2017, il presidente sudcoreano Moon Jae-in ha denunciato l’accordo sulle donne di conforto. Nel 2018 la giustizia di Seul ha condannato alcune imprese giapponesi per lo sfruttamento dei lavoratori forzati durante la guerra. Il Giappone ha replicato limitando l’export di alcuni elementi essenziali per il settore dell’elettronica.
La sentenza di un altro processo intentato da donne di conforto è attesa per domani 13 gennaio.