Avvenire, 12 gennaio 2021
A Berlino il club peggiore di sempre festeggia
Lo scorso 2 gennaio, non lontano dal mitico Olympiastadion, la casa dell’Hertha Berlino: i tifosi del Tasmania Berlino, poche ore prima della sfida tra Hertha e Schalke 04, hanno affisso striscioni dal tono amaramente beffardo, in cui chiedevano alla società di Gelsenkirchen, allenata dallo svizzero Christian Gross, ultima in classifica con soli 4 punti dopo 14° giornate, di ritornare al più presto possibile alla vittoria.
La ragione di questa bizzarra richiesta è presto detta: nella “storica” e surreale stagione 1965/66, il Tasmania Berlino giocò la peggior stagione di sempre nella storia della prima divisione tedesca. Otto punti in campionato, due sole vittorie (all’epoca ogni partita vinta dava ancora due punti), nessun successo in trasferta, record di sconfitte consecutive (28), record di sconfitte in casa (12), peggior sconfitta casalinga (0-9 contro il Meidericher SV), ma soprattutto record di partite senza mai vincere (31). Lo Schalke 04, mettendo insieme lo sciagurato 2020 e l’inizio del 2021, è arrivato a 30 sfide senza vittoria: 10 pareggi, 20 sconfitte, solo 8 gol fatti, 39 subiti, mettendo a serio rischio il record negativo della società di Berlino sud. Solo la roboante vittoria, (un rotondo 4-0, con tripletta del promettente Matthew Hoppe) arrivata contro il non irresistibile Hoffenheim, nell’ultimo turno di Bundesliga, ha scongiurato l’umiliazione ai Königsblauen di Gelsenkirchen. Il Tasmania Berlino, attualmente militante nella NOFV-Oberliga Nord, la quinta serie del calcio tedesco, a dispetto delle aspettative, sembra essere particolarmente affezionata al proprio triste primato: «Il nostro record, seppur negativo, ci lega indissolubilmente alla storia della Bundesliga. Non è altro che pubblicità gratuita: non può che far bene al nostro club». Così raccontava, alla celebre rivista kicker, Almir Numic, dallo scorso maggio presidente del Tasmania Berlino. «Sono un tifoso del Borussia Dortmund; nonostante ciò spero davvero che lo Schalke 04- contro il quale il BVB gioca l’infuocato Derby della Ruhr-, possa tornare al più presto possibile alla vittoria». Desiderio esaudito: quando si tratta di primati, seppur negativi, non c’è rivalità sportiva che tenga… La vertiginosa propensione alla caduta di queste squadre ricorda la celebre formula di Samuel Beckett: «Ho provato. Ho fallito. Non importa. Fallirò ancora. Fallirò meglio», confermata, del resto, dalla splendida parabola dell’Excelsior di Bolzano. Dietro a dei numeri alquanto impietosi -3 vittorie e 6 pareggi, in 20 anni di attività (380 gare ufficiali giocate) – c’è la storia di una società, dal 2001 iscritta al campionato di terza categoria della Figc per la Provincia di Bolzano, che negli anni ha fatto dell’inclusione e l’integrazione motivi d’orgoglio e di vanto. Una squadra anticonvenzionale, che concede a tutti i tesserati lo status di titolare e non pratica nessuna selezione in base alle qualità tecniche dei singoli, permettendo a qualunque tesserato lo stesso minutaggio. Turn-over, panchinari, seconde scelte appartengono ad altre categorie che non hanno nulla da spartire con la favola dell’Excelsior. Parte della rosa è composta da stranieri, spesso richiedenti asilo, provenienti dall’Africa, Afghanistan, Iraq...Il risultato finale della partita non può che passare in secondo piano. Non un caso che tra il 2015 ed il 2016 il regista francese Gaudry ha girato il suo: Magnifici Perdenti, dedicandolo alla parabola dell’Excelsior di Bolzano; società che ha fatto di una filosofia basata sull’uguaglianza dei giocatori e sul fairplay, la sua raison d’être. A vincere, in fondo, sono capaci tutti. Ma perdere con stile è affare di pochi.