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 2021  gennaio 11 Lunedì calendario

Con la pandemia gli inglesi hanno smesso di fare sesso

Niente sesso, siamo inglesi? Dal 3 gennaio il Regno Unito è di nuovo in lockdown totale (il terzo) contro il dilagante Coronavirus, le maglie delle restrizioni potrebbero stringersi sempre di più e questo è un problema anche per i single: chi rispetta le regole ha ridotto cospicuamente la sua attività sessuale negli ultimi mesi. Tanto che un quarto dei britannici non ricorderebbe nemmeno l’ultima volta che ha fatto sesso.
A sostenerlo è uno studio dell’azienda di salute sessuale britannica MysteryVibe, che ha condotto un sondaggio su 10mila persone in Regno Unito. C’è chi parla di “recessione sessuale”, oltre che economica: un terzo degli interpellati ha dichiarato di aver fatto meno sesso nel 2020 rispetto al 2019 e lo stesso il 40% delle donne, che dunque sembrano maggiormente colpite da questa condizione. Ma soprattutto il 25% dei britannici sostiene di non aver fatto mai sesso nel 2020 a causa delle problematiche in atto nella lotta al Covid e dell’ansia che queste possono generare. 
Le cose potrebbero presto complicarsi ancora di più: il governo sta pensando di aumentare i divieti per cercare di contenere l’avanzata della “variante inglese” del Coronavirus e di eliminare le “support bubbles”, ovvero la “bolla di sostegno” che tutti i single e le persone anziane che vivono da sole possono stringere con un’altra persona o altro nucleo familiare, fisso e non intercambiabile. Una misura per permettere di aiutare chi ha bisogno di assistenza ma che quando venne annunciata all’inizio della scorsa estate era stata considerata anche come la fine del “sex ban”, ovvero del divieto di sesso: perché un single ancora oggi può vedersi liberamente con un’altra persona (sempre la stessa però), all’esterno e all’interno, formando una “bolla”. 
Tuttavia la “support bubble” potrebbe essere presto sacrificata. Perché la crisi del Coronavirus in Regno Unito è arrivata nel suo momento più difficile e drammatico e il governo sta facendo il possibile per fermare la corsa dei contagi e il conseguente boom di ricoveri per Covid: gli ospedali britannici “sono nel momento più difficile della loro storia”, dicono la massima autorità medica del governo, il prof. Chris Whitty, e gli altri responsabili della Sanità pubblica. Gli ospedali rischiano di essere travolti di pazienti per Covid entro pochi giorni, tanto che a Londra il sindaco Khan ha dichiarato emergenza, come aveva fatto per la strage della Grenfell Tower e l’attentato terroristico dell’Isis sul London Bridge nel 2017. Il prof. Marcel Levi, a capo degli University College Hospitals, è drammatico: «Di questo passo, saremo costretti in alcune strutture a curare solo pazienti Covid». Che nella capitale, dove la situazione è allarmante  oramai crescono di 800 al giorno. Sbaragliato il picco di ricoveri di aprile (19mila): ora siamo a ben oltre 30mila, +60%.
Secondo gli esperti, oggi un residente su 30 a Londra ha il Coronavirus. Non solo. La settimana scorsa 1,2 milioni di persone in Inghilterra si sono infettate. Negli ultimi giorni giorni sono morte oltre mille persone con il Covid ogni 24 ore: ieri domenica 563, ma perché il computo domenicale è sempre inferiore essendo weekend. Totale dei decessi dall’inizio della pandemia: 81.143. E i nuovi casi sono da giorni sopra i 50mila quotidiani (su 500mila test). Nel governo c’è chi teme che nelle prossime due settimane si possa toccare la mostruosa cifra di 2mila morti al giorno, prima di vedere gli effetti del lockdown in corso. Ieri vicino a Epsom, nel Surrey, 170 cadaveri di persone morte per Covid sono state trasferite provvisoriamente in un centro della Difesa perché gli obitori sono stracolmi. Una scena che ricorda quelle terribili di Bergamo lo scorso marzo.
Secondo uno studio citato oggi dal Guardian, una persona su cinque, ossia almeno 12,4 milioni di persone, hanno o hanno già avuto il virus in Inghilterra. Nei quartieri orientali londinesi di Dagenham e Barking, falcidiati dalla variante inglese del virus, si stima che addirittura il 50% degli abitanti abbia contratto il Coronavirus dall’inizio della pandemia e che attualmente sia infettata una persona su venti in quelle aree. Per questo non c’è tempo da perdere e il governo vuole vaccinare quante più persone possibili al più presto, distanziando la prima e la seconda dose fino a 12 settimane e fornendo un’immunità dunque limitata ma al momento vitale. Una decisione che ha provocato scetticismo e polemiche, anche dalle stesse case farmaceutiche come Pfizer, che non hanno mai sperimentato una finestra così ampia per il richiamo del vaccino. Un azzardo che fa capire quanto disperata sia la situazione oltremanica. Oggi il ministro della Salute Hancock svelerà il maxi piano delle vaccinazioni: due milioni già vaccinati, 15 milioni entro metà febbraio, tutta la popolazione entro l’autunno. Per, si spera, poter iniziare a dire addio a quest’incubo che sta martoriando il Regno Unito e il mondo.