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 2021  gennaio 11 Lunedì calendario

La messa dopo 54 anni sulle rive del Giordano dove fu battezzato Gesù

GERUSALEMME – Cento anni dopo l’acquisto dei terreni, 54 dopo che vi fu celebrata l’ultima messa, ieri i frati francescani hanno potuto accedere nuovamente alla chiesa di San Giovanni Battista sulle rive del fiume Giordano. Siamo a Qasr el-Yahud, “il castello degli ebrei”, che le tradizioni religiose identificano come il varco d’ingresso di Giosuè nella terra promessa e come il luogo del battesimo di Gesù.
Negli anni, otto confessioni cristiane hanno costruito qui monasteri, per ripercorrere la tradizione del pellegrinaggio. Poi, la guerra dei Sei Giorni e il confine tra Israele e Giordania che segue il tragitto del fiume – in questo punto di pochi metri – hanno trasformato l’area in un campo minato per respingere i nemici e costretto i frati all’abbandono.
«Abbiamo firmato lo stesso registro della messa che utilizzarono gli ultimi frati nel 1967, l’abbiamo trovato intatto nel 2018. Possiamo dire di aver voltato pagina, speriamo anche rispetto al 2020», ci dice padre Ibrahim Faltas, che per la Custodia ha seguito il percorso che ha portato i francescani a riprendere possesso del sito. Una chiesa piccola che spicca nel suggestivo paesaggio del deserto della Giudea, pochi chilometri a est del Monte delle Tentazioni a Gerico.
Nel 2011, Israele – che secondo gli Accordi di Oslo amministra l’area – aveva già aperto ai turisti l’accesso a parte del sito battesimale, meta per migliaia di pellegrini. La guerra con la Giordania è cosa del passato dal 1994, ora al massimo la battaglia è contendersi i turisti post Covid, che potranno scegliere da quale sponda immergersi nel Giordano.
Nel 2018, l’ong Halo Trust è intervenuta per la bonifica delle aree minate, eliminando oltre 4 mila ordigni e soprattutto riuscendo in un’impresa non da poco nella terra dello statu quo : mettere d’accordo le diverse denominazioni cristiane, nonché le autorità israeliane e palestinesi.
Ad ottobre le chiese hanno ottenuto nuovamente l’accesso ai monasteri abbandonati dal 1967. La Custodia di Terra Santa è stata la prima ad avviare i lavori di restauro che hanno consentito di svolgere ieri la liturgia, emozionante seppur ridotta secondo gli standard anti Covid.
«Questo luogo, da campo di guerra, minato, è tornato ad essere un campo di pace, di preghiera», ha detto nell’omelia il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, che ha ringraziato il presidente israeliano Reuven Rivlin per aver «fortemente voluto la restituzione di questi luoghi santi alle chiese».
Rivlin, dal 2015, in accordo con le autorità giordane e palestinesi, si è fatto promotore del progetto “Terra dei Monasteri”, discusso anche con Papa Francesco, invitato dal presidente israeliano a inaugurarlo a lavori terminati, forse già nel 2021.
In un messaggio consegnato a Repubblica, il presidente israeliano esprime la volontà di «far sì che il sito del battesimo di Gesù torni a essere un’oasi di fede e speranza, dove cristiani, ebrei e musulmani potranno creare un luogo di pellegrinaggio e preghiera, di pace e collaborazione».