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 2021  gennaio 10 Domenica calendario

Il business milionario degli arresti in Siria

Secondo il campione analizzato, il regime siriano avrebbe ricevuto, per il rilascio delle 250mila persone che si stima siano state arrestate fino ad oggi, circa 900 milioni di dollari dalle loro famiglie. Per la promessa di poter visitare in carcere le 100mila vittime di sparizioni forzate, la cifra supera i 19 milioni: 2.507 dollari in media a persona. Il totale versato a funzionari corrotti e intermediari per ottenere informazioni, supera i 90 milioni.
Una strategia per schiacciare gli oppositori, ma anche un mezzo per finanziare l’apparato di controllo sui civili attraverso un sistema di estorsioni, alimentato dalla manipolazione dei social e delle informazioni. È quanto emerge dal report “Forcibly Disappeared in Syrian Detention Centers” elaborato da Association of Detainees and the Missing in Sednaya Prison, impegnata a sostenere le famiglie delle vittime di arresti e sparizioni forzate della principale prigione militare in Siria. Un documento unico per metodologia e campione analizzato: 500 famiglie con figli, mariti, fratelli, nipoti scomparsi, dislocate in particolare in Turchia, l’area di Idlib e Afrin e 700 interviste a persone rilasciate. È proprio Sednaya la prigione nella quale finisce l’80% degli scomparsi contro il 5,77% di Adra, a Damasco, e 1,28% di Idlib. Solo il 4% di loro ha potuto ricevere una visita. Ma mentre il 3% dei familiari
ha ricevuto un certificato di morte del loro congiunto, oltre il 40% di loro non ne conosce il destino. Sempre secondo l’indagine, il 94% dei casi di sparizione forzata avviene in aree sotto il controllo del regime e dei suoi alleati Russia e Iran, con una particolare predilezione per chi è nato ad Idlib. La metà degli arresti avvengono ai check-point controllati dal Sirian Arab Army. Il 19% è invece riconducibile alla sola sicurezza militare, il 5% alle altre intelligence governative e il 24 a forze «sconosciute» legate al Ministero degli Interni. Quasi tutti gli scomparsi sono di etnia araba, musulmani sunniti. L’80% di loro ha più di 27 anni, il 7% soffre di malattie gravi e solo un quarto ha un grado di istruzione di scuola superiore.
Damasco è in testa alle città in cui avvengono le sparizioni, seguita da Idlib, Aleppo ed Homs: il picco nel 2012, dopo le prime proteste. Ma mentre il boom degli arresti è stato il 2011 e i rilasci sono avvenuti a partire dal 2014, le sparizioni sarebbero state il mezzo per eliminare quanti non potevano essere ospitati nelle carceri sovraffollate. Circostanza a cui si aggiunge il deterioramento delle condizioni di detenzione e le sistematiche torture.