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 2021  gennaio 10 Domenica calendario

La pandemia è già costata all’Nba 1,5 miliardi di dollari


La Nba è ripartita, fuori dalla “bolla”, ma con proiezioni preoccupanti per i mancati ricavi. Il Covid-19 ha già avuto ripercussioni per 1,5 miliardi di dollari e avrà ulteriori conseguenze per il 2021, un anno iniziato a porte chiuse in quasi tutti i campi. Una ferita non da poco, dato che il botteghino e le attività all’interno dei palazzetti valgono circa il 40% dell’intero fatturato della lega. Anche per questo, la Nba ha deciso di stanziare 900 milioni di dollari da distribuire equamente fra le 30 franchigie, dunque 30 milioni a testa, per far fronte (seppur minimamente) ai mancati introiti.
Sempre di 30 milioni di dollari, inoltre, è il costo stimato dai Golden State Warriors per poter mettere a punto un piano di riapertura parziale del Chase Center di San Francisco, inaugurato nel settembre 2019. Il progetto prevede tamponi rapidi per gli spettatori, mascherine, sistemi di filtraggio dell’aria e l’utilizzo del 50% dei posti a sedere per garantire il distanziamento tra i presenti (su 18 mila posti).
Quando e se la Nba riaprirà completamente le porte al pubblico, non è ancora dato sapersi. Di certo, dopo l’esperimento riuscito della “bolla” di Disneyworld, per la nuova stagione si è adottato un approccio diverso. Non poteva essere altrimenti, dato che l’isolamento all’Espn Wide World of Sports Complex è stato limitato a sole 22 squadre e per un numero ridotto di partite. Riproporre su un’intera stagione lo stesso sistema avrebbe comportato sacrifici maggiori, non solo dal punto di vista economico (la “bolla” ha avuto un costo di 150 milioni di dollari, ma ha permesso di salvaguardare i 900 milioni di diritti tv nazionali più i singoli accordi locali). Ad ogni modo, il protocollo adottato dalla Nba finora ha retto: dal 22 dicembre, ovvero da quando è iniziata la stagione, sono stati riscontrati sei positività tra i giocatori, da aggiungere ai nove test positivi in fase di pre-season, mentre gli esami svolti prima di dare il via agli allenamenti avevano evidenziato 48 casi di positività al Sars-Cov-2.
Fuori dal campo, la lega deve comunque fare i conti con le perdite causate dal Coronavirus. Stando a quanto riportato da Espn, i ricavi per la stagione 2019/20 sono crollati del 10%, per un totale di 8,3 miliardi di dollari. Anche per questo, sono state riviste al ribasso le iniziali proiezioni sul salary cap per questa stagione. Prima che si diffondesse la pandemia, l’intenzione della Nba era quella di fissare l’asticella a 115 milioni di dollari, salvo poi tornare sui propri passi e confermare la soglia di 109 milioni già prevista per l’annata precedente.
Facendo un confronto con le previsioni effettuate prima dello scoppio della pandemia, i mancati ricavi si aggirerebbero sul miliardo e mezzo di dollari, ma le misure adottate per contrastare il contagio non sarebbero l’unica causa. Tra l’assenza di pubblico (biglietti, abbonamenti e servizi di ristoro nelle arene) e la mancata pubblicità, il Covid-19 ha tolto alla Nba una cifra che si aggira attorno agli 1,2 miliardi di dollari. A questi si aggiungono 200 milioni di dollari di mancati introiti dovuti alla querelle con la Cina, nata nell’ottobre 2019 per un tweet di Daryl Morey (all’epoca general manager degli Houston Rockets, ora dirigente dei Philadelphia 76ers) nel quale veniva espressa solidarietà ai manifestanti di Hong Kong. In tutta risposta, la Cctv non ha più trasmesso una partita per un anno, fino alla gara 5 delle Finals tra i Los Angeles Lakers e i Miami Heat, ma non sono mancate reazioni anche da parte degli sponsor.
Le proiezioni per il 2021, come prevedibile, non sono rosee. La Nba dovrebbe rinunciare ad almeno 3 miliardi di dollari, nel caso in cui l’intera stagione dovesse disputarsi a porte chiuse. Una cifra che potrebbe avvicinarsi alla soglia dei 4 miliardi, se si considerano anche le perdite sul fronte delle sponsorizzazioni e della pubblicità.
Anche per questo motivo, all’interno della lega non manca chi intende spingere per una riapertura parziale degli impianti, considerando anche il numero ridotto di partite che verranno giocate in questo campionato. Non 82, come di consueto, ma 72, avendo iniziato la stagione a fine dicembre per poter concludere il precedente torneo. Intanto, in queste prime partite della stagione 2020/21, solo sei squadre hanno potuto ospitare un numero minimo di spettatori. Ma tra queste Toronto proprio ieri ha annunciato un nuovo stop al pubblico,