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 2021  gennaio 10 Domenica calendario

Il maltempo non blocca il surriscaldamento

In Italia – Il 2021 è iniziato con nuove piogge abbondanti specie al Nord e sul versante tirrenico, dopo un dicembre di precipitazioni già da record dal Triveneto all’Emilia, alla Toscana (258 mm totali a Piacenza, 312 a Cortina, 324 a Livorno e perfino 996 a Barcis, Dolomiti Friulane, quantità da quattro a sei volte il normale!). Su Alpi e Appennino Tosco-Emiliano l’innevamento è esagerato (simile ai casi eccezionali di inizio inverno 2008-09 e 2013-14 sulle Alpi orientali), con spessori fino a 275 cm ai 1340 m dell’Abetone (Pistoia), situazione rara che però non contraddice il riscaldamento atmosferico a lungo termine. Infatti il Cnr-Isac segnala che, con 1 °C sopra media, il 2020 in Italia è stato il quinto anno più caldo dal 1800, appena sotto i recentissimi casi del 2014, 2015, 2018 e 2019. Inoltre il periodo natalizio è stato grigio e bagnato ma con temperature nella norma, pur con notevoli punte di gelo nei fondovalle dove il suolo innevato si è raffreddato intensamente nelle poche notti serene (ieri minima di -20 °C a Dobbiaco, ma lontana dai -29 °C del febbraio 1969), mentre in Valpadana la pioggia ha rapidamente fuso la neve del 28 dicembre. Due scialpinisti morti in una valanga in Val Senales, suoli saturi d’acqua a valle con frane sull’hotel Eberle a Bolzano e sulla ferrovia Falconara-Orte presso Spoleto, senza vittime né feriti. Scirocco insolitamente caldo ieri in Sicilia, 24,8 °C a Palermo. Uno studio sempre del Cnr-Isac e di Arpa Lombardia (On the concentration of SARS-CoV-2 in outdoor air, su Environmental Research) esclude che le polveri inquinanti nell’aria (Pm10) possano trasportare il Coronavirus aumentando il rischio di infezione all’aperto, ma altri scienziati non sono d’accordo e il dibattito su questo filone di ricerca, complesso e ancora giovane, resta aperto.
Nel mondo – Viaggiando sul bordo di un possente anticiclone senza precedenti sulla Mongolia (1094 ettopascal, nuovo record planetario di alta pressione), il gelo asiatico si è intensificato a inizio gennaio con -19,6 °C a Pechino (non più misurati dal febbraio 1966, quando però si toccarono i -27,4 °C), situazione di blocco atmosferico forse amplificata da un Artico troppo caldo e a corto di ghiaccio marino. Freddo anche in Europa, storica nevicata da 45 cm ieri a Madrid. Per contro, eguagliati gli estremi nazionali di caldo per gennaio in Bangladesh (33 °C) e Nigeria (40 °C). Ma più rappresentative dello stato climatico sono le medie globali: il servizio EU-Copernicus indica che, nonostante il freddo anomalo in Asia centrale, dicembre 2020 è stato il sesto più caldo nel mondo, e l’intero 2020 è risultato l’anno più caldo dal 1850, pari merito con il 2016 (anomalia +0,6 °C) anche senza l’aiuto riscaldante del Niño di quell’anno. In Europa invece il precedente record del 2019 (1,2 °C sopra media) è stato superato nettamente (+1,6 °C). Enormi gli eccessi termici annui nel Nord della Siberia, fino a +7 °C. Intanto non c’è neve nell’inverno di Tromsø (Artico norvegese, a 69° di latitudine Nord), come accaduto solo altre quattro volte in un secolo a inizio gennaio. La crisi climatica è in pieno sviluppo e nel 2020 si sono fatti pochi progressi per affrontarla, denuncia su Scientific American William Ripple, ecologo alla Oregon State University e autore un anno fa dell’appello “World Scientists’ Warning of a Climate Emergency”. Ma barlumi di speranza risiedono nei movimenti giovanili e di protesta per la giustizia climatica, che possono dare una mano nei sei settori ritenuti cruciali per la sostenibilità: transizione energetica e decarbonizzazione, riduzione dell’inquinamento, protezione della natura, dieta meno carnivora, economia meno aggressiva e stabilizzazione della popolazione globale.