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 2021  gennaio 10 Domenica calendario

Il déjà-vu della Serie A

Vittorio Gassman pensava di avere «un grande avvenire dietro le spalle». Il calcio italiano ha invece un grande passato davanti al naso. A volte ritornano, per la precisione: stavolta. È iniziato il 2021, ma sembra il 2020, il 2015, perfino il 2010. Va in onda “Chi l’ha rivisto?": il Parma rimette in panchina D’Aversa, da cui si era separato l’estate scorsa. Il Genoa ha ritrovato Ballardini, ai quali alcuni tifosi si rivolgono come alcuni lettori all’invincibile Ormezzano: «Seguivo suo nonno, o forse era suo padre?» «Ero io». La Fiorentina ha richiamato Prandelli dopo 10 anni e lui si è ripresentato con le tempie striate e lo sguardo malinconico di chi ha fatto un giro nel futuro. Non ci eravamo ripresi dal ritorno di Tavecchio che è arrivato gennaio, col mercatino che da triste («Dai la cera, togli la cera», «Dammi uno scarto, ti do uno scarto») si è trasformato in comico. Perfino i banditori mediatici faticano a trasmettere la consueta eccitazione a vapore. Ci vuole uno slancio di fede per credere che la mossa scudetto per l’Inter possa essere l’arrivo di Paredes, che non sfondò a Roma né nel 2014 né nel 2016. O che il Genoa possa salvarsi aggrappato a Strootman, che la stessa Roma congedò nel 2018. Immune alla nostalgia? Non proprio: tratta il ritorno di El Shaarawy, scaricato nel calcio cinese un anno e mezzo fa. Pechino chiude e gli emigranti di lusso tornano: l’Inter sonda Eder, mollato nel 2018; la Juve pensa a un volto nuovo, il 35enne Pellè, ma perché ha detto no il 38enne Quagliarella, che ebbe dal 2010 al 2014, ma non è escluso ripensi a Mandzukic. La realtà è che tutti questi coetanei di Norma Desmond sono ancora grandi, è il calcio a essersi rimpicciolito.
E non solo quello. L’esempio più clamoroso è Maicon, rientrato in Italia per giocare al Sona, in serie D. È uno del Triplete, ricevette l’Ambrogino d’oro speciale della città di Milano dall’allora sindaco, Letizia Moratti. Hanno ripescato pure lei, alla Regione Lombardia. Com’è possibile che tutto torni?
Non può essere solo la legge della moda: non buttare i pantaloni a zampa d’elefante, fra 10 anni li rimetterai. Né solo l’economia da Covid: meno ricavi, e investimenti. È che non ci fidiamo più del domani, dell’immunità di gregge, della vittima zero. E proviamo, hai visto mai, con quel che c’era stato. È una misura estrema, il passaggio indietro al portiere.
Invece di cercare uno Nzola in qualche serie minore, si rovista il baule in soffitta. Farebbe tenerezza, ma se poi tra 10 anni ci troviamo Gallera ministro e Lukaku al Lumezzane?