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 2021  gennaio 10 Domenica calendario

Patrizia Reggiani racconta

Avvolta in un tailleur rosa confetto, con anelli e bracciali ad accompagnare i gesti eleganti, gli inseparabili occhialoni neri in mano e lo sguardo volitivo di sempre: Patrizia Reggiani, ex Lady Gucci, si racconta con calma e fierezza a 26 anni dall’omicidio del marito Maurizio Gucci, ucciso a Milano nel 1995. Un delitto per il quale è stata condannata come mandante: ha passato 17 anni in carcere.
Contraddittoria, a tratti sconcertante, sempre fedele a se stessa, Reggiani non rinnega il passato e concede di affacciarsi al suo presente nel documentario «Lady Gucci – La storia di Patrizia Reggiani», dall’11 gennaio sulla piattaforma Discovery+. Una intervista di un’ora e un quarto che mostra senza filtri «una donna magnetica che non lascia indifferenti e che ha una storia da romanzo, da film», dice Marina Loi che con Flavia Triggiani è autrice del documentario.
E così, comodamente seduta in poltrona, Lady Gucci, 72 anni, ricorda l’incontro con il futuro marito («Aveva una macchina piccola e io pensai: “Che sfigato”»), le nozze sfarzose (pur senza la famiglia di lui che la considerava un’arrampicatrice sociale), l’esistenza scintillante accanto all’erede della maison fra viaggi, case da capogiro e feste esclusive.
«Facevo una vita incredibile», dice con gli occhi che brillano. Sullo sfondo: la Milano degli anni 60, 70 e 80, attraversata da Reggiani con leggerezza e volontà d’acciaio, nel lusso estremo. «Ha sempre amato il bello e ha ottenuto tutto ciò che voleva», continua Loi.
È per questo che vive dapprima con incredulità la decisione di Gucci di lasciarla dopo 13 anni di matrimonio e con due figlie piccole («Avevo sempre una tata, va beh»). Poi subentra il rancore: «Sono arrivata a odiarlo certi giorni, ma la famiglia è sempre la famiglia». I due si separano («Mi stupii che avesse le valigie già pronte») ma lei resta la signora Gucci.
Io ho un difetto, non so mirare: non lo potevo fare da sola e ho trovato questa «Banda Bassotti» che me lo ha fatto
Le cose cambiano quando lui chiede il divorzio: ha un nuovo amore, Paola Franchi. Sono anni di litigi e accuse (al telefono gli dice: «Sei un’escrescenza deforme, un’appendice dolorosa (…) l’inferno per te deve ancora venire») che portano a un accordo di divorzio stellare: Patrizia riceverà l’equivalente di 1 milione di euro l’anno. Ma quando Maurizio decide di sposarsi, in lei nasce l’idea di eliminarlo.
È il 1994, un anno prima del delitto. Reggiani racconta candidamente: «Chiedevo a tutti, anche al salumaio: “Ma c’è qualcuno che ha il coraggio di ammazzare mio marito?”». E ancora: «Io ho un difetto, non so mirare: non lo potevo fare da sola e ho trovato questa “Banda Bassotti” che me lo ha fatto». Entrano in scena la maga Pina Auriemma, grande amica divenuta nemica, e altri tre uomini condannati poi con le due donne: Gucci viene ucciso il 27 marzo 1995 con tre colpi di pistola nel portone di casa.
Ci vorranno due anni e un’indagine da film (l’«operazione Carlos») per scoprire la verità. «Non pensavo che mi avrebbero beccato», ammette Reggiani. Arrivano i processi, le condanne e i 17 anni a San Vittore: «Victor’s Residence lo chiamo io – dice imperturbabile l’ex Lady Gucci —. Mi sono trovata benissimo, sono stati anni di pace: dormivo, mi lavavo e scendevo in giardino». In carcere avrà anche un furetto e rifiuterà la semilibertà («Non ho mai lavorato, preferisco restare in cella a curare le piante»). «Il carcere non l’ha cambiata – dice il legale Daniele Pizzi – è stata lei a cambiare il carcere».
Oggi Patrizia Reggiani vive con un pappagallo e un cane, circondata da collaboratori che l’aiutano a gestire il patrimonio. È rimasta sola dopo la morte della madre, le figlie non vogliono avere nulla a che fare con lei. «Ora? – conclude – Mi manca di risorgere». Ancora una volta.