il Fatto Quotidiano, 9 gennaio 2021
Il nuovo Lupin
Da Giungla d’asfalto, uno dei primi heist movie della storia del cinema, famoso per aver lanciato la carriera di Marilyn Monroe, al successo planetario de La Casa di Carta. I ladri bucano lo schermo e non c’è da stupirsi che il più celebre fra i ladri della letteratura, quell’Arsenio Lupin inventato nel 1905 da Maurice Leblanc, abbia ispirato nel corso del 900 una decina fra film, serie tv e serie animate. Ora all’elenco se ne aggiunge una nuova, Lupin, disponibile da ieri su Netflix. Non l’ennesima trasposizione dei romanzi ma, come suggerisce il sottotitolo dei primi cinque episodi, Nell’ombra di Arsenio, un omaggio al ladro gentiluomo.
Ambientata nella Parigi di oggi, la serie segue le mosse dell’affascinante quanto enigmatico Assane Diop. Chi è davvero Assane, che l’ex compagna Claire dipinge come un padre assente? Presentato come un addetto alle pulizie del Louvre, nel giro di poche scene si trasforma in un piccolo delinquente indebitato fino al collo (Luis Perenna) e poi in un elegante e ricchissimo uomo d’affari (Paul Serinne). Tutte queste false identità hanno qualcosa in comune: rimescolando le lettere si ottiene sempre lo stesso nome, quello di Arsène Lupin.
La spiegazione emerge poco a poco. Attraverso i flashback lo spettatore scopre che il padre di Assane è morto suicida in carcere dopo aver rubato un prezioso collier; e che il ragazzo si è ritrovato da un giorno all’altro solo, con il romanzo Arsenio Lupin, ladro gentiluomo come unico ricordo del papà. Ecco perché oggi abita in una casa piena di travestimenti ed è abilissimo nei giochi di prestigio: Assane Diop vive nell’ombra del personaggio partorito dalla fantasia di Leblanc.
Il suo passato torna a galla quando il collier rubato dal padre, appartenuto un tempo a Maria Antonietta, viene messo all’asta. Assane elabora un piano perfetto per rubarlo e trovare finalmente una risposta alla domanda che lo assilla da 25 anni: suo papà era davvero un ladro oppure è stato incastrato? Per scoprirlo sarà costretto a usare tutte le sue abilità da trasformista, sostituirsi a un criminale in prigione e poi fingere il suicidio per uscire dal carcere. E siamo solo al secondo episodio…
Creata da George Kay e François Uzan, Lupin vede alla regia Louis Leterrier, già dietro la cinepresa del film Now You See Me – I maghi del crimine. E un po’ di magia c’è anche qui: come farebbe Assane, altrimenti, ad anticipare tutte le mosse della polizia? Il novello ladro gentiluomo preferisce muoversi in solitaria, ma i suoi piani magistrali che prevedono ogni imprevisto somigliano a quelli del Professore de La Casa di Carta. L’effetto sorpresa, una volta che lo spettatore capisce il trucco, è garantito. Avrete capito che Lupin è una specie di one man show che per funzionare ha bisogno di un protagonista in grado di caricarsi tutta la serie sulle spalle. Su chi puntare? Gli showrunner hanno scelto Omar Sy, il gigante del film Quasi amici. Scelta controversa, quella di un Lupin nero, che in Francia ha fatto storcere più di un naso ma che si è rivelata azzeccatissima: sia perché Sy è molto bravo nel rendere credibili anche le trasformazioni più incredibili; sia perché il colore della pelle diventa il peccato originale – il padre di Assane, un immigrato dal Senegal, è facile preda di chi lo vuole incastrare – e quindi il motore di ogni azione del protagonista.
Accanto a Omar Sy c’è Ludivine Sagnier, già vista in The Young Pope/The New Pope nei panni della religiosissima Esther, che qui interpreta Claire. Per il resto il cast tutto transalpino non spicca per brillantezza, confermando l’impressione del one man show. Il personaggio di Arsenio Lupin nacque come risposta francese all’infallibile investigatore britannico Sherlock Holmes, creato a fine 800 da Arthur Conan Doyle. L’ultimo Lupin televisivo, per quanto visto finora, non è al livello dello Sherlock con Benedict Cumberbatch: ma i primi cinque episodi disponibili su Netflix, e soprattutto l’interpretazione del protagonista, promettono bene.