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 2021  gennaio 09 Sabato calendario

L’arrivo di Saviano al Corriere

«Scriverò di Sud, mafia e immigrazione. Cercherò di raccontare storie di cui si parla poco, ma che per me sono centrali». Roberto Saviano annuncia così l’inizio della sua collaborazione con il Corriere della Sera, a partire dal prossimo 15 gennaio. Una nuova avventura che prenderà vita sulle diverse piattaforme disponibili, con commenti e inchieste destinate alle pagine del giornale e approfondimenti multimediali, video e podcast in particolare, per il sito Corriere.it. 
«L’ingresso di Roberto Saviano al Corriere rafforza ulteriormente la già ampia offerta di approfondimento e di inchiesta del quotidiano e del settimanale Sette», ha commentato Urbano Cairo, presidente e amministratore delegato di Rcs Mediagroup. Mentre il direttore, Luciano Fontana, ha sottolineato il contributo che la nuova firma potrà dare al Corriere della Sera «con inchieste coraggiose e analisi di qualità sulla nostra società». 
Lo scrittore nato a Napoli 41 anni fa entra in via Solferino dopo una lunga collaborazione con la Repubblica: «Per me era necessaria una nuova sfida, aprire un orizzonte differente e mettermi alla prova». Non cambieranno gli argomenti da affrontare: «Mi occuperò di temi per me fondamentali, che spesso finiscono ai margini della discussione e vengono appena lambiti dalla cronaca. Eppure, ne sono convinto, si tratta di questioni di assoluto interesse per il pubblico». 
In questi ultimi anni, Saviano ha ingaggiato duelli anche molto accesi con personaggi politici di primo piano, in qualche caso ha preso di petto intere forze di partito: «Continuerò a farlo, se sarà necessario. Per me è importante scegliere da che parte stare e non indietreggiare solo perché non è conveniente o utile sul breve momento». 
Per Saviano il Corriere è un ritorno, i primi passi nel mondo del giornalismo, quando era ancora studente di Filosofia alla Federico II di Napoli, li ha mossi sulle pagine del dorso campano, il Corriere del Mezzogiorno: «Ricordo con nostalgia le prime collaborazioni. Ogni giorno, nella sede di San Nicola alla Dogana, aspettavo che la responsabile della pagina di Cultura, Mirella Armiero, finisse la riunione. E poi la ricoprivo di idee e spunti, storie estreme di malavita che cercavo di raccontare in un modo diverso dalla semplice cronaca nera». 
Quando nel 2006 è uscito l’ormai celebre romanzo d’inchiesta Gomorra, la sua vita è cambiata. L’enorme risonanza ottenuta dal suo libro rivelazione ha spalancato gli occhi dell’opinione pubblica sull’emergenza rappresentata dalla camorra. Il volume ha venduto 10 milioni di copie in tutto il mondo. La camorra dei casalesi, la faida di Scampia, le ecomafie, sono tornati ad essere argomenti centrali nel dibattito politico. Saviano, che all’epoca aveva 26 anni, è andato in tv e nelle piazze a denunciare l’arroganza dell’antistato mafioso. Persino a Casal di Principe, il paese da cui prende il nome il famoso clan; e tra i molti cittadini andati ad ascoltarlo, c’erano anche i familiari del boss Francesco «Sandokan» Schiavone. 
Per questo impegno, come è noto, ha subito gravi e ripetute minacce. Il suo nome è comparso nelle conversazioni intercettate di pericolosi criminali, era diventato un nemico da eliminare. Da allora vive sotto scorta, i suoi movimenti sono limitati. Non così il suo impegno antimafia. 
Gomorra è diventato un premiato film di Matteo Garrone, e poi una delle serie televisive italiane di maggior successo internazionale. Nel suo secondo lavoro, ZeroZeroZero, Saviano ha indagato sui traffici internazionali di cocaina. È tornato al tema della criminalità organizzata a Napoli con altri romanzi, ispirati al fenomeno dei baby boss. Fino all’ultimo saggio pubblicato per Bompiani, Gridalo, dedicato al più ampio tema dell’impegno civile. 
In tutto questo tempo, non ha mai smesso di comunicare sui social network, dove dialoga con una vastissima platea di follower, o in televisione, collaborando in particolare con Fabio Fazio, ospite fisso quest’anno di «Che tempo che fa». Al Corriere porterà, oltre ai commenti e alle inchieste, anche la sua competenza con le nuove forme di comunicazione. Non solo scrittura, dunque, ma anche video e podcast: «Cercherò di declinare ogni uscita nei diversi linguaggi a nostra disposizione. Arricchendola ogni volta di elementi inediti. Sarà come dare a ogni articolo tre diverse vite».