ItaliaOggi, 9 gennaio 2021
Periscopio
Un po’ legge gli appunti, un po’ va a braccio. È in palla, nel suo discorso al Senato, Renzi: e con la postura del vero leader diventa travolgente, ci mette passione, lucidità politica, empatia (non esattamente la sua specialità). Fabrizio Roncone, Corsera.
«Come hai conosciuto il papa?». Gli faceva comodo un polacco che gli raccontasse Roma e mi invitò a cena. Non l’ho mai visto se non a tavola. Non gli piaceva mangiare solo. Jas Gawronski, giornalista (Giancarlo Perna). Libero.
Nel 2021, l’approccio e le decisioni del governo non cambieranno a causa di motivi ideologici e per l’incapacità di saper fare meglio. Giuseppe Conte fa finta di ascoltare, abbozza qualche cambiamento formale sulla cabina di regia e consegna una nuova versione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) del tutto simile, per non dire esattamente uguale, a quella, pessima, già resa nota dopo un Consiglio dei ministri alle 2 di notte. Giovanni Cagnoli. Linkiesta.
Siamo sicuri che gli elettori si accorgano di tutti questi movimenti politici attorno a Palazzo Chigi e che gliene importi qualcosa? La mia impressione è che tutto questo interessi a lei, a me e agli altri mille e quattrocento novantotto lettori di giornali di cui parlava Enzo Forcella. Giovanni Orsina, politologo della Luiss di Roma (Fausto Carioti). Libero.
«Sindaco socialista prima con la Dc, poi con il Pci. Con chi è stato più facile?». «Ho un buon ricordo della Dc anche se erano così divisi, ma anche del Pci. Il mio vice era un migliorista come Corbani, uomo di grande cultura». Paolo Pillitteri, ex sindaco di Milano (Giannino della Frattina), il Giornale.
Il Fondo per la ripresa europeo è ancora una grande opportunità. Siamo in tempo. Ma ogni giorno perso fa avvicinare il rischio che, senza idee e strategie precise, gli aiuti si trasformino da premesse di cambiamento strutturale in debito: per questa e per le nuove generazioni. Non vedo ancora idee chiare su come saranno spesi. Romano Prodi, ex presidente della Commissione europea. (Massimo Franco). Corsera.
Ma perché il Premier adesso è spaventato dal farsi un partito? Nella sua vita, sia professionale che privata, Conte è sempre stato oculato, per nulla avido e con i suoi clienti, la maggior parte di risulta, ha spesso anteposto il lavoro «matto e disperatissimo», soprattutto nelle ore notturne, rispetto ai suoi onorari. Smodatamente scrupoloso, terrorizzato da qualsiasi benché minima contestazione: quelle piccole grane burocratiche in cui è incappato sono state per lui un incubo e, quindi, l’idea di un nuovo emblema politico attorno a sé, da presentare con liste e candidati in tutta Italia, lo atterrisce, ben sapendo che partirebbe una caccia all’uomo che psicologicamente non riuscirebbe proprio a sopportare. Luigi Bisignani. Il Tempo.
Tutti i partiti comunisti sono gruppuscoli, delle sette, non hanno lasciato particolare traccia. Invece i comunisti italiani sono stati abbastanza grandi da poter essere effettivamente autonomi, rispetto al mondo circostante. E ti sentivi al sicuro perché c’erano tante cose, dimensioni, scontri, battaglie: i comunisti stavano sempre a mugugnare, altro che monolitismo, dentro c’erano discussioni aspre. Eravamo tutti contro il compromesso storico, ad esempio. Io l’ho vissuto malissimo. Fabrizio Rondolino, scrittore, autore de Nostro Pci (Susanna Turco). l’Espresso.
Nel libro racconto il mio arrivo allo stadio di San Siro per un concerto: la strana impressione di passare con l’auto tra le persone che stanno andando ad ascoltarmi. L’arrivo sul palco è un passaggio di grande intensità, che sfiora il terrore. Non hai via di fuga, il pubblico si aspetta da te che tu sia Maradona. È un processo straordinario, che ricorda le trasformazioni dei supereroi, e che diventa dipendenza. Cesare Cremonini, cantante (Aldo Cazzullo). Corsera.
Raffaella Maria Roberta Pelloni, detta Carrà, nata a Bologna il 18 giugno del 1943, ha cominciato a nove anni, nel 1952. Quasi settant’anni di carriera. Eppure mantiene uno stupore fanciullesco di fronte al successo, conduce una vita normale, rifugge mondanità, ospitate, gossip. Vive bene anche lontana dalla tv. Sceglie pochi amici, ma buoni. È un misto di ribellione, anarchia e trasgressione. Raffaella Carrà (Maria Volpe). Sette.
A Natale a mia figlia Maria Eco che è nata a marzo, in pieno lockdown, ho fatto conoscere Babbo Natale perché è un diritto di tutti i bimbi conoscerlo. Sta crescendo senza la possibilità di frequentare altri bambini e il suo comportamento è influenzato dal mancato rapporto con i suoi simili. Maria Eco non vive in una casa piena di persone che la stimolano. È una bambina nata in quarantena come tante altre e nessuno ha capito che questa situazione farà crescere bambini diversi come quelli vissuti durante i bombardamenti della guerra. Morgan, musicista: (Luca Piras), Huffington Post.
Meglio una sconfitta alle mie condizioni che una vittoria alle vostre. Avrebbe potuto essere lo slogan della carriera di Surya Bonaly, angelo ribelle del pattinaggio sul ghiaccio, sempre fermata sulla soglia (e mai ammessa) nei saloni dorati della gloria sportiva. Ma Surya aveva solo un grande talento e due colpe: essere la prima atleta nera in un mondo di bianchi, per non dire di biondi. Ad aspettare Surya non c’era nessuno: così se ne è andata la carriera della potenziale star olimpica che mai vinse una medaglia. Ma visto che parliamo di una fuoriclasse, un’acrobazia mai vista prima le permise di sopravvivere al suo stesso volo nel vuoto, un po’ come il barone di Münchausen che si sollevò per aria reggendosi per il codino. Maurizio Pilotti, Libertà.
Nel «Regno del Sud» vegetavano, oltre ai soldati italiani raccolti nei Campi di riordinamento anche sei o sette divisioni regolari, per la maggior parte dislocate in Sardegna. Gli alleati diffidavano anche di quelle. Come spiegava Gambacurta, i più di loro avrebbero preferito non trovarsi tra i piedi quel residuo di esercito italiano, e si auguravano semplicemente che si dissolvesse del tutto. Eugenio Corti: Il cavallo rosso, Edizioni Ares, 36.ma edizione. 1983
Tra i fondatori della lingua italiana potremmo citare Dino Compagni e Guido Guinizelli, la scuola siciliana, Cavalcanti. Ma Dante dà alla lingua e alla letteratura italiana consapevolezza di sé e la collega a un disegno politico e culturale che non era presente nei suoi precursori. Marcello Veneziani (Alessandro Sansoni), il Giornale.
L’amore è bello perché ci dà l’illusione di essere indispensabili almeno alla persona che amiamo. Roberto Gervaso.