Avvenire, 7 gennaio 2021
Il gender entra nel parlamento Usa
Non padre e madre ma «genitori». Non figlio e figlia ma «bambini». Non zio ma «fratello del genitore». Sono alcune delle proposte contenute in un pacchetto di regole presentate da un gruppo di deputati democratici Usa alla vigilia dell’insediamento del prossimo Congresso domenica scorsa. I democratici si affrettano dunque a spingere da Washington la loro visione di un’America «senza gender», che elimini ogni riferimento al sesso maschile o femminile dai documenti ufficiali.
«L’obiettivo è onorare tutte le identità di genere e garantire che usiamo termini inclusivi di tutti i membri dell’Assemblea legislativa e le loro famiglie, compresi quelli che si identificano in modo non binario (vale a dire come né uomini né donne, ndr)», ha spiegato in un comu- nicato la commissione per le regole della Camera. Il documento di 45 pagine sarà una delle primissime misure che il nuovo Congresso, che ha già prestato giuramento domenica, voterà quando si riunirà per la prima volta, questa settimana. La proposta è sostenuta dalla presidente della Camera, la cattolica, Nancy Pelosi, che ha difeso l’utilizzo dei termini neutri in contesti istituzionali pur continuando a definirsi, nella sua biografia ufficiale, «moglie, madre, nonna». Se la proposta sarà approvata, tutte le comunicazioni ufficiali dell’Assemblea
sostituiranno ogni riferimento a «lei» o «lui» con il plurale «loro», che in inglese non ha una connotazione maschile o femminile e che viene usato spesso dalle persone transessuali. La guerra dei pronomi non è una novità negli Usa, nemmeno nel linguaggio istituzionale. È un dibattito in corso da alcuni anni, che si è rafforzato sulla scia della decisione del vicino Canada di adottare un linguaggio «senza genere», offrendo ai suoi cittadini l’opzione di identificarsi sui passaporti come «X»: né maschile né femminile. Ma la rapidità con la quale i democratici neo eletti sono passati all’azione ha sollevato critiche e preoccupazioni. Il capogruppo dei repubblicani, Kevin McCarthy, ha definito su Twitter le nuove regole «stupide» firmandosi: «Padre, figlio, fratello». Altri parlamentari si sono opposti all’idea di dover evitare di riferire a sé stessi e ai colleghi come «deputato» o «deputata», ma solo come «membri».
Sullo sfondo di un dibattito che si preannuncia acceso, non sorprende allora che abbia fatto clamore la battuta discutibile con la quale il deputato Emanuel Cleaver, che è anche un pastore metodista, abbia concluso la preghiera di apertura della nuova sessione del Congresso. Cleaver ha detto «Amen and Awoman», giocando ironicamente sulla pronuncia di a-men (un uomo) e a-woman (una donna), e attirandosi una valanga di critiche.