Corriere della Sera, 7 gennaio 2021
Veniamo tutti da Venere, ormai?
È che nel ’68 eravamo più stoici? E ancora di più nel ’57 e nel 1918? La domanda è sorta in questi mesi di fronte al fatto che le maggiori pandemie del secolo scorso sono state affrontate nel mondo con molta meno paura, ansia e soprattutto con meno lockdown di oggi. Una maggiore forza d’animo del passato rispetto al presente può essere una spiegazione. Ma anche una maggiore rassegnazione al cospetto di eventi enormi può chiarire il fatto che un tempo si accettasse la morte con un certo fatalismo. Soprattutto, però, la straordinaria reazione globale alla pandemia da Covid-19 è da attribuire all’enorme differenza, rispetto al ’900, dello sviluppo della scienza, della medicina e dell’informazione. La pandemia da «influenza asiatica» del 1957 provocò più di un milione di morti. Non ci furono chiusure di attività, se non in pochi casi, e la stampa dell’epoca si mostrò più interessata al lancio in orbita dello Sputnik da parte dei sovietici che al correre del virus. Nel 1968, la reazione non fu molto diversa: l’«influenza di Hong Kong», o «influenza di Mao» come la chiamarono alcuni, provocò tra gli uno e i quattro milioni di morti, secondo l’Encyclopaedia Britannica. Anche in questo caso i confinamenti furono scarsissimi e la pandemia non è mai stata considerata un punto di svolta nella storia. Una maggiore eco ha avuto l’«Influenza Spagnola» del 1918-19. Ma questa provocò forse 50 milioni di morti nel mondo, tra l’altro combinata con le fasi finali della Guerra mondiale. Anche in quel caso non ci furono sostanziali lockdown: con la morte, la gente aveva sviluppato un rapporto terribile e disarmato. Com’è che oggi – siamo attorno a 1,9 milioni di decessi da Covid-19 – la reazione è stata così potente e diffusa, tanto da avere di sicuro limitato il numero di morti? La questione farà probabilmente discutere per parecchio tempo. Un motivo forte è che gli avanzamenti scientifici e medici offrono la possibilità di ridurre diffusione di virus e vittime come ancora nel 1968 non si poteva: se si può intervenire, diventa prioritario farlo. Un altro motivo è il ruolo dell’informazione nel seguire l’evoluzione della pandemia: continuo, totale, in certi casi ansiogeno. Poi, in effetti, siamo forse meno stoici: una parte del mondo, non solo l’Europa, non viene più da Marte, viene da Venere.