La Stampa, 6 gennaio 2021
Fra escort e marijuana israeliani alla scoperta di Dubai
Far aumentare il giro di affari di prostitute, escort service e protettori forse non era tra gli obiettivi primari degli Accordi di Abramo che hanno portato alla storica apertura dei rapporti commerciali tra Israele e gli Emirati arabi uniti. Ma pare proprio che a Dubai stia succedendo anche questo. All’uscita degli alberghi di lusso e dei nightclub della New York del Golfo si possono incrociare gli intermediari che puntano in particolar modo sui nuovi arrivati da Israele infilando sotto ai loro occhi vere e proprie brochure o, in alternativa, facendo scorrere su un iPad le photogallery con le immagini delle ragazze in vendita per qualche ora o per una notte. «Viene tutto fatto abbastanza alla luce del sole, come se fosse un menu per la pizza», ha dichiarato Benny, uomo d’affari che visita Dubai frequentemente.
«Il turismo sessuale israeliano va a gonfie vele qui a Dubai», ammette un altro businessman di Tel Aviv. Secondo il sito israeliano Ynet News il turismo del sesso di Dubai è una delle grande attrattive che spinge molti israeliani, con il pretesto del viaggio d’affari, a visitare la metropoli finanziaria dove si stima lavorino attualmente almeno 45 mila prostitute, nonostante questa attività sia illegale e punita severamente dalla legge emiratina.
In dicembre più di 50 mila turisti israeliani hanno visitato gli Emirati Arabi Uniti, con un picco di 8 mila visite per le feste di Capodanno, alcune delle quali si sono concluse con l’arresto di ragazzi israeliani che fumano hashish e marijuana in albergo, in un Paese dove si rischia fino a 20 anni di galera o la pena di morte per detenzione di droga. Ci sono ora 15 voli al giorno tra Tel Aviv e Dubai, per la durata di appena tre ore e mezza. Tanti turisti, sempre più rischi.
La editorialista del quotidiano israeliano «Haaretz», Amalia Rosenbloom, ne ha scritto un «j’accuse» senza peli sulla lingua, mettendo in guardia gli israeliani che viaggiano negli Emirati: «Dubai è uno dei posti più duri ed uno dei più noti centri della schiavitù e del traffico di umani dei nostri giorni. Prima di fare i bagagli è importante sappiate che tutti quegli alberghi luccicanti di Dubai, quelle shopping-mall strabilianti e quelle spiagge perfette sono costruite e mantenute da gente i cui diritti umani sono stati sottratti in modo violento. E tra questi, il problema della prostituzione è tra i più gravi. Uno dei principali progetti di collaborazione tra Israele e gli Emirati arabi uniti iniziato da poco è, difatti, la fornitura di clienti da parte di Israele, mentre Dubai procura i servizi di prostituzione».
Tra le ipotesi dei più informati c’è anche la possibilità che i gruppi della criminalità organizzata israelo-russa di Tel Aviv cerchino di ampliare le attività con accordi e partnership negli Emirati, dove molte prostitute provengono dalla Russia e dall’Ucraina. Tra le donne sfruttate, molte anche le sopravvissute dal conflitto in Siria e Iraq, anche se Dubai attira escort da tutto il mondo, dagli Stati Uniti alla Nigeria.La storia dello sfruttamento delle donne schiavizzate per rapporti sessuali a pagamento è di lunga data, in questa regione. Ma l’afflusso di un numero sempre più alto di stranieri, e il «divertimentificio» che è diventato Dubai, hanno inevitabilmente fatto crescere il giro di affari. Nel 2007 fu chiuso uno dei bordelli più famosi, vicino all’aeroporto di Dubai, il «Cyclone». Lo avevano soprannominato «Le Nazioni Unite della prostituzione», perché nel club c’erano 500 escort dalla Cina, l’Azerbaigian, il Kazakhstan, il Kyrgyzstan, il Tajikistan, l’Uzbekistan, la Bulgaria e Taiwan. Il «Cyclone» divenne talmente famoso che finì in un film di Ridley Scott con Leonardo Di Caprio e Russel Crowe, «Nessuna verità».
È risaputo che gli Emirati, soprattutto negli ultimi anni, stanno impegnandosi per contenere il traffico della prostituzione, anche se non adempiono pienamente agli standard minimi, secondo il Dipartimento di Stato americano. Leggendo gli ultimi dati disponibili, si vede che nel 2016 ci sono stati 22 processi per traffico di prostitute portati avanti nei tribunali emiratini. Con l’arrivo di un nuovo genere di clientela da Israele, c’è il rischio che i casi aumentino, creando non poche complicazioni nei delicati e importanti Accordi di Abramo.
Ma anche i ragazzi che, lo scrive il «Jerusalem Post», sono stati arrestati per detenzione di marijuana a Capodanno rischiano ora di complicare la situazione di questo nuovo détente. «Sono droghe leggere», si è lamentato uno degli arrestati. «Non è cocaina. La pena di morte per un po’ di grammi in valigia che abbiamo fumato solo in stanza d’albergo? Non credo». Ma la legge emiratina non fa distinzione tra stranieri e cittadini, come sanno gli stranieri finiti in prigione negli Eau con sentenze molto pesanti.