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 2021  gennaio 05 Martedì calendario

Polemica sui balletti colonialisti all’Opéra di Parigi

L’Opéra di Parigi rinuncia ai suoi blockbuster , alcuni grandi titoli del repertorio ottocentesco firmati Nureyev, in nome del politically correct? La Cancel Culture (così simile alla censura sovietica che toglieva Trotsky anche dalle foto) si fa strada fra scarpette e tutù? Basta Bayadera, per esempio, per la cosiddetta «danza dei negretti», di solito allievi della scuola, col volto truccato di scuro? I russi tempo fa avevano risposto che loro negretti autentici in Russia non ne avevano.
C’è del razzismo, del colonialismo in balletti come la Figlia del faraone dove tutto parte dal sogno di un esploratore inglese che si perde fra le piramidi? Per non parlare, guardando in casa dei vicini, di Otello che esulta perché l’orgoglio musulmano è finito in fondo al mare? I ragazzi dalla pelle scura sono stufi di essere scambiati per agenti della Security: è successo per davvero a Binkady-Emmanuel Hié, ex avvocato ora dirigente dell’Opéra. Non importa se sono meticci, nati in Francia: «Lei da dove viene?» si sentono chiedere come minimo. La morte di George Floyd è stato un impulso ad imporre il loro punto di vista. È l’ora di Black Dancers Matter. Ecco allora che ha preso vita la sacrosanta rivendicazione con un documento fatto circolare fra i dipendenti della Casa. Chiedono maggiore attenzione alle diversità e un dibattito sulla questione razziale e sul repertorio. Non affermano che l’Opéra sia razzista, ma sostengono che alcuni dipendenti si sentono discriminati.
Prontamente interviene Alexander Neef il neodirettore della Maison. E di recente un lungo articolo comparso su Le Monde racconta le loro storie con un servizio fotografico che mette in risalto la bellezza scura. In questa occasione il direttore Neef ha, fra le altre cose, dichiarato: «Certe opere spariranno certamente dal repertorio». A quali si riferisce? Poco prima nel testo, sono citati i gioielli della maison Bayadera, Lago dei cigni, Schiaccianoci, lascito Nureyev. Neef non precisa, ma dalle sua parole si è scatenata una polemica sui blog, tutti allarmati per la possibile scomparsa di questi titoli. Compresi i difensori dei valori nazionali come Marine Le Pen.
A questo punto l’Opèra ha risposto su Twitter che c’era stato un malinteso nelle parole di Neef e che nessuno si sogna di eliminare quei lavori. Cosa che tra l’altro sarebbe autolesionista visto il loro successo al botteghino. Ma che i grandi teatri europei debbano aprirsi alle istanze di una popolazione sempre più multietnica è vero. Chiamare a creare per esempio coreografi non «integrati» come Dada Masilo? Il direttore del Royal Ballet Kevin Ohare si dichiara felice di vedere nella sua compagnia lo stesso tipo di persone che incontra per le strade di Londra.
Il punto lo fece bene Sidi Larbi Cherkaoui , belga – marocchino, quando girò il video Apeshit di Beyoncé e JAY-Z, al museo del Louvre a Parigi dove colpiva l’eleganza sfarzosa afroamericana dei performer in quello scrigno altrettanto sfarzoso di ricchezza e bellezza: «È una ricchezza che l’Europa ha costruito grazie anche allo sfruttamento del continente africano e allo schiavismo. E ci porta a riflettere sull’emigrazione dall’Africa all’Europa di oggi. C’è tutta una parte della storia europea che non si impara bene a scuola. Ma di alcune azioni dei nostri avi non c’è da andare fieri e molte ricchezze le abbiamo conquistate altrove. Tutto ciò ha creato una sorta di credito che a un certo punto dovrà essere rimesso in discussione. A volte i figli pagano gli errori dei genitori, ma è così. C’è una necessità da parte dell’Europa di svegliarsi e capire che non può solo prendere senza condividere».