Neanche Pietro Mennea aveva una pista a Barletta. Quante altre Benedetta Pilato ci sono al sud?
«Non so quante, ma sono certa che con delle strutture più adeguate ci possa essere molto più movimento, molti ragazzi riuscirebbero a esprimersi meglio e a uscire fuori.
Spero che nei prossimi anni le cose possano cambiare, magari anche attraverso i miei risultati. Forse per i Giochi del Mediterraneo del 2026 potremo avere una vasca da 50, ma è ancora presto per saperlo».
Presto per sapere anche a cosa lei punterà a Tokyo?
«Alle semifinali. Poi incrocerò le dita. Se posso battere Lilly King? In vasca lunga non c’è storia. Altre avversarie? Non ne ho idea. Per ora le Olimpiadi saranno un traguardo quando ci arriverò e, anche se è brutto dirlo, complice la pandemia e il rinvio di un anno, ce l’ho fatta, ho avuto tempo di lavorare e migliorami tanto. I Giochi saranno poi un punto di partenza. Anche se il nuoto per resta un hobby».
Prego?
«Sto cercando di prendere tutto con leggerezza perché nuotare non è ancora il mio lavoro. È divertimento come lo era sin da quand’ero piccola ed è ancora così.
Vedremo in futuro».
Federica Pellegrini, precoce anche lei, ha sempre detto che senza nuoto non poteva stare.
«Ero bimba e lei già gareggiava, quando l’ho conosciuta è stato strano, ero abituata a vederla in tv.
Non so se riuscirò a nuotare così a lungo come lei. Magari, avere i suoi risultati».
Nello sport le donne sono vincenti, poi faticano a emergere in altri campi.
«Alla mia età noi femmine siamo molto più avanti dei maschi. Poi, in effetti, se penso alla nazionale, non ci sono allenatrici donne. E’ tipicamente italiano: il coach di Adam Peaty è una donna».
Se non il nuoto, cosa vorrebbe fare da grande?
«Il medico, un sogno irrealizzabile, solo per prepararmi ai test sarebbe impossibile specie in questi anni in cui i miei risultati nel nuoto sono buoni. Per ora sono al 3° scientifico, mi piacciono chimica, informatica, disegno tecnico. Vuol dire che all’università sceglierò qualcos’altro che ancora non so.
Chi ha intrapreso medicina alla mia età non aveva i miei risultati in vasca».
Pochi li hanno. Da cosa dipendono?
«Dal divertimento. Io sono solare, anche se Vito dice che sono permalosa. Con lui, un ragazzino dentro, siamo un bel gruppo. Gli allenamenti non ce li fa pesare anche se tosti. Devo migliorare tecnicamente, ma dalle squadre minori siamo arrivati qui. Ci dà orgoglio e allegria».
Anche pressioni?
«Per niente. Andiamo avanti con calma, senza farci schiacciare».
Eppure lei è diventata nota al grande pubblico.
«La ribalta non mi dà fastidio, ma a volte diventa pesante. La percezione di me degli altri forse è cambiata, ma io non sono una leader né ho particolari modelli, preferisco il mio piccolo mondo».
Fatto di cosa?
«Scuola, piscina, studio, amici. La musica di Jovanotti e serie tv, che sto guardando molto in quarantena passato il mal d’occhi, mal di testa e i dolori muscolari.
Niente libri, non mi piacciono.
L’ecologia è un tema, ma sono molto lontana dall’essere una Greta Thunberg. Il mio pappagallo Pluto, intelligentissimo. Mi sono fidanzata da sei mesi con Francesco, nuota anche lui.
Purtroppo ci ha tolto tante cose questo 2020, ma era inevitabile.
Tante videolezioni: l’unico lato positivo è che mi svegliavo più tardi, ma per il resto stare così tanto al pc e senza i compagni mi è mancato moltissimo. Così non vedere gli amici, anche se io non esco tanto comunque. Un sacrificio? Per niente».
Suo papà è un militare, le ha dato disciplina?
«Sì, ma non perché è un militare. E più che disciplina direi regole, cui tiene molto anche mia madre che mi tormenta per farmi asciugare i capelli dopo l’allenamento. Stando da sola per la prima volta in vita mia per un mese e mezzo a Budapest, ho disobbedito».
Che esperienza è stata?
«Bellissima. Mi ha fatto crescere tanto, mi sono confrontata con tanta gente più grande e più esperta di me. Ora questo stop.
Dovrò ricominciare da zero. Ma io non ho paura di niente».