la Repubblica, 5 gennaio 2021
Italiani in fuga dalle città
Via dalla pazza folla, causa Covid-19, alla ricerca di spazi maggiori, di una veranda su cui fare giardinaggio, di uno sbocco all’aperto quando la circolazione è vietata o comunque sottoposta a forti limitazioni. L’anno della pandemia ha avuto un impatto rilevante sul mercato immobiliare, anche dal punto di vista qualitativo. Non tanto sotto il profilo dei prezzi medi – il calo stimato per l’intero 2020 è nell’ordine dell’1-2% – quanto dal punto di vista delle compravendite e delle mete privilegiate negli acquisti.
Fenomeno noto quello sui prezzi, perché il mercato del mattone ha poca elasticità e nei momenti di crisi vede precipitare i rogiti ben prima che le quotazioni si adeguino al calo della domanda; in questo caso poi il lockdown ha oggettivamente messo ostacoli alle visite degli appartamenti e quindi le compravendite hanno avuto un andamento strettamente legato ai Dpcm, con una ripresa nel periodo estivo e una nuova gelata a partire dall’autunno.
Ma non tutto si è mosso all’unisono, anzi. Secondo le stime di Nomisma appunto le grandi città hanno avuto un calo complessivo delle compravendite – nel 2020 – del 20-25% mentre a livello nazionale il dato atteso è di un - 18,7% (che corrisponde a 491 mila compravendite) nello scenario più severo. Prima che arrivasse la pandemia a rovinare le cose, le previsioni dell’istituto di ricerca bolognese erano per un numero di rogiti pari a 612 mila.
Le rilevazioni di Scenari immobiliari fotografano una contrazione del 16,9% delle compravendite nelle grandi città (comunque inferiore alla media nazionale) a fronte invece di un dato con il segno più per i territori della provincia (+1,7%). L’hinterland insomma batte la città pulsante, in alcuni casi in maniera massiccia. Roma forse è il caso più emblematico: la contrazione più netta a livello di città (-20,8%) e nello stesso tempo l’incremento più deciso nella provincia (+13%). Anche Milano, seppure con numeri più contenuti, ha lo stesso andamento: segno meno nella città e un netto rialzo nell’hinterland, che nel caso di Torino è persino più marcato (+9,4% nella provincia, -15,3% in città). «È scattata la ricerca di case più grandi e più confortevoli, anche in previsione di periodi più lunghi passati lontani dall’ufficio – spiega Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari – magari privilegiando la scelta del giardino. A fronte di un mercato in calo nelle grandi città, il numero di transazioni nell’hinterland, soprattutto al centro-nord, è cresciuto. Le preferenze si orientano verso località in cui a parità di spesa si possa prendere un appartamento con una stanza in più o con uno sbocco all’esterno. La tendenza è stata chiarissima nel periodo giugno- ottobre, poi le nuove restrizioni hanno portato di nuovo alla quasi paralisi del mercato».
Un altro fenomeno è quello degli affitti più lunghi nelle località turistiche: invece del classico mese estivo, molti hanno prolungato (o anticipato) il periodo, per trascorrere più tempo nelle seconde case, senza affrontare per il momento una decisione di spesa impegnativa (l’acquist o della casa). Con lo stesso filo conduttore: adattare l’abitazione alle nuove esigenze di vita. Però anche sotto il profilo delle compravendite nel terzo trimestre il mercato è andato meglio nelle città minori e nei luoghi di villeggiatura. «È vero – conferma Luca Dondi, amministratore delegato di Nomisma – però non è chiaro se sia cambiata la domanda della casa di abitazione o se siano scelte di investimento, anche alla luce dei risparmi accumulati durante il lockdown per la difficoltà di consumare».