Corriere della Sera, 5 gennaio 2021
Tutti gli errori e gli orrori di Giulio Gallera
Dalla potenziale candidatura a sindaco di Milano al ruolo di capro espiatorio in meno di un anno. In mezzo, Giulio Gallera è stato protagonista di polemiche, sulla gestione dell’emergenza, gaffes nelle spiegazioni tecniche sul contagio, foto della testa rotta e delle corse al di là dei limiti comunali e altro ancora.
Fino al 21 febbraio 2020 Gallera era semplicemente l’assessore al Welfare della Regione Lombardia. Dalle urne del 4 marzo 2018 era uscito come il più votato dai lombardi ( 11.722 preferenze) e anche per questo era risultato l’uomo giusto – in quota Forza Italia – per coprire la casella più pesante della squadra di governo a trazione leghista del neoeletto presidente Attilio Fontana. Poi è arrivata la notizia del Paziente 1 a Codogno che, oltre a far scattare l’allarme sanitario anche nel nostro Paese, ha catapultato la Lombardia e i suoi amministratori al centro della scena internazionale. In quelle drammatiche prime settimane, quando tutti abbiamo iniziato a conoscere il subdolo nemico invisibile che ci aveva fatti rinchiudere in casa, il volto di Giulio Gallera è diventato familiare a molti anche lontano dalla regione-epicentro del ramo italiano della pandemia. I suoi bollettini quotidiani, raccontati in diretta Facebook nel tardo pomeriggio sono diventati un appuntamento degno di rilevazioni auditel e – per il suo eloquio ondeggiante – un genere che ha suscitato simpatie, ironie e critiche feroci.
In quella drammatica primavera, l’assessore lombardo alla Sanità diventa talmente popolare che qualcuno – considerando che il centrodestra è alla ricerca di un anti-Sala – lo indica come possibile candidato sindaco per Milano. E lui, intervistato da Repubblica a fine marzo raccoglie l’offerta («Non mi tirerò indietro») salvo cercare di correggere il tiro il giorno dopo, spiegando che resterà «in prima linea al fianco di medici e infermieri». Ma non c’è tempo per le polemiche sulle ambizioni, perché l’assessore deve già rispondere alle critiche accese sui ritardi nelle forniture di mascherine e guanti e, soprattutto, sulla scelta (contenuta in una delibera del 23 marzo) di dirottare pazienti infettati dal Covid nelle residenze per anziani.
Il vero Zenit della parabola di Giulio Gallera, però, arriva il 22 maggio, quando – durante la diretta quotidiana – sulle ali dell’entusiasmo per la buona notizia, spiega così l’indice del contagio Rt: «0,51 cosa vuol dire? Che per infettare me, bisogna trovare due persone allo stesso momento infette, e non è così semplice trovare due persone allo stesso momento infette per infettare me». Al confronto, l’inciampo di luglio – quando utilizza una percentuale come misura della febbre – non è nulla.
Suscita ironia, ma è (quasi) senza peccato, l’incidente di metà agosto, quando il responsabile della Sanità lombarda pubblica su Facebook una sua foto con la testa fasciata: «Le mie brevi vacanze si sono interrotte bruscamente – scrive —. Oggi durante una partita di paddle tra amici ho colpito violentemente la testa contro un’inferriata metallica». Nel frattempo, però, è già deflagrata la polemica per i ritardi nelle forniture di vaccini anti-influenzali, fondamentali nello scenario della pandemia. E in dicembre, quando già stanno prendendo forma anche le pesanti critiche sulla gestione del programma vaccinale contro il Covid, Gallera inciampa di nuovo sulla sua stessa, vivace pagina Facebook: da runner appassionato, pubblica alcune foto della sua uscita lungo il naviglio Martesana. Ma suscita indignazione perché prima si ritrae in un selfie con alcuni amici attorno e qualcuno riconosce i punti immortalati: sono ben oltre i confini di Milano. E un’ordinanza vieta di uscire dal proprio Comune di residenza.