La Gazzetta dello Sport, 5 gennaio 2021
La rovesciata di Mattia Zaccagni
Sono due i gol che tutti i bambini del mondo sognano di fare: appoggiando il pallone nella porta vuota dopo aver dribblato mezza squadra avversaria e tirando in rovesciata. Per esemplificare: Maradona contro l’Inghilterra al Mondiale ‘86 e Cristiano Ronaldo contro la Juve nei quarti di Champions del 2018. Due modelli che vantano migliaia tentativi di imitazione nei campetti, negli oratori, nei cortili e anche negli stadi di Serie A. Perché un gol in slalom o in rovesciata nobilita una carriera, strappa applausi anche agli avversari e un sorriso ai compagni che ti prenderanno in giro a lungo. Domenica a La Spezia Mattia Zaccagni ha realizzato un capolavoro, impreziosito ulteriormente dal suo peso specifico: il Verona, grazie a quella rete, ha vinto la partita. E il trequartista di Juric, lui stesso sorpreso dalla bellezza del gesto, esultando si è portato le dita alle orecchie come per dire: «Non sento gli applausi». Lo stadio Picco era vuoto, ovviamente, ma gli applausi sono arrivati dai suoi compagni e da chiunque davanti alla televisione abbia visto quel gol.
Quattro componenti
In “Amici miei – atto II” viene pronunciata una frase diventata poi molto famosa: «Che cos’è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione». È una definizione perfetta per la rovesciata, che non sarebbe possibile se mancasse anche una sola di quelle quattro componenti. Quando Faraoni ha crossato, Zaccagni ha avuto la fantasia di “vedere” la giocata in anticipo, l’intuizione che sarebbe stato l’unico modo per concludere verso la porta, il colpo d’occhio per valutare la distanza tra sé e il marcatore più vicino e tra sé e la porta, la velocità d’esecuzione per stoppare e rovesciare prima che un difensore lo anticipasse. La rovesciata non la pensi, semplicemente perché non ne hai il tempo: non è il progetto di un architetto, ma lo schizzo di un pittore, una macchia di colore abbagliante su una tela bianca. È quasi improvvisazione, un mix di capacità tecniche e qualità atletiche. Calcio allo stato puro, è quella la grande bellezza: Mattia non aveva altre possibilità per tirare, poteva solo fare la rovesciata. E sono le situazioni in cui riescono meglio: come quella di Rooney nel famoso derby di Manchester, o quella di Manduzkic nella finale di Champions poi persa dalla Juve con il Real. Tra l’altro l’azione del Verona ha ricordato vagamente quella dei bianconeri: un lancio, un cross al volo, uno stop di petto. Tantissima tecnica, tantissima qualità. Quella che Zaccagni sta mostrando finalmente con continuità, cominciando anche ad apprezzare il dolce gusto del gol.
Cifre da sistemare
Come può segnare così poco un giocatore con le sue qualità? Eppure l’almanacco riporta cifre deludenti: appena 2 gol in 2.125 minuti nello scorso campionato, 4 reti in 2.190’ nella Serie B 2018-19. In questa stagione la media sta finalmente salendo, siamo a quota 4 in 1.101’. Prima della rovesciata di La Spezia, Zaccagni aveva segnato contro Atalanta (diagonale da sinistra sull’uscita del portiere), Cagliari (tiro a giro da fuori area) e Sampdoria (rigore). Adesso deve continuare a essere incisivo nell’area avversaria perché Mattia è entrato ufficialmente nella fase decisiva della carriera. A novembre è stato convocato per la prima volta da Roberto Mancini: si trattava del gruppo allargato per l’amichevole con l’Estonia a Firenze, ma è comunque il riconoscimento dell’ottimo lavoro che Zaccagni sta svolgendo nel Verona. E chissà che in estate non arrivi la svolta: Mattia piace al Napoli, al Milan, alla Lazio ed è probabilmente il pezzo pregiato che Setti sacrificherà tra qualche mese, di sicuro non a prezzo di saldo. Perché il genio si paga.