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 2021  gennaio 04 Lunedì calendario

Andrea Giuliodori e il successo del blog EfficaceMente

Milano, 24 gennaio 2013, sono le 22.07. L’ingegnere Andrea Giuliodori è ancora in ufficio, sulla scrivania i resti di un panino. È arrivato alla slide 127 di 152 e la presentazione va consegnata al più presto. Si sente in trappola, fra scadenze che si rincorrono. In testa gli ronza l’idea, ormai una convinzione, che «lo scopo del fare non è produrre di più, ma avere il tempo per vivere di più». E quel tempo va riconquistato. Da qualche anno si diverte a scrivere sul proprio blog, EfficaceMente, che tra l’altro ora gira, macina numeri in termini di iscritti e di euro. Perché non provare e mettere a reddito quella passione? La decisione è presa: molla tutto e scommette sul blog, EfficaceMente, appunto, dedicato alla crescita personale, produttività e motivazione. 
Londra, 2020. Andrea Giuliodori è alla testa di una industria della crescita personale che dichiara incassi per 2 milioni di euro. Scommessa, almeno così pare, vinta. 
Riavvolgiamo il nastro e torniamo a sei anni fa.
«Ero manager in un’azienda di consulenza, la PwC (43 miliardi di fatturato). Ci ero arrivato nel 2007 grazie a uno stage post-laurea. Bella azienda, ottima posizione, però sentivo il bisogno di staccare. Ne parlai con il mio capo, Lino Mastromarino, che mi concesse un anno sabbatico. Al termine di quel periodo presi la decisione di cambiare rotta. E mi dimisi».
Il suo ultimo stipendio da manager?
«Circa 55mila euro lordi».
Ed «EfficaceMente» quanto rendeva all’epoca?
«Parliamo di 50mila euro».
Ed ora?
«Nel 2019 intorno al milione e mezzo, nel 2020 abbiamo raggiunto i due milioni. E quel che più conta, gli utili sono all’80%». 
Lei organizza corsi, pubblica libri e guide pratiche. Cosa incide di più sul fatturato?
«L’80% del fatturato è generato dai video-corsi avanzati, in primis #365 Un anno epico. Apriamo le iscrizioni una volta all’anno, a metà dicembre, e ogni volta abbiamo mille nuovi iscritti che poi ci seguono ogni giorno a partire dal primo gennaio».
Al costo di?
«Un euro al giorno. Offriamo una sfida quotidiana di crescita personale. Non credo nei corsi compressi in un fine settimana: ti galvanizzano in quello specifico momento, ma poi tutto svanisce. Un percorso di crescita va costruito giorno per giorno, seguendo azioni concrete e buoni propositi».
E tra i buoni propositi c’è la pianificazione minuziosa della propria attività o studio. Devo presumere che lei fosse uno studente organizzato. 
«Per la verità, solo all’inizio dell’università mi è stato chiaro che senza una buona organizzazione sei fregato. Da liceale, ciò che più mi spaventava dell’università era l’idea di affrontare argomenti complessi. Presto capii che la vera complessità stava nella pianificazione del lavoro».
Era un secchione?
«Maturità con 100 e media sopra il nove, 110 alla laurea. Ma non ero un secchione». 
Gli studi di ingegneria l’hanno aiutata a sviluppare la forma mentis grazie alla quale s’è inventato «EfficaceMente»?
«In realtà avevo scelto Ingegneria per puro pragmatismo. Fosse dipeso tutto da me, avrei studiato Fisica e possibilmente alla Normale di Pisa. Poi confrontandomi con un collega di mio padre, emerse che ingegneria gestionale offriva tante opportunità professionali e questo influì sulla mia scelta. A conti fatti, ora penso di utilizzare non più del 10% delle competenze apprese ad Ingegneria. Semmai è la passione per le materie umanistiche che continua a spingermi a guardare le cose da punti di vista diversi».
L’obiettivo dichiarato di «EfficaceMente» è quello di aiutare a migliorare la produttività, a capitalizzare tempo, energie, risorse. Ma lei riesce davvero ad applicare tutto quello che suggerisce?
«Ad oggi, ho scritto 600 articoli ognuno dei quali presenta una nuova tecnica. Posso assicurare di aver testato in prima persona ognuna di esse. Dalla nascita del blog ad oggi, alcune cose non le seguo più, anche perché è proprio sulla base di quelle che ho poi cambiato approccio». 
Ma lei quanto si sente efficace? Che voto si dà?
«Anche a me capitano giornate storte, può accadere – per dire – che non riesca a fare il rituale del mattino. Io sono il primo lettore del mio blog che di fatto è nato per mettere nero su bianco, su un hard drive, le decisioni. Perché scrivere è una forma di psicoterapia, aiuta a fermare concetti importanti. Permette di mettere a fuoco un pensiero, elaborandolo al meglio». 
Applica il metodo del pomodoro per cui – caschi il mondo – per 25 minuti lavora senza interruzioni e distrazioni, poi cinque di pausa, altri 25 di lavoro, e via di seguito fino alla meritata pausa lunga?
«È una tecnica che mi porto dentro. La applico sicuramente per le attività più noiose, per altri lavori più lunghi e impegnativi riesco a immergermi anche per ore, in quel caso i cinque minuti di interruzione sarebbero controproducenti».
E lo «svuota-mente» per cui consiglia di scrivere che cosa si deve, che cosa si vuole e che cosa si pensa di fare?
«Quello sempre. Ogni domenica sera programmo la mia settimana e questo mi aiuta ad andare a letto sereno».
Non si sente mai sopraffatto da tanta organizzazione?
«EfficaceMente è altra cosa rispetto a efficientemente. Efficacia ed efficienza sono concetti diversi. Tant’è che insisto sulla necessità, anche per noi adulti, di «giocare». Siamo più persone in una, c’è la parte adulta che detta le regole a quella bambina la quale potrebbe ribellarsi a fronte di troppa rigidità. Va trovato il giusto compromesso fra le parti».
Perché troppi schemi e regole nuocciono. 
«Ho scritto articoli sul perfezionismo dove spiego i limiti dei cosiddetti paraguru che ti dicono che devi fare colazione, devi allenarti, devidispensano doveri per una giornata di 30 ore. Conta semmai comprendere gli strumenti di cui abbiamo bisogno in quel momento, per il nostro tipo di personalità e bisogno».
A proposito delle attività ludiche così necessarie all’essere umano. Lei che fa per distrarsi? A cosa gioca?
«Ho riscoperto i lego. Da piccolo impazzivo quando me li regalavano a Natale. Un anno fa mi sono ritrovato in un negozio Lego al centro di Londra, e così me ne sono reinnamorato. Mi diverto a costruire e possibilmente con la musica di Ludovico Einaudi in sottofondo. Trovo poi rigenerante stare nella natura. Pandemia permettendo, per la prossima primavera stiamo organizzando un costa a costa: dal marchigiano Portonovo al toscano Orbetello».
Ha accennato ai paraguri, i dispensatori delle soluzioni e precetti per tutto e per tutti. Quanti danni fanno?
«Dal mio punto di vista posso dire che ampliano il mercato. Riescono ad attecchire con le masse, ma poi le persone più sofisticate comprendono che è necessario un approccio diverso, più vero e leale. E così cambiano traiettoria e arrivano da noi». 
C’è sempre un libro, una frase, un suggerimento arrivato in un determinato momento, insomma un qualcosa che accende la lampadina. Per lei è stato il caso di...?
«Fresco di diploma (scientifico, a Jesi), avevo iniziato un percorso come stagista presso un’azienda marchigiana. Alla fine, il mio capo mi regalò il libro di Dale Carnegie Come trattare gli altri e farseli amici. Quel testo mi aprì gli occhi nei confronti della letteratura sulla crescita personale. Sicuramente ha inciso sul mio percorso professionale».
È difficile gestire il proprio tempo nell’epoca dei social. Lei punta il dito contro di loro, ma di fatto il suo blog tiene conto della loro importanza. Come la mettiamo?
«Il mio è un rapporto di odio-amore come direbbe Catullo. Per prima cosa devo dire che gran parte del nostro traffico non è generato dai social, il grosso viene dal blog. In compenso i social aiutano molto la nostra attività soprattutto nel tenere vivo e continuo il dialogo con la community. Detto questo, è chiaro che i social stanno divorando il nostro tempo e rieducando il cervello riducendone la capacità di focus e concentrazione. Una delle prime persone che ho assunto copre proprio l’area social, e questo mi consente di non dovermene occupare in prima persona».
A proposito di assunzioni. Come si lavora in «EfficaceMente»?
«Siamo in sette di cui quattro, tutti italiani, attivi nell’ufficio di Londra per l’area digitale e marketing. Gli altri collaboratori sono in Italia e a Malta. Attorno alla squadra descritta si muovono varie collaborazioni con professionisti esterni, penso per esempio a Nicola Triglione, medico cardiologo». 
Da uno a dieci quanti contenuti sono scritti da lei?
«Dieci. Per rispetto dei miei lettori, voglio essere l’autore di tutto ciò che viene pubblicato a mio nome». 
E perché è finito a Londra? 
«Terminato l’anno sabbatico di cui le dicevo, mi sono chiesto se tornare nelle Marche, nella bella casa sulle colline e da lì far crescere il blog, oppure rientrare in azienda. Dilemma sciolto da un contratto, per mia moglie, con Google a Londra. Così decidemmo di trasferirci in Inghilterra andando oltre l’orticello italiano»,
Uno dei temi chiave del blog è la concentrazione. Quanto conta l’allenamento e quanto l’attitudine?
«Credo che la capacità di concentrarsi sia una questione di predisposizione, basti pensare – viceversa – a chi soffre di disturbi dell’attenzione. Quando molti paraguru dicono che tutti possono raggiungere un determinato obiettivo, dicono una falsità perché non tengono conto della genetica. Allo stesso tempo, l’esercizio aiuta a migliorare».
Stesso discorso per la procrastinazione, altro suo cavallo di battaglia. Ricerche dimostrano che la propensione a rimandare dipenda anche dalla conformazione della corteccia frontale. 
«A dimostrazione del fatto che bisogna conoscersi. Dopo di che, quando propongo di svegliarsi di buon mattino, suggerisco di farlo e poi dopo tre settimane si tirano le somme. La sveglia all’alba non è per tutti, ma è anche vero che spesso le attitudini non sono il frutto di una predisposizione ma di un’abitudine, ed è lì che si può agire, ma finché non ti metti in discussione non lo saprai mai. Provare non nuoce. Io offro strategie concrete, fornisco strumenti e tecniche alternative. Non credo nella formula magica, credo in tecniche e metodi».
E adesso che programmi ha?
«Il corso Fattore T, dove T sta per tenacia ma anche tigna, che in marchigiano vuol dire essere caparbi, esprime il desiderio di farcela nonostante le condizioni avverse». 
Al momento gli iscritti al blog sono a quota 238mila. Tutti italiani?
«I contenuti sono in italiano quindi il grosso è il Italia, ma abbiamo iscritti anche in Svizzera, Germania, UK, Australia. Ora stiamo sviluppando contenuti per il mercato spagnolo e americano».
Per i prossimi cinque anni cosa si propone?
«Premesso che il destino si diverte a scombussolare le carte, penso sia comunque importante coltivare desideri a lungo termine. Vorrei continuare a far crescere il blog internazionalmente. L’idea sarebbe quella di sviluppare una sorta di università online con materie che, benché essenziali, in genere mancano. Già esistono progetti che vanno in questa direzione, penso per esempio a Masterclass. Le mie masterclass vorrebbero offrire spunti per la crescita».