La Stampa, 4 gennaio 2021
Intervista a Matteo Berrettini
Matteo Berrettini, il nostro miglior tennista, riparte dal numero 10 in classifica mondiale e dal torneo di Antalya, il primo di un 2021 che dovrebbe rappresentare il ritorno alla normalità. Un avvio fra mille inquietudini, con in prospettiva il traguardo delle prime Atp Finals italiane piazzate a novembre a Torino.
Matteo, si imbarca per la Turchia con più preoccupazione o più voglia di ricominciare?
«La preoccupazione c’è sempre, ma la voglia è più forte altrimenti non partirei. Bolle, quarantene, test, è complicato. Prima bisognava stare attenti, ora di più, perché per arrivare in Australia ci sono solo due giorni utili, se li manchi addio Australian Open. Speriamo che a Melbourne ci sia un po’ di pubblico».
Se chiude gli occhi che immagine le resta del 2020?
«Gli stadi vuoti. Flushing Meadows, ma anche il Foro italico: allucinante. La prima volta che ho preso un aereo dopo il lockdown mi sembrava di essere in un film di zombie. Fra tennisti siamo abituati ad abbracciarci, la mancanza di contatto fisico mi ha fatto senso. Nulla di fondamentale, ma ho capito quanto mi mancava».
Ad Antalya avrebbe dovuto giocare in doppio con Sinner, Jannik però ha dato forfait: vi vedremo insieme?
«Mi trovo molto bene con lui, quindi abbiamo deciso che quando sarà possibile lo faremo. Anche se la priorità resta il singolare».
Su Sinner c’è stata grande attenzione dei media: troppa?
«Jannik ha la testa sulle spalle, credo sappia gestirla. Spero che lo aiuti, e non lo freni, ma i più forti hanno sempre dovuto farci i conti, non si scappa».
Quando rivedremo Federer?
«So che si sta allenando, credo appena possibile. E ha dimostrato tante volte che quando torna è come se non si fosse mai fermato».
Ora il suo manager è Ivan Ljubicic il coach di Federer: che cosa le ha detto?
«È un grande professionista e una ottima persona. Crede in me, per lui posso diventare uno degli italiani più forti di sempre. Ma lo ha detto lui, eh…».
Il 2021 sarà sempre un affare privato fra Nadal e Djokovic?
«Vedremo più equilibrio. Loro hanno ancora qualcosa in più negli Slam, ma gli altri si stanno avvicinando. Thiem si è sbloccato, Medvedev mi ha impressionato quando ci siamo allenati insieme a Londra: potrebbe essere lui il prossimo a vincere uno Slam, ma si sono avvicinati in molti».
Berrettini compreso.
«Mi fa piacere che lo dica. Nello Slam però è dura, bisogna vincere sette partite di fila e saperle preparare bene».
Le Atp Finals a Torino, dopo quelle che ha giocato due anni fa a Londra, sono un traguardo?
«Si giocano in Italia ed è uno stimolo in più. Quando mi sono qualificato per Londra a inizio stagione mai lo avrei immaginato, detto questo non ci si deve nascondere dietro un dito, ma continuare a sognare in grande. Senza che diventi un ossessione».
Nel 2021 ci saranno anche le Olimpiadi…
«Il mio sogno, fin da bambino quando le guardavo in tv. Voglio assolutamente esserci».
Le sue gare preferite?
«100, 200 e 400. Quando c’era Bolt si fermava tutto. Ma seguivo anche la Vezzali, la Pellegrini e gli altri campioni italiani».
Il suo secondo sport è il basket.
«Sì, una passione di famiglia. I miei nonni hanno giocato in serie B e C, mio padre mi portava da piccolo a vedere la Virtus Roma. Io me la cavo. Il mio preferito è LeBron James, per lui ho iniziato a seguire la Nba».
Quest’anno chi vince l’anello?
«I Lakers hanno una squadra molto forte, come pure i Clippers che però devono trovare equilibrio. A est la situazione è più traballante, bisogna vedere come si incastreranno i Nets con le altre squadre».
Pronto per fare il giornalista. Vediamo come se la cava da ct: fuori il quintetto ideale dei tennisti-cestisti. Berrettini, 1 metro e 96, ala grande…
«Nella Nba sarei guardia: Lorenzo Sonego sa giocare, e anche Gael Monfils, Poi ho visto bene Tommy Paul. Come centro scelgo l’altro americano, Reilly Opelka…».
Due metri e nove centimetri, immarcabile. Chi è il LeBron del tennis?
«Nadal, come fisicità e perché sono esplosi entrambi giovanissimi. Federer lo paragonerei a Michael Jordan. Djokovic mi ricorda Kobe Bryant, per come resta freddo nelle situazioni difficili».
A Natale come ha gestito i regali?
«Ne ho più fatti che ricevuti. Con mia madre, che non vuole mai niente, sono andato a fare shopping, vestiti soprattutto. Il regalo per la mia fidanzata Ayla non glielo dico perché non ci siamo ancora visti e rovinerei la sorpresa».
Che libro ha messo in valigia?
«"Il lupo nella steppa" di Hermann Hesse, me l’ha regalato mia nonna».
Per finire: ha seguito le polemiche sul Covid-19?
«Certo, se non si parla di quello… Magari vorrei che ci si concentrasse sulle soluzioni, invece di chiacchierare in tv. Medici e infermieri stanno facendo tanto, io sono pro-vax, appena potrò mi vaccinerò. Perché di vivere così mi sono proprio stancato».