Il Messaggero, 4 gennaio 2021
Il contrabbando nello Spazio
Il 12 aprile 1961, mentre veniva portato allo spazioporto di Baikonur per salire sulla capsula Vostok 1, Yuri Gagarin chiese all’autista di fermarsi perché doveva fare pipì. Il cosmonauta che di lì a pochi minuti sarebbe diventato il primo uomo a volare nello spazio e a compiere un’orbita intorno alla terra, iniziava una tradizione che altri cosmonauti avrebbero seguito: utilizzò quella fermata per infilarsi nella tuta una bottiglietta di cognac. Da allora, il contrabbando di oggetti vietatissimi sulle capsule, sugli shuttle e sulla stazione spaziale, si è andato raffinando.
LE SOLUZIONI
Pochi giorni fa il primo turista a pagare per andare nello spazio, Richard Garriott, ha rivelato di aver portato con sé nel suo viaggio di 12 giorni un po’ delle ceneri dell’attore James Doohan, il leggendario Scotty della serie tv Star Trek. All’insaputa di tutti, e d’accordo con il figlio dell’attore, Garriott ha spalmato un po’ delle ceneri di Scotty su una cartolina che ha poi nascosto sotto il rivestimento del pavimento della stazione spaziale. Garriott è stato particolarmente astuto, ma gli astroanuti sono stati spesso anche più furbi. In genere la palma dell’astuzia va comunque ai russi. Da Gagarin in poi, i più grandi eroi dell’esplorazione spaziale dell’Urss hanno trovato soluzioni fantasiose per portare con sé degli alcolici, e addirittura anche i sottaceti necessari a godersi ancor di più un buon sorso di liquore. Igor Volk e Volodya Djanibekov prima di salire sulla navetta Soyuz, che li doveva trasferire sulla stazione spaziale sovietica Salyut nel luglio del 1984, si misero a dieta stretta per una settimana e persero ciascuno due chili. Il peso perso fu compensato nascostamente da una bottiglia di cognac e due barattoli di cetriolini sottaceto, abilmente distribuiti in sacchetti di plastica collocati fra la tuta e la pancia dei due astronauti. Volk ha raccontato anche che altri cosmonauti avevano ideato un sistema più sicuro, svuotavano un libro di tutte le pagine, e ci piazzavano dentro una bottiglia di cognac: «La cosa più difficile era assicurarsi che non si sentisse il gorgoglio del liquido!»
Altri invece nascondevano bottigliette mignon di cognac nella fascia dell’apparecchio per misurare la pressione. Valery Ryimin, il cosmonauta che per due volte venne insignito del titolo di Eroe dell’Unione Sovietica, e che passò 175 giorni sulla stazione Salyut nel 1979 e 185 nel 1980, sostiene che un po’ di cognac nello spazio «fa bene, perché allenta la tensione». Ryimin ha rivelato che lui riuscì a portare a bordo ben sei litri di liquore, distribuiti in numerosi piccoli sacchetti di plastica. La quantità può sembrare tanta, ma la missione prevedeva sei astronauti per vari mesi, e la quantità era stata misurata in modo da garantire a ciascuno un sorso abbondante ogni sera prima di dormire: «Non andava ingoiato tutto di colpo ricorda Ryimin lo tenevi in bocca, sulla lingua, e lo ingoiavi poco per volta, così lo potevi far durare fino a dieci minuti».
IL DIBATTITO
Sull’alcol nello spazio sono stati scritti libri e c’è in corso un dibattito annoso, perché gli astronauti insistono che un goccio di cognac o sherry li aiuterebbe a rilassarsi. Anche gli americani ne sono convinti, ma il Congresso ha negato il permesso: «Noi astronauti rappresentiamo una certa forma di la purezza, e appena si macchia quella purezza con l’alcol la gente si arrabbia», spiega l’astronauta Edward G. Gibson. Comunque gli astronauti a stelle e strisce sembra che abbiano nel passato violato le regole più per assicurarsi qualche buon boccone piuttosto che alcol. Nei primi anni, agli astronauti si davano infatti pasti disidratati, che lo stesso direttore del centro spaziale Nasa, Don Arabian, trovava immangiabili, «come pezzi di gomma insapore». E tuttavia, quando John Young nel marzo del 1965 nascose nella tasca della tuta un sandwich di roast beef, il fatto divenne uno scandalo che interessò anche il Congresso. Quel che resta del sandwich è conservato in un museo, perché quando Young lo tirò fuori e ne offrì un morso al suo copilota del Gemini 3, Gus Grissom, il panino cominciò a sbriciolarsi con il rischio che danneggiasse le apparecchiature di bordo.